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Ilva. Parla il direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto


05 OTT - Tanto scalpore ha fatto il caso Ilva, soprattutto a seguito dei più recenti studi che sembrano dimostrare come la mortalità per tumore e per malattie dell’apparato respiratorio sia aumentata con l’esposizione agli agenti inquinanti rilasciati nell’atmosfera dagli impianti. Un argomento che non poteva non avere risalto anche nel corso della cerimonia inaugurale del 45° Congresso della Società Italiana di Igiene (SItI) in corso a Cagliari.

"In queste ore, sugli effetti dell'inquinamento a Taranto, di dati ne circolano tanti, anche a sproposito. Però il problema esiste e noi lo denunciamo da vent’anni”, ha affermato con sicurezza Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto e Presidente designato della SItI.
 
"Oggi occorre trovare soluzioni di sanità pubblica che contemperino le esigenze di salute con il diritto al lavoro", ha osservato Conversano. "Ma devo con estrema amarezza constatare che tutta la grande mole di studi condotti in tanti anni e i risultati raccolti, non sono mai stati presi nella giusta considerazione da parte degli organi decisori centrali. A Taranto si è arrivati quindi al paradosso che gli studi sulla salute della popolazione, ignorati nella loro gravità dai decisori politici nei tavoli istituzionali hanno, alla fine, “stimolato” le iniziative della magistratura”.

Aggiungendo poi: “Non sono certamente gli igienisti che possono decidere se chiudere o no un’azienda come l’Ilva. Possiamo però affermare come sia indispensabile che l’azienda presenti un programma serio, impegnativo e trasparente per la progressiva eliminazione di tutte le fonti di inquinamento. Se questa azione fosse stata fatta dieci quindici anni fa, in pieno boom dell’acciaio, certamente sarebbe stata ben più economicamente sostenibile rispetto ad oggi, in un momento di crisi così pesante. Tuttavia, questo non basta e non basterà. Occorre che anche il Governo si faccia carico delle bonifiche delle vaste aree inquinate dall’industria pubblica che ha operato a Taranto per decine e decine di anni: basti citare l’Arsenale, la Marina Militare, i Cantieri navali, l’Ilva pubblica”.
 
"La semplice chiusura dell’attuale Ilva, in assenza delle azioni appena dette - conclude Conversano - non migliorerà a breve né la salute della cittadinanza di Taranto né tantomeno quella dei lavoratori che, peraltro, rimarranno senza occupazione aggravando ulteriormente la loro situazione".

05 ottobre 2012
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