Gallo (Ass. Coscioni) “Bene sentenza Cassazione. Il diritto alla salute prevale sull’obiezione di coscienza”
03 APR - “Giusta la sentenza della Cassazione, per cui l'obiettore di coscienza non può negare cure dopo l'aborto, che finalmente ribadisce quanto sancito dalla legge 194”. Questo al dichiarazione congiunta di Filomena Gallo e di Mirella Parachini, rispettivamente Segretario dell'Associazione Luca Coscioni, soggetto costituente il partito radicale, e vicepresidente Fiapac.
Secondo le due esponenti radicali “Il grave episodio protagonista della vicenda giudiziaria poteva essere evitato interpretando alle lettera l'articolo della legge 194 sull'aborto:
L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento”.
E così, aggiungono “per l'ennesima volta i giudici sono dovuti intervenire per far rispettare il diritto alla salute delle donne, sancito nella legge 194. Fermo restando la possibilità per i medici di sollevare obiezione di coscienza, non è previsto che tale obiezione debba essere pagata dalle donne che – rivolgendosi a strutture consultoriali od ospedaliere – si trovino di fronte alle serie difficoltà causate dall’assenza, dalla scarsezza di personale non obiettore o dall'indifferenza criminogena di alcuni operatori sanitari. L'Associazione Luca Coscioni da tempo denuncia l'epidemia di obiezione di coscienza nel nostro Paese e da tempo, anche attraverso esposti, lotta per il rispetto del diritto all'interruzione di gravidanza. Il raccordo e il bilanciamento tra le convinzioni morali del medico ed il rispetto dei diritti del cittadino - della donna in questo caso - dovrebbe comportare che ogni struttura sanitaria sia nelle condizioni di garantire un servizio previsto dalla legge alla pari di ogni altro diritto sanitario. Basta donne lasciate a se stesse in un bagno d'ospedale mentre abortiscono perché il medico di turno e il personale sono obiettori”.
03 aprile 2013
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