Abbiamo visitato l’ex Opg Occupato di Napoli. Gli operatori: “Sopperiamo al servizio pubblico”
Una struttura dove operano Medici, Psichiatri, Psicologi, Infermieri, Assistenti Sociali. Un vero e proprio ambulatorio che avrà a breve anche un ecografo. Costi troppo alti per molti servizi sanitari, scarsa conoscenza delle giuste modalità per usufruire di screening, povertà sociologica per ciò che concerne le Salute Mentale: “Sopperiamo al Pubblico. Principalmente indirizziamo il cittadino al servizio giusto all’interno del Ssn”
27 GEN - Nel “popolare” quartiere Materdei di Napoli è stato attivo sino al 2008 un Opg, all’interno di una struttura “maestosa” che lo vedeva, prima di divenire tale, essere una struttura ecclesiastica importante. Quando l’Opg fu chiuso buona parte degli internati venne trasferita nel carcere di Secondigliano, altri in altre zone della città partenopea.
Oggi questa struttura è stata occupata da Potere al Popolo! (PAP!) che ne ha fatto sostanzialmente la propria base nazionale. Volontari della struttura, chiamata “Je so Pazzo – Ex Opg Occupato”, ci informano che è possibile usufruire di tutta una serie di servizi gratuiti e legalizzati. Non solo: ma è anche disponibile un servizio di guida, che permettere di visitare le celle dove venivano reclusi i malati mentali, leggere le loro scritte sulle celle, passeggiare per bui corridoi rivivendo questa stagione che si sta sempre più superando, a partire dall’introduzione delle Rems. “Reti metalliche, alte sino a 30 metri, dividono queste enormi ‘gabbie’ a cielo aperto” ci spiega una giovane volontaria, “sono le aree dedicate alle ‘ore d’aria’ identiche a quelle di qualsiasi struttura carceraria”.
Tra i servizi gratuiti c’è un’attività di ambulatorio medico e psicologico, di assistenza ai cittadini, ci spiega la Psichiatra
Novella Formisani, volontaria della Struttura: “L’ambulatorio va avanti da 4 anni ed è ormai ben rodato. Di fatto si tratta un ambulatorio gratuito che presta assistenza anche a chi non può andare nel Servizio Pubblico, non ci riesce magari a causa del ticket, dei costi insomma, o delle attese troppo lunghe. Molte persone restano infatti tagliati fuori dall’assistenza sanitaria. Ma noi non ci sostituiamo al Servizio Pubblico, tutt’altro: chiediamo alle persone quali sono i loro problemi, che ci vengono esposti, e poi li reindirizziamo attraverso la nostra rete di contatti”. Prestano servizio come volontario al “Je so Pazzo” Medici, Psicologi, Infermieri, Assistenti Sociali, ma anche Mediatori Culturali per gli stranieri, oltre a un ingente numero di studenti in Medicina, una quarantina di organici in tutto, ai quali si aggiungono molti più contatti della loro “Rete”.
Troviamo poi uno sportello di ascolto psichiatrico e psicologico per ciò che concerne i servizi di Salute Mentale: “Ma qui a Napoli sono gratuiti – spiega ancora la Psichiatra -. Il discorso è semmai di tipo un po' ‘culturale’: c’è molta difficoltà ad entrare ‘con i proprio piedi’ in una istituzione pubblica e quindi cerchiamo a volte di convincerli. Altre volte il problema è opposto, contrario: persone che vanno dallo Psichiatra o dallo Psicologo, prendono moltissimi psicofarmaci per mancanza di Psicoterapia e non ne avrebbero bisogno”. Chi lo decide? “Non lo decidiamo autonomamente, noi come Psicologi e come Psichiatri valutiamo il caso e poi prendiamo contatti. Non sempre lo psicofarmaco è così necessario”.
Nell’ex Opg, all’interno dell’ambulatorio (che è solo una parte dell’enorme struttura, grande quanto un medio-piccolo Ospedale) si trovano anche macchinari: “Fra poco disporremo, grazie a una raccolta fondi, di un ecografo” prosegue la camice bianco. I pazienti possono dunque essere anche visitati. Ma il problema principale sembrerebbe essere quello dello scarso orientamento, la funzione principale è quindi indirizzare dal Medico giusto, alla struttura giusta e via discorrendo: “Sopperiamo insomma alle mancanze del pubblico. Questa è la nostra attività quotidiana”.
“Ma – spiega ancora Formisani - anche orientamento e prevenzione sono un nostro tema, su tematiche differenti. Per esempio, spieghiamo come si accede agli
screening istituzionali, in che fascia di età. Moltissime persone vogliono fare gli screening ma poi i costi sono troppo alti, le file troppo lunghe e non vengono realmente incanalati nei servizi di
screening e quindi anche qui noi li reindirizziamo. Sblocchiamo quindi un po’ questi canali”.
“In molti casi – conclude Formisani -, la medicalizzazione non occorre, è più una questione di Welfare, a Napoli”.
Lorenzo Proia
27 gennaio 2020
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