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Quale strada seguire per risolvere i ‘problemi dell’ospedale’

Alla base della programmazione di tutti gli interventi da elaborare ci sono la rilevazione del fabbisogno epidemiologico, dei rischi epidemici e delle deprivazioni da compensare

21 LUG -

Abbiamo letto l’articolo del neoeletto presidente della Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio (si veda QS del 18 luglio). Devo dire che abbiamo apprezzato la sua forte, ma ovvia, rivendicazione di interesse della categoria rappresentata sulla tematica della assistenza ospedaliera, rimasta peraltro ancorata al DM70, pieno zeppo di sottovalutazioni e concetti apparentemente innovatori ma concettualmente obsoleti.

Riteniamo corretto anche noi affidare ai “problemi dell’Ospedale” l’interesse che merita, dal momento che lo stesso ha recitato, da sempre, il ruolo del baluardo del nostro sistema assistenziale. La nostra prima linea in difesa dell’epidemia. L’avamposto che ha pagato di più, in termini sofferenza e abdicazione quotidiana, contro il Covid-19, continuando ancora oggi il suo impegno in una siffatta residuale (si spera) battaglia, affrontata in condizioni di assoluta imparità.

E’ importante tuttavia soffermarci, più che sulla idealizzazione dei risultati unanimemente desiderati, sulla strada da seguire. Il cosa fare nel concreto per fare il meglio, da individuare durante e a seguito di una attenta fase di carattere programmatorio.

Alla base della programmazione di tutti gli interventi da elaborare ci sono la rilevazione del fabbisogno epidemiologico, dei rischi epidemici e delle deprivazioni da compensare. Il tutto messo in relazione con l’esistente, penoso in alcune aree del Paese. Tra le peggiori in assoluto la Calabria.

Insomma, in un Paese vissuto da una Nazione oramai ridotta a pezzi necessita il progetto, un pacchetto di riforme e di investimenti. Questi ultimi, quanto ai Lea ospedalieri, non previsti nel PNRR, fatta eccezione per il rinforzo delle attrezzature tecnologiche, individuate però troppo intempestivamente e scelte su cataloghi anche essi obsoleti recanti indicazioni di costo non affatto corrispondenti a quelli di mercato.

Dunque, bene ha fatto il presidente Anaao–Assomed a promuovere tutte le iniziative rese possibili con la Missione 6, e regolate dal DM77, nella loro funzione specifica e indiretta, rispettivamente, di generare una verosimilmente dignitosa assistenza territoriale e di decongestionare i pronto soccorso.

Venendo alla programmazione ospedaliera, il da farsi diventa abbastanza problematico ma bisognevole di interesse ed di una elaborazione immediata. A completamento delle rilevazioni anzidette, delle quali invero non si è tenuto nel debito conto nell’individuare le strutture di prossimità (Case e Ospedali di comunità e COT), necessiterà avviare una sorta di inventario del sistema delle strutture ospedaliere discriminate per funzionalità e finalità. Uno step indispensabile per comprendere e calcolare il reale fabbisogno strutturale, tenuto conto dei programmati interventi volti a decongestionare l’istanza della emergenza-urgenza, da nettizzare escludendo la domanda riferibile ai codici bianchi e non solo.

Questo cosa vuol dire che la tematica della offerta ospedaliera dovrà essere affrontata una volta a regime la novellata assistenza di prossimità? Niente affatto.

Le due problematiche dovranno camminare di pari passo. Dovranno perfezionare entrambe le indagini conoscitive, in una al contributo che dovranno prestare in tal senso i comuni e le città metropolitane, le categorie coinvolte, le associazioni dei consumatori di salute.

Il tutto, in diretta connessione con le mutate esigenze della domanda, così com’è cambiata a seguito della composizione anagrafica della popolazione e della distribuzione della presenza demografica. Non solo. Come è divenuta a causa dell’abbandono delle periferie relativamente ai servizi essenziali, delle condizioni fisiche e psichiche determinate dall’esperienza del Covid-19.

Nondimeno dovrà essere presa in considerazione la condizione delle strutture esistenti, componenti il sistema ospedaliero, e la necessità delle stesse di essere doverosamente adeguate alle migliori condizioni di agibilità all’uso e, quindi, di sicurezza, così come preteso dalla regolazione dell’accreditamento istituzionale, cui le stesse sono condizionate. Un tale evento rappresenterà la prova del nove della mancata attuazione delle prescrizioni a suo tempo sancite dal DM70, da sottoporre anch’esso ad una radicale revisione, anche in relazione ai pesi delle specialistiche più “raccomandate” da assoggettare a doverosi cambiamenti.

A tutto questo conseguirà, una volta concluse le anzidette ineludibili rilevazioni e elaborato il progetto di massima “nazionale” (composto dall’insieme di quelli regionali), la disponibilità delle risorse. Questo è un altro argomento, ove faranno bene le categorie e i bravi rappresentanti delle stesse ad impegnarsi da subito. Una ricerca non facile, anche perché resa più difficile dalla quasi impossibile realizzazione della Missione 6 del PNRR da prevedere a seguito delle dimissioni di Mario Draghi.

Enrico Caterini ed Ettore Jorio  Laboratorio permanente per gli studi e ricerca nel settore del diritto e l’economia sanitaria dell’Università della Calabria



21 luglio 2022
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