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Veneto. Nuovo minutaggio per l’assistenza infermieristica. E c’è il rischio di tagli al personale

Il settore privato ha chiesto alla Regione un nuovo conteggio del meccanismo attraverso cui si calcola il tempo che infermieri e operatori socio-sanitari dedicano al paziente, un indicatore su cui si basa il calcolo di fabbisogno di personale. Nei prossimi giorni sarà pubblicata la nuova delibera regionale e i sindacati sono già sul piede di guerra

di Endrius Salvalaggio
10 APR - Una volta si diceva che c’era più tempo che vita. Ebbene, non è più così per gli infermieri e gli operatori socio sanitari degli ospedali veneti, le cui mansioni vengono oggi cronometrate. La Regione Veneto, con deliberazione n° 52 del 2014, in attuazione delle disposizioni contenute nel Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2016, “misurava/cronometrava” il tempo dell’assistenza che personale infermieristico ed operatori socio sanitari erano chiamati a dedicare ai pazienti ricoverati nei vari presidi ospedalieri.
 
Per arrivare ad un concreto studio di analisi per area di degenza, la Regione nel 2011 aveva costituito un gruppo di lavoro su unità di degenza negli Ospedali pubblici nonché nelle strutture private accreditate.

I dati raccolti dalla commissione incaricata hanno evidenziato notevoli disomogeneità tra le strutture ospedaliere in termini di presenze medie, in termini di minutaggio nonché in termini di modelli organizzativi degli stessi ospedali. 
 
Per rendere fruibili i risultati rilevati, la Regione Veneto ha provveduto a modulare i dati raccolti su aree omogenee ritenute tra loro assimilabili sia per profilo organizzativo che per profilo clinico/assistenziale delle persone degenti.

Le aree sono Medicina interna (dermatologia, gastroenterologia, geriatria, malattie endocrine del ricambio e della nutrizione, medicina generale, nefrologia, radioterapia, reumatologia, oncologia); Medicina specialistica (cardiologia, ematologia, neurologia, pneumologia, astanteria); Chirurgia generale (ortopedia e traumatologia, chirurgia generale, otorinolaringoiatria, urologia, oculistica, chirurgia toracica, chirurgia plastica, chirurgia maxillo-facciale), Chirurgia specialistica (cardiochirurgia, chirurgia vascolare, neurochirurgia; Ostetricia e ginecologia); Terapia intensiva, unità coronaria, unità grandi ustionati; Cardiochirurgia trapianti, oncoematologia pediatrica, nefrologia pediatrica; Pediatria (chirurgia pediatrica, pediatria, neuropsichiatria infantile); Assistenza neonatale (terapia intensiva neonatale); Salute mentale (psichiatria); Riabilitazione e lungodegenza (unità spinali, recupero riabilitazione funzionale e lungodegenti); Malattie infettive.

Da questo studio è emerso, per ciascun area, il valore dei minuti per persona assistita per giorno, definito tramite l’indicatore T.E.M.A (acronimo che sta per “Tempo di erogazione dei minuti di assistenza”)

È sulla base di questi dati che è stato determinato il fabbisogno del personale infermieristico e Oss secondo il seguente minutaggio: 700 minuti a paziente (ogni giorno) per l’area critica; 350 minuti per l’area neonatale e 200 per quella pediatrica; 230 minuti per malattie infettive; 190-195 minuti per medicina interna o specialistica, chirurgia generale o specialistica, ostetricia-ginecologia; 175 minuti per la lungodegenza e la riabilitazione.

I valori minimi relativi alle aree di Medicina Interna, Chirurgia Generale e Ostetricia e Ginecologia potranno essere elevati a 195 minuti, per motivate situazioni logistiche o di carico assistenziale.
 
Questi dati sono di riferimento sia per le strutture pubbliche che per il privato che censisce circa il 50% dei pazienti. Il rischio che il personale infermieristico e socio sanitario venga ulteriormente ridotto è la diretta conseguenza, per pura “casualità”, di quanto accade nel settore privato che, pur detenendo il minor numero di infermieri, ha chiesto alla Regione un nuovo conteggio a ribasso dei Tema.
 
Nei prossimi giorni sarà pubblicata la nuova delibera regionale con i nuovi valori rivisti ed il timore è che il nuovo provvedimento venga applicato anche agli ospedali pubblici che dovranno apprestare il loro servizio facendosi carico dei malati con meno tempo a disposizione nonché con personale ridotto. Le sigle sindacali preannunciano battaglia affinché l’estrema razionalizzazione del tempo non conduca ad una riduzione degli standard assistenziali.
 
Endrius Salvalaggio
 

10 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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