27 FEB - “Abbiamo troppi posti letto”. E’ stato questo per anni il leit motiv che ha ispirato le politiche sanitarie italiane in nome del risparmio e della razionalizzazione della rete sanitaria nazionale, considerata troppo “ospedalocentrica”. Il risultato è stata una riduzione costante e progressiva dei posti letto ospedalieri, soprattutto di quelli per acuti.
In tutto quasi 45 mila posti letto tagliati dal 2000 al 2009, pari al 15,1% del totale con un rapporto posti letto abitanti passato dal 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa, al 4,2 attuale (di cui 3,6 per mille dei letti per acuti e 0,6 per mille per le lungodegenze).
I numeri, (vedi report completo) elaborati da Quotidiano Sanità dagli Annuari statistici del Ssn del Ministero della Salute, indicano un netto calo dei posti letto soprattutto nel pubblico. A livello medio nazionale si registra infatti un ridimensionamento dei posti pubblici del 17,2%, pari a più di tre volte quello intervenuto nel privato, dove i tagli hanno riguardato solo il 5,3% dei letti di case di cura private accreditate.
I tagli maggiori in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Puglia con riduzioni superiori al 20%. I tagli più modesti in Campania e Abruzzo (che, come per quasi tutto il meridione, partivano però da una realtà ospedaliera già sottodimensionata rispetto al centro-nord). Hanno evitato i tagli solo Molise e Valle d’Aosta, dove c’è stato addirittura un incremento dei posti letto ospedalieri.
La politica del ridimensionamento dei posti letto doveva essere accompagnata da una parallela crescita dei servizi territoriali che però stenta tuttora a realizzarsi in molte Regioni italiane. Senza contare l’ulteriore ridimensionamento dell’offerta sanitaria conseguente ai Piani di rientro dal disavanzo che riguardano ormai quasi la metà delle Regioni italiane.
Di fatto, il risultato di questa immensa operazione di ristrutturazione sanitaria, al momento appare quello di una rete ospedaliera vicina al collasso in molte zone del Paese e soprattutto in alcune grandi città comeRoma, Napoli, Genova, Torino e Milano, dove la riduzione dei letti in corsia sta provocando l’intasamento dei Pronto Soccorso ospedalieri con il moltiplicarsi di situazioni limite come quella fotografata oggi al San Camillo – Forlanini di Roma con pazienti assistiti su materassi poggiati per terra.
I dati Regione per Regione
Dal 2000 al 2009 quasi 45 mila posti letto in meno
Tra il 2000 e il 2009 i posti letto pubblici e del privato accreditato sono calati di 44.786 unità, pari al -15,1% e ad un rapporto per 1.000 abitanti che è passato dal 5,1 del 2000 (di cui il 4,5 per acuti) al 4,2 del 2009, di cui 3,6 per acuti (vedi tab. 1). La Regione che ha registrato il calo più rilevante è la Sardegna (-22,6%) che dai 5,7 posti letto per 1.000 ab del 2000 è scesa fino al 4,4, dato in ogni caso sempre al di sopra rispetto a quanto indicato nell’ultimo Patto della Salute 2010-2012 che prevede un rapporto del 4 per 1.000 di cui lo 0,7 per non acuti (nel 2000 la legge prevedeva un tetto massimo di 5,5 posti per 1.000 abitanti, di cui 1 per non acuti). Ma tanti posti letto sono stati tagliati sopra la media nazionale anche in Friuli Venezia Giulia (-21,6%), in Puglia (-20,2%), Lazio (-18,8%), Liguria (-18,4%) e Veneto (-18,3%). Rovesciando la graduatoria, invece, si scopre che in altre realtà regionali si è optato per riduzioni più soft o, in alcuni casi, i posti letto sono addirittura aumentati. Nella classifica dei tagli soft, o meglio sotto la media nazionale del -15,1%, si è piazzata la Campania che ha tagliato letti per il 5,3%. Un dato da prendere con le molle, poiché la Campania aveva già nel 2000 il più basso rapporto di posti letto per 1.000 abitanti (3,9) e in questo caso i tagli sembrano più dovuti alla crisi da deficit sanitario che da reale esigenza di riportarsi in linea con la media nazionale. Passando oltre, anche in Abruzzo si è assistito ad un lieve calo dei letti, pari al -7,6%, mentre ha tagliato un po’ di più l’Emilia Romagna (-10,5%). Ma c’è anche chi non ha tagliato nulla, anzi, ha incrementato la propria dotazione di posti letto. E stiamo parlando di Valle d’Aosta e Molise che hanno rispettivamente ampliato i letti dell’8,7% e del 9,7%.
Nel meridione è allarme posti letto per lungodegenze
Uno degli aspetti che più evidenzia le difficoltà delle regioni meridionali riguarda poi l’incidenza dei posti letto per non acuti. La media italiana nel 2009 si è attestata allo 0,6 per 1.000 abitanti (0,7 è quanto prevede il Patto della Salute 2010-2012) in lieve crescita rispetto allo 0,5 del 2000. Una media, però, che rappresenta una vera chimera per le regioni del sud (Campania 0,4, Sicilia 0,3, Puglia 0,4). Da notare come la Sardegna sia la regione che presenta l’incidenza più bassa con appena 0,2 posti letti per non acuti per 1.000 abitanti.
Nel pubblico tagliati più del triplo dei posti che nel privato
A parte qualche eccezione il taglio dei posti letto è una realtà che negli ultimi dieci anni ha avvolto l’intera nazione. Ma ad essere diminuiti sono stati soprattutto i posti letto delle strutture pubbliche, calati tra il 2000 e il 2009 di 42.105 unità pari al 17,2% (vedi tab. 2). Più del triplo rispetto a quanto verificatosi nel privato accreditato dove il calo medio è stato del 5,3%. Nel dettaglio, a parte il Molise che ha aumentato la dotazione di posti letto nel pubblico (+4,6%), tutte le altre Regioni hanno tagliato, con punte del 26,3% in Sardegna, del 25,5% in Puglia e del 24,2% in Friuli Venezia Giulia. Se si analizza però solo il dato del privato per singola regione si scopre invece che solo otto regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Calabria e Sardegna) hanno diminuito i posti letto nel privato mentre tutte le altre realtà locali hanno incrementato il ricorso al privato accreditato con picchi di maggiorazione di oltre il 50% in Liguria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Numeri che hanno fatto spostare di ben due punti la bilancia del rapporto tra posti letto pubblici (dall’82,8% del 2000 al 80,8% del 2009) e posti letto nel privato accreditato (dal 17,2% del 2000 al 19,2% del 2009).
Posti letto in Europa: Italia ampiamente sotto la media
La riduzione dei posti letto ospedalieri è stata attuata anche negli altri Paesi dell’UE, ma non in misura così pesante come in Italia, che rimane costantemente sotto la media EU 27 (vedi tab.3).
Nel 2000 la media italiana per posti per acuti era infatti pari a 4,70 posti per 1000 abitanti, mentre la media UE era di 6,39. E, dieci anni, dopo nel 2009, si registrano le stesse proporzioni con l’Italia su una media di 3,6 letti per mille e l’Europa a quota 5,5 per mille.
Insomma, i posti letto si tagliano in tutta Europa ma in Italia si è partiti da una dotazione di posti già di per se molto limitata. Da evidenziare la differenza del nostro Paese con i nostri diretti competitor europei come Francia e Germania, che rispettivamente nel 2009 segnano una media di 6,60 e 8,22 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti. Tra gli stati, invece, che hanno meno posti letto troviamo la Svezia con 2,77, il Regno Unito con 3,30 e la Spagna con 3,1.
27 febbraio 2012
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