Federalismo: costi standard, sono davvero la soluzione a tutto?
24 SET - Lotta agli sprechi imponendo i costi standard. Eliminare tutte quelle inefficienze ad alto costo che caratterizzano molte delle Regioni italiane. Cambiare rotta, anche attraverso scelte impopolari, prima che il sistema arrivi al collasso. Questo in sintesi l’intervento del
sindaco di Verona, Flavio Tosi (Lega Nord), e del
sindaco di Varese, Attilio Fontana (Lega Nord), intervenuti al dibattito su
Federalismo e Sanità organizzato nell’ambito del Festival della Salute.
In particolare il sindaco di Verona ha più volte riportato l’attenzione sull’enorme divario che caratterizza la spesa regionale tra Nord e Sud del Paese. “Al Sud si spende oltre il doppio rispetto al Nord, per produrre una sanità inefficiente e non all’altezza rispetto agli standard delle Regioni con i conti in regola”, ha evidenziato Tosi.
Basterà passare alla fase attuativa della Riforma del Titolo V per poter raddrizzare la situazione? O forse non si andrà ad aggravare ancor di più la condizione di chi, in quelle Regioni ‘inefficienti’, si vede costretto a pagare di più per avere un’erogazione di servizi sanitari non all’altezza?
Il sindaco Fontana ha ricordato che, grazie alla riforma federale, a pagare per gli sprechi sarà il “cattivo governatore spendaccione”. Essenziale, però, sarà il ruolo di controllo del Governo centrale. Perché, se è vero come ha sottolineato Tosi, che in Calabria si spendono molti più soldi, ad esempio, per forniture di siringhe e camici, si dovrebbe altresì ricordare che il settore sanitario e le Asl, in Calabria, hanno un alto tasso di infiltrazione mafiosa. Se non sussiste dunque la premessa di una presenza forte dello Stato, come si può pensare di risolvere la situazione andando a ritoccare quella che, di fatto, è solo la punta dell’iceberg?
Nel corso della discussione sono stati tutti concordi nel giudicare giuste le analisi e le premesse poste per l’attuazione del federalismo, in quanto le palesi ed abnormi storture locali sono ingiustificabili. Ma il nocciolo della questione, come ricordato nel dibattito politico degli ultimi anni, sta nel fatto che, calandosi nella complessità delle varie realtà territoriali, bisogna tenere conto di tutte le sfumature esistenti prima di agire, altrimenti a pagarne saranno sempre le fasce più deboli della popolazione. I malati cronici che, specie al Sud, lamentano difficoltà nell'accesso alle cure, come le fasce meno abbienti che, a seguito dei tagli di fondi, vengono penalizzate da una sostanziale crescita della sanità privata.
Giovanni Rodriquez
24 settembre 2010
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