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Carenza medici. L’Anaao impugna al Tar le delibere sui contratti autonomi per i giovani medici

In particolare viene contestato il via libera della Regione all’assunzione con contratti autonomi di 500 giovani medici, laureati e abilitati, ma non ancora in possesso della specializzazione, nell’area del Ps e in quella della Medicina Internistica. Benazzato: “Scelta lesiva dei  medici specializzati e specializzandi con un gravissimo rischio clinico nei confronti degli utenti del Ssr”


31 OTT - “L’Anaao Assomed del Veneto ha impugnate al Tar di Venezia, le delibere della Giunta Regionale ed i conseguenti avvisi finalizzati, di Ferragosto 2019 (Dgr n.1224/2019, Dgr. n.1225/2019, Dgr1035/2019 e conseguenti due avvisi finalizzati)”.

È quanto ha comunicato il Segretario regionale del sindacato Adriano Benazzato in una nota che, in manera dettagliata, riporta le contrarietà  del sindacato alle decisioni della Giunta regionale dello scorso ferragosto con le quali si dava via libera  all’assunzione con contratti autonomi di 500 giovani medici, laureati e abilitati, ma non ancora in possesso della specializzazione, nell’area del Ps e in quella della Medicina Internistica.

“Con  l’odierna  azione  in  giudizio  l’Anaao Assomed – si legge nella nota del sindacato –  contesta la scelta organizzativa operata dalla Regione Veneto di far fronte all’asserita carenza di personale medico specializzato nelle Unità Operative di Pronto Soccorso e nell’area internistica mediante il reclutamento di medici non specializzati e né iscritti a scuole di specializzazione, per i quali è previsto solamente un breve ciclo di formazione teorico/pratico di 400 ore (nel dettaglio 92 ore dedicate alla parte teorica e 308 ore dedicate al tirocinio) in sostituzione del canonico percorso di specializzazione. Davvero non si comprende come un  corso  di  così breve  durata  e  di  così scarno  contenuto  possa sostituire un percorso, come quello della scuola di specializzazione, che richiede come minimo quattro o  cinque  anni  di  formazione  a  seconda  del  percorso  previsto  per  ogni  singola  disciplina.

Tale scelta, oltre a essere lesiva nei confronti dei migliaia di medici specializzati e specializzandi che vedono banalizzato il proprio percorso di formazione, crea un gravissimo rischio clinico nei confronti degli utenti del Servizio Sanitario Regionale, i quali saranno affidati alle cure di personale inesperto e non in grado di assicurare l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza. Non bastasse, la previsione della costante presenza di un tutor anche dopo l’inserimento nell’attività assistenziale “in autonomia”, oltre che contraddittoria, comporterebbe un aggravio lavorativo notevole in capo ai dirigenti medici del Pronto Soccorso e dell’area internistica, ma più ancora un’assunzione di responsabilità che li espone al rischio di dover rispondere dei danni cagionati da personale medico non adeguatamente formato.

Si evidenzia che la scelta di far fronte alla asserita carenza di personale con l’ingaggio di medici privi di qualsiasi formazione specialistica espone sia costoro  sia  le  aziende  sanitarie  al serio rischio di un aumento esponenziale delle richieste risarcitorie da errore clinico. Sono decisioni politiche, assolutamente pericolose per i  cittadini, poiché  vengono  affidate, soprattutto nei Pronto Soccorso, a dei colleghi giovani senza o con limitata esperienza con la scusa della carenza dei medici ma nella realtà con il recondito obbiettivo di risparmiare sulla pelle delle persone.
Un numero così elevato di cittadini non può essere esposto a questi rischi ed i medici ad inevitabili eventi avversi data la scarsa esperienza. Le stesse infatti inficiano e sovvertono la normale organizzazione del lavoro nei servizi e nei reparti degli ospedali della regione con una significativa preoccupante e crescente compromissione della sicurezza e della qualità delle cure ed aumento del rischio clinico, in particolare come già scritto nella emergenza urgenza.

La  carenza di personale  medico  della  nostra  regione  non può in  alcun  modo continuare  a rappresentare un alibi di comodo per eludere sistematicamente ed in modo consolidato la normativa vigente in materia,peraltro occupando posti  di  lavoro  altrimenti  destinabili alla  dirigenza  medica specializzata, alimentando il precariato, e delegando cure e servizi a soggetti la cui selezione è, a nostro giudizio, illegittima oltre che inadeguata. Nessuna delle altre regioni italiane, infatti che presentano maggiorie più gravi carenze di medici rispetto allo stesso Veneto, ha mai adottato sino ad oggi, a quanto risulta allo scrivente, simili illegittime scelte politico programmatorie per reperire il personale medico di cui sono anch’esse carenti. Non c’è giustificazione alcuna che possa assolvere l’operato illegittimo della Regione Veneto.

Questa infatti avrebbe potuto tentare altre strade legittime senza stravolgere il sistema formativo stabilito dal legislatore statale.Solo a titolo di esempio, è notizia di queste ore l’adozione della Giunta regionale lombarda  di  una  delibera che  fornisce indirizzi  alle  strutture  sanitarie,  che  fanno  parte  della  rete formativa, per la progressiva assunzione di autonomia operativa e decisionale dei medici in formazione specialistica  (persone  che  hanno  già fatto  un  corso  di  studio  di  6  anni  e  altri  di  specializzazione), consentendo  a  2.000  medici  specializzandi  del  IV  e  V  anno  di  iniziare  a  prestare  il  loro  servizio  nei reparti. Medici e sindacati – conclude la nota – pretendono che siano rispettate le condizioni minime di sicurezza e di qualità delle cure ed organizzative per i cittadini, nessun alibi può giustificare il venir meno di queste condizioni e le sistematiche e continuative violazioni delle norme di Legge”.

31 ottobre 2019
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