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Intossicazioni da monossido. Il rischio cresce con il disagio abitativo. Indagine Dipartimento prevenzione di Pieve di Soligo

Ispezionate 80 abitazioni dei Comuni tra Conegliano, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, Farra di Soligo, Fregona e Miane. Nel 6% delle case i caminetti e i bracieri rappresentavano l’unica fonte di riscaldamento. Il 70% dei fornelli risultava sprovvisto di sensore di calore che interrompe automaticamente il flusso di gas in caso la fiamma si spenda. Dichiarazione di conformità solo per il 23% delle case, libretto di manutenzione dell’impianto termico in regola nel 31% dei casi.


19 DIC - In questa stagione non sono rare le intossicazioni da monossido di carbonio. Al fine di analizzare e prevenire il fenomeno il Dipartimento di Prevenzione del Distretto Pieve di Soligo (Ulss 2 “Marca Trevigiana”) ha effettuato un’indagine volta a valutare il rischio di fuga di gas e di intossicazioni da monossido nelle abitazioni delle fasce più disagiate della popolazione. Il progetto, conclusosi nelle scorse settimane con il completamento dell’elaborazione dei dati, ha visto il coinvolgimento dei Comuni di Conegliano, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, Farra di Soligo, Fregona e Miane, che hanno segnalato le situazioni potenzialmente più a rischio di cui fossero a conoscenza.

“Complessivamente i controlli hanno riguardato 80 abitazioni, il 42% delle quali occupate da italiani e il 58% da extracomunitari - spiega Giovanni Moro, direttore dello Spisal (Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) -. L’indagine ha confermato la presenza, in questi alloggi, di più fattori di rischio, legati all’assenza dei fori di areazione, dei dispositivi di sorveglianza di fiamma, delle certificazioni relative all’impianto termico e alla presenza di bracieri e caminetti”.

Aereazione cucina. Solo il 45% delle cucine ispezionate, dotate di fornelli a gas a fiamma libera, presentava I due fori a muro previsti per legge, uno a livello del soffitto, l’altro a livello del pavimento. Nel 36% dei casi non vi era nessun foro e la ventilazione era solo parzialmente garantita dai locali adiacenti, nei restanti casi c’era un unico foro.

Caminetti e bracieri. Rappresentano uno dei principali rischi di intossicazione da monossido e sono risultati presenti nel 15% delle case ispezionate (nel 6% delle situazioni rappresentavano l’unica fonte di riscaldamento). E’ stata notata una maggiore frequenza di bracieri nelle abitazioni di persone provenienti dal nord Africa.

Dispositivo di sorveglianza di fiamma. Nelle abitazioni controllate il 70% dei fornelli risultava sprovvisto di questo sensore di calore, previsto sui  fornelli della cucina, che serve per interrompere automaticamente il flusso di gas nel momento in cui la fiamma si spegne per qualsiasi motivo.

Dichiarazione di conformità e libretto di manutenzione dell’impianto termico. Tali adempimenti, previsti dalla norma per garantire la correttezza d’installazione dell’impianto e la sua sicurezza nel tempo tramite costante manutenzione, erano presenti, rispettivamente,  nel 23% per quanto concerne la dichiarazione di conformità e nel 31% dei casi per quanto riguarda, invece, il libretto di manutenzione.

“Quanto emerso dai sopralluoghi effettuati attesta un peggioramento rispetto alla precedente indagine, effettuata nel 2005 – rileva Sandro Cinquetti, direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica  -. Ciò conferma l’importanza di individuare strade per incentivare il rispetto delle principali norme di sicurezza, specie nelle situazioni di disagio abitativo, che risultano le più esposte al rischio di intossicazione da monossido di carbonio e di fughe di gas”.

19 dicembre 2017
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