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Incendi al Centro Sud. Per la salute è una catastrofe

01 AGO - Gentile Direttore,
per la tragedia che in questi giorni sta colpendo i boschi di mezza Italia, sul Vesuvio come in Sicilia, sulle colline di Caserta come sulle montagne verdi del Cilento, ma anche in molte regioni del centro e del nord, le parole si potrebbero sprecare: se l’incendio è causa di campeggiatori disattenti o nullafacenti  in cerca di emozioni forti si può parlare anche di “stupidità”; per quelli che cercano di occultare discariche abusive (ormai anche queste patrimonio nazionale come certa stoltezza) la parola più indicata è “criminalità”.

Una parola su tutte però descrive quel che è accaduto dal punto di vista scientifico e sanitario con le centinaia di ettari di vegetazione che hanno bruciato per giorni, rendendo irrespirabile l’aria di numerosi comuni del Vesuviano e, talora, anche di zone di Napoli in Campania e nel resto del Sud: e la parola è “catastrofe”.

Il danno incommensurabile che è stato inferto al patrimonio naturalistico è spaventosamente grave per la salute delle popolazioni campane se si pensa a ciò che è stato loro sottratto. Certamente, non è più questa l’epoca in cui si prescriva (come spesso avveniva nei secoli scorsi) un soggiorno in montagna o in collina quale terapia per le affezioni respiratorie: è però innegabile che l’inquinamento atmosferico in cui sono costrette a vivere le giovani generazioni abbia aumentato l’incidenza  di malattie allergiche e respiratorie in età pediatrica, come è altrettanto innegabile che le aree verdi attorno alle città possono in parte compensare gli effetti negativi dell’inquinamento. Dunque, se gli incendi di questi giorni hanno distrutto la vegetazione del Vesuvio, tra un secolo, quando gli alberi e le coltivazioni che ripianteremo domani saranno giunte alla piena maturazione, praticamente nessuno tra gli esseri umani che oggi popolano questa terra sarà presente per ammirare lo spettacolo della natura che risorge: ma, se ciò non bastasse, la qualità della vita e della salute della popolazione campana ne avrà irrimediabilmente risentito.

Non meno importanti per la salute sono evidentemente i danni diretti dell’azione del fuoco, che peraltro non si limita agli eventi di questi giorni: l’attività di monitoraggio attivata dal ministero dell’Interno nella Terra dei fuochi ha oramai dimostrato che quel che sta accadendo non è un’eccezione o un’emergenza, se si considera che, in base ai dati raccolti dai Vigili del fuoco, soltanto nel periodo dal primo gennaio 2012 al 31 agosto 2013 (che fu forse quello più critico), i roghi di rifiuti, materiali plastici, scarti di lavorazione del pellame, stracci sono stati ben 6.034, di cui 3.049 in provincia di Napoli e 2.085 in quella di Caserta.

Ed anche se da allora ad oggi sembra vi sia stata una piccola riduzione degli eventi incendiari, è evidente che le popolazioni di queste province sono state esposte in questi anni ad una quantità di polveri e sostanze tossiche impressionante, cui i residui delle combustioni di questi giorni semplicemente si assommano: polveri che stimolano i recettori irritativi e vanno a determinare eventi infiammatori a livello di mucose, con la tendenza dei bronchi a ostruirsi, a chiudersi come difesa, come la PM10 sprigionata dai roghi, che penetra nelle vie aeree inferiori con una cospicua percentuale al di sotto della laringe, fino ad arrivare al polmone profondo. Non è un caso che le malattie respiratorie, nell’area di Napoli, siano diffuse in percentuali significative della popolazione, nel 30% per le allergie respiratorie ed equivalenti asmatici, nel 10% invece per le bronchiti croniche e le broncopneumopatie croniche ostruttive, come attestano le ricerche della Wao (World Allergy Organization) su cambiamenti climatici, inquinamento dell’aria e malattie respiratorie.

Nei soggetti più a rischio, ovvero coloro che già soffrono di disturbi asmatici o broncopolmonari, magari già in ossigenoterapia, o che sono esposti per motivi professionali come  i vigili del fuoco o anche quelli più in pericolo come i bambini - si può arrivare a vere e proprie crisi asmatiche di varia entità; per non parlare della possibile azione dei gas, come il NO2 (biossido di azoto), SO2 (biossido di zolfo), ozono, i composti organici volatili e la diossina, che si possono  sprigionare sprigionare ad esempio dall’incendio  di un’auto e che depositandosi nell’organismo, sulla lunga durata e in grosse quantità continuative nel tempo, possono determinare non soltanto eventi irritativi o infiammatori respiratori ma persino episodi cardiovascolari e metabolici.

Nell’attirare l’attenzione delle autorità sanitarie sullo stato della salute attuale e futuro della popolazione della regione, la Cisl Medici della Campania intende dare un rinnovato contributo agli studi ed alle iniziative che in questi anni hanno cercato di fare il punto sugli effetti dei roghi tossici o di  semplice combustione vegetale  ed invita pertanto tutto il personale sanitario campano a partecipare alla segnalazione ed alla raccolta dei dati inerenti alle patologie acute che possano essere legate a questi eventi: a partire da queste si potranno seriamente considerare gli effetti a lungo termine. Nel prossimo futuro, attraverso apposite iniziative,  si impegnerà a rendere omogenee tali informazioni collaborando con tutti coloro che a vario titolo si sono occupati della materia e ad avanzare proposte operative a difesa della salute della popolazione, a partire dalle fasce più deboli o a maggior rischio.

Attilio Maurano
segretario generale Cisl Medici Campania

Lino Pietropaolo
segretario generale Cisl Medici Napoli

01 agosto 2017
© Riproduzione riservata

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