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L’Aquila a sei anni dal terremoto. All’ospedale San Salvatore non si vede ancora la fine dei lavori

Ancora in ritardo il completamento dell’ospedale San Salvatore. Il delta chirurgico che avrebbe dovuto aprire i battenti un anno e mezzo fa forse sarà inaugurato in questi giorni. Non è ancora stato aperto il cantiere del delta medico. E la struttura prefabbricata del G8 continua ad ospitare i pazienti.

07 APR - Sono passati ben 72 mesi dalla notte del 6 aprile 2009 che ha cancellato il cuore de L’Aquila dalla mappa dell’Abruzzo. Una città che ancora non riesce a uscire dall’emergenza e dove gli unici segni della ricostruzione sono le barriere arancioni che impediscono l’accesso alle zone a rischio di crolli. E se L’Aquila rimane una citta fantasma, a sei anni dal sisma anche all’ospedale San Salvatore, che con il suo cemento “disarmato” svelato dal terremoto è diventato simbolo del malaffare negli appalti, non si riesce a mettere la parola “fine”.
 
L’ala del San Salvatore, conosciuta agli addetti ai lavori come “Delta 8”, sede del dipartimento chirurgico che avrebbe dovuto essere inaugurata già un anno e mezzo fa, dopo una serie di rallentamenti dovuti a cause tecniche forse aprirà i battenti nei prossimi giorni. Ma andando a ripescare in un vecchio cronoprogramma, la sua apertura sarebbe dovuta avvenire il 30 marzo 2010. Un ritardo importante e ingiustificato. Completamente al palo invece il delta medico: si sta iniziando solo ora a transennare l’area per l’apertura del cantiere. E non va meglio per la mensa dei dipendenti, ancora nei vecchi moduli post terremoto, e per i locali dedicati all’intramoenia: i soldi per collocarli una volta per tutte in una sede appropriata non arrivano. Soprattutto la struttura prefabbricata del G8 continua ad ospitare i pazienti.
 
“Il delta chirurgico a causa di problemi tecnici ha subito un ritardo importante sulla tabella di marcia – ha raccontato Alessandro Grimaldi, segretario aziendale dell’Anaao Assomed del San Salvatore e segretario provinciale de L’Aquila – non ha ancora trovato una collocazione unitaria le attività sono sparpagliate all’interno dell’ospedale con disagi per il personale costretto a spostarsi da un reparto all’altro. Basti pensare che l’attività ambulatoriale è ancora nella struttura prefabbricata del G8. I lavori che avrebbero dovuto essere completati già un 1 anno e mezzo probabilmente vedranno la fine proprio in questi giorni. Va peggio per il delta medico, si sta iniziando a transennare l’area dove aprire il cantiere in questi giorni”.
 
Ma non solo, denuncia Grimaldi, mancano all’appello circa 10 milioni di euro per il pieno recupero dell’ospedale che dovevano essere destinati alla mensa, che è ancora in una struttura modulare, e all’avvio di 20 ambulatori dove poter esercitare la libera professione intramoenia.
 
“Già il mese scorso – ha aggiunto Grimaldi – abbiamo segnalato al presidente della Regione Luciano D’Alfonso e all’assessore alla sanità Silvio Paolucci, sia i ritardi delle opere al San Salvatore sia la mancanza 10 mln di euro per il completamento dell’ospedale. Abbiamo anche sollecitato l’avvio della nuova centrale del 118 e del nuovo eliporto, un progetto in parte finanziato con una donazione post sisma dall’Emilia Romagna, e che la regione non ha ancora sbloccato”.
 
Ma per Grimaldi una nota positiva c’è. Il San Salvatore è tra gli ospedali delle provincie di Pescara, Teramo, e Chieti quello con la percentuale più alta di mobilità attiva di ricoveri: il 17% contro il 5-6% delle altre strutture. Peccato però che questa percentuale rimanga ancora lontana da quella pre sisma, quando l'ospedale de L'Aquila vantava numeri superiori al 30%.

E.M.

07 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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