Medici del 118. Asl stoppano indennità di 5,16 euro. Cimo e Cisl in rivolta, Smi annuncia sciopero
I tagli decisi dopo che la Corte dei Conti ha rilevato irregolarità nell’indennità oraria aggiuntiva di 5,16 euro, che sarebbe stata indebitamente riconosciuta e percepita dal personale medico convenzionato del 118 impiegato presso i Saut (postazioni di emergenza della rete territoriale) negli ultimi 15 anni. Oltre ai tagli dello stipendio, per quasi un terzo della retribuzione mensile, i medici dovrebbero restituire ingenti cifre che oscillano dai 50 ai 90 mila euro. Sindacati in subbuglio, sciopero in vista il 9 marzo
20 FEB - Medici convenzionati del 118: tagli in busta paga fino a 850 euro mensili e restituzioni per circa 90 mila euro a causa di un diatriba su una indennità extracontrattuale di 5,16 euro ora che la Corte dei conti avrebbe individuato tra le voci assorbite nel nuovo contratto. Rischio fuga in altri servizi per centinaia di camici bianchi dal 118.
La prima rinuncia è di un medico impiegato da novembre scorso nel 118 di Salerno e che a distanza di pochi mesi dall’assunzione ha detto addio alla rete dell'emergenza. All’indice il taglio all’indennità di 5,16 euro al personale convenzionato applicato dalla Asl Napoli 2 e Napoli 3 in seguito a indagine della corte dei conti.
Colpite le ex guardie mediche formate all'emergenza e impiegate sul 118. All’atto della costituzione del servizio nel 1999 la Campania riconobbe loro una indennità di 10 mila lire del vecchio conio stata lasciata in piedi all'atto del passaggio dal vecchio al nuovo contratto. Ma oggi l’indagine della polizia giudiziaria su mandato della Corte dei conti nelle Asl campane, individua in quella indennità un compenso non dovuto in quanto compresa nelle altre voci contrattuali successivamente intervenute con la dicitura "onnicomprensive".
LA DELIBERA DEL 1999
L’indennità fu disposta con delibera regionale dalla Campania (n. 6872 del 3 novembre del 1999) nell’ambito del processo di attivazione del Sistema 118, ai medici della ex guardia medica (convenzionati dunque) passati a svolgere i compiti di Medico di emergenza territoriale 118, come remunerazione aggiuntiva al trattamento economico previsto per il medico di guardia medica dal contratto allora vigente, in considerazione di una specifica attività lavorativa, e relativi rischi, che la stessa delibera definiva “usurante” e ad “elevato rischio fisico”. Previsione che non è stata chiaramente indicata nei successivi accordi nazionali di lavoro e integrativi regionali da cui la interpretazione restrittiva dell’autorità giudiziaria contabili.
I TAGLI
I tagli, come detto, scaturiscono da una segnalazione degli organi di polizia giudiziaria, su indagine della Corte dei conti, nel cui mirino è finita l’indennità oraria aggiuntiva di 5,16 euro che sarebbe stata indebitamente riconosciuta e percepita dal personale medico convenzionato del 118 impiegato presso i Saut (postazioni di emergenza della rete territoriale) negli ultimi 15 anni. Oltre ai tagli dello stipendio, per quasi un terzo della retribuzione mensile, i medici dovrebbero restituire ingenti cifre che oscillano dai 50 ai 90 mila euro. Le Asl, per ora la Napoli 2 e la Asl Napoli 3 ma anche Avellino e Salerno si stanno muovendo in tal senso, hanno dunque deciso di procedere in autotutela ai tagli in busta paga (circa 850 euro mensili per chi fa il massimo delle ore) e ai recuperi degli anni passati. Un tributo insostenibile per personale già utilizzato allo stremo delle forze per carenza di personale nell’area dell’emergenza e urgenza territoriale e presto il nodo potrebbe stringersi anche attorno al collo del personale della Asl Napoli 1 e di tutte le altre aziende sanitarie locali della Campania.
MEDICI IN SUBBUGLIO
Cisl e Cimo in prima fila e sciopero in vista (il 9 marzo), come annunciato dal sindacato di categoria dei convenzionati dello Smi. La Corte dei conti dopo ripetuti accessi presso la Asl Napoli 2 Nord ha spinto gli organi di controllo a puntuali verifiche fino alla revoca dell'indenità. Una doccia fredda per i circa 100 camici bianchi della Asl Napoli 2 nord cui si aggiungeranno le centinaia di unità mediche del 118 di Napoli 3 sud e di Napoli città estendendosi a macchia d’olio in tutta la Campania come già avvenuto in Calabria. Il rischio è che il servizio si paralizzi con una fuga di massa dei medici impiegati nella rete dell’emergenza già pochi rispetto al fabbisogno. Una categoria, quella dei medici del 118, che lavora con turni penalizzanti, grandi responsabilità, carichi di lavoro pesanti e compensi che si collocano nella fascia bassa della dirigenza medica.
I SINDACATI
A dare battaglia sono per ora la Cisl medici e la Cimo cui si è aggiunto lo Smi mentre il fermento serpeggia anche negli altri sindacati della dirigenza medica.
La Cisl medici ha fatto partire un atto di invito e diffida all’indirizzo della Asl Napoli 2 nord per acquisire tutti gli atti che sono a monte dei tagli in busta paga obiettando in via preliminare che “gli accessi degli organi di polizia giudiziaria sono inconferenti in quanto anche se relativi alla vicenda non sono idonei a modificare il trattamento economico dei medici disciplinato da atti amministrativi aventi natura normativa”. In particolare le retribuzione aggiuntiva - viene precisato - è stata introdotta con delibera di giunta regionale nel 1999 uniformando l’indennità a quella percepito dal personale di altre Regioni. Deliberazione che oggi conserverebbe la propria validità economica e giuridica in quanto finora mai annullata.
La CIMO
La Cimo ha invece investito della questione le autorità regionali chiedendo di fare chiarezza e giustizia di questa surreale ed intricata vicenda. "Chiediamo - scrive il segretario regionale
Antonio De Falco - che vengano prodotti urgentemente atti certi ed adeguati (precisazioni, chiarimenti, interpretazioni autentiche, accordi integrativi ...), sia unilateralmente dalla Regione che con accordi sindacali, tali da riconoscere, sia per il presente che per tutto l’arco temporale intercorso, la remunerazione in oggetto quale voce retributiva di natura extracontrattuale erogata nel 1999 e la sua validità fino a diverso provvedimento che ne garantisca l’eventuale confluenza in altra modalità remunerativa, auspicabilmente aggiornandola dopo oltre 20 anni dalla sua istituzione. La Regione Campania produca, a tal fine, una precisazione - aggiunge De Falco - chiarimento o interpretazione autentica della DGRG 6872/99 circa la natura extracontrattuale dell’indennità e la sua validità sine die e comunque fino ad eventuale specifico suo recepimento in ACN o AIR, “fatti salvi i provvedimenti regionali pregressi”. Ovvero forniscano, qualora necessario, un’interpretazione autentica dei ACN e/o AIR intercorsi ribadendo la validità dell’indennità stabilità in delibera, ed il tutto venga recepito in un accordo sindacale integrativo dei precedenti accordi".
IL COMITATO REGIONALE
Sulla questione sarebbe chiamato ed esprimersi il Comitato regionale che disciplina i contratti della dirigenza medica e dei convenzionati come sollecitato dalla Cimo.
Un posto, quello del Comitato, che risulta tuttavia vacante per il trasferimento della dirigente che se ne occupava. Quindi i tempi per dirimere la questione potrebbero allungarsi ingarbugliando ancora più una matassa che potrebbe far salire la tensione e mettere a rischio la tenuta di un servizio di emergenza e urgenza che senza medici non può funzionare e garantire la sicurezza dei pazienti. “Esprimiamo piena solidarietà ai colleghi coinvolti - conclude
Ermanno Scognamiglio, della dirigenza Cimo - sia per le gravi ed insostenibili conseguenze sulla sfera privata, sia per la turbativa della serenità lavorativa e la mortificazione della dignità professionale. Tutto il sistema dell’emergenza, già in grande difficoltà, potrebbe collassare per una fuga in massa dei medici e la riduzione del servizio ad ambulanze demedicalizzate come del resto già si assiste oggi in molti turni e postazioni per carenze di personale".
“E’ paradossale e surreale - termina De Falco - che proprio mentre in tutta Italia si cercano affannosamente soluzioni per reclutare ed incentivare medici per le attività di emergenza-urgenza si rischia con questa vertenza di scatenare un “fuggi fuggi” dall’emergenza territoriale sia per chi già vi opera da anni, con un notevole bagaglio di esperienza, sia che per chi si accingere ad operarvi a seguito dei corsi di formazione che, finalmente, dopo tanti anni si sono ricominciati a fare. In assenza di detta indennità Saut forse non sarebbe neppure partito il servizio di emergenza territoriale e che con la sua sospensione si riporta il lavoro del Medico del 118 ad un livello di remunerazione identico se non addirittura inferiore a quello di partenza del precedente contratto. Un nuovo contratto non può essere peggiorativo rispetto al precedente nonostante un’attività usurante e disagiata e con maggiori rischi professionali o di sicurezza. D’altra parte è giuridicamente quantomeno discutibile che la validità della stessa delibera possa venir meno senza specifico provvedimento contrario e nell’ambito di una riallocazione in diverse modalità remunerative. Nell’ordinamento italiano il “principio dell’affidamento” della giurisprudenza comunitaria ha assunto una vera e propria valenza precettiva".
SERVIZIO A RISCHIO
Forti sentimenti di rabbia, sconforto, demotivazione e disorientamento serpeggiano nei camici bianchi del 118 in Campania in questi giorni. I medici che lavorano a tempo determinato non rinnoveranno gli incarichi e preferiranno incarichi di Continuità Assistenziale o altre occupazioni. I Medici titolari di contratto a tempo indeterminato di Emergenza territoriale alla prima occasione utile (es. assegnazione zone carenti di medicina di base e continuità assistenziale) opteranno per tali attività. Molti dei medici che stanno svolgendo i corsi di formazione per medico di emergenza territoriale 118, di fronte ad una prospettiva economica poco allettante (-850€ sullo stipendio) non accetteranno gli incarichi a tempo determinato proposti dalle Asl, sia per il 118 sia nei Pronto Soccorso per i codici verdi.
Verrà pertanto meno una risorsa lavorativa su cui un po’ tutte le Aziende sanitarie campane per sopperire, sia pure parzialmente, alle croniche e drammatiche carenze di organico dei Pronto soccorso.
“Questa situazione - conclude il leader della Cimo Campania De Falco - se non sarà presa in mano dalla Regione avrà drammatiche ripercussioni, non solo sulla sfera privata dei colleghi interessati, con insostenibile penalizzazione economica e mortificazione professionale, ma anche su tutto il sistema regionale di Emergenza urgenza, già in notevole sofferenza, che potrebbe giungere al collasso.
Ettore Mautone
20 febbraio 2020
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