Manovra sanità. Zaia contro Lorenzin: “Non accetto lezioni dal ministro dei tagli”
Zaia rivendica le ragioni del mancato ok del Veneto all'intesa Stato Regioni. “Quanto chiesto dal quel pacchetto di tagli l’aveva già fatto da tempo senza tagliare e non avevamo quindi alcun interesse a impedire che lo facessero anche gli altri. Ci comportammo da galantuomini, ma è stata l’ultima volta”.
30 LUG - “Sulla sanità e su come gestirla con il bilancio in attivo non accetto lezioni da un Ministro che rispetto come persona, ma che verrà ricordata come il Ministro dei tagli alla sanità. Per questo, fossi al posto suo, mi sarei dimesso. Quanto ai comportamenti sul piano istituzionale prendo atto che le scelte da galantuomini fatte dal Veneto in ripetute occasioni vengono continuamente manipolate e strumentalizzate per descrivere situazioni che non corrispondono alla verità. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Si sappia che smetteremo di comportarci da galantuomini”. Con queste parole il
Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia risponde alle dichiarazioni sul Veneto pubblicate da
Repubblica.it del 2 luglio a nome del
Ministro della Salute Beatrice Lorenzin sul via libera ai tagli alla sanità in Conferenza Stato Regioni, approvata dalle Regioni eccetto il Veneto. "Il Veneto è uscito – avrebbe detto il ministro - ma ci ha permesso in questo modo di chiudere, quindi lo ringrazio”.
“Parole – replica Zaia - di Beatrice Lorenzin che ci ringraziava dopo che avevamo formalizzato il nostro no in Coordinamento degli Assessori e in Conferenza dei Presidenti, annunciando fin da subito che non avremmo partecipato alla Stato Regioni. Il Veneto, quanto chiesto dal quel pacchetto di tagli, l’aveva già fatto da tempo senza tagliare e non avevamo quindi alcun interesse a impedire che lo facessero anche gli altri. Ci comportammo da galantuomini, ma assicuro al Ministro che quella è stata l’ultima volta”.
“Secondo la Lorenzin – aggiunge Zaia – le Marche in sanità sarebbero meglio di noi ma avrebbero rinunciato per non meglio precisate ‘ragioni politiche’ ad essere Regione benchmark? Anche se fosse vero, la cosa sarebbe assolutamente irrilevante, perché il vero problema è che il Ministro della Salute, ed il Governo Renzi per intero, nel tagliare la sanità, non hanno preso ad esempio assolutamente nessuna delle Regioni benchmark, se non a parole, ed hanno tagliato con l’accetta in modo indiscriminato e lineare”.
“Quanto al nuovo guru della spending Yoram Gutgeld – prosegue Zaia – prima di buttare lì tagli a casaccio, dovrebbe andarsi a vedere la situazione del Veneto su tutte le voci nazionali incriminate, a cominciare dall’appropriatezza delle prescrizioni e delle prestazioni, fino al contenimento della spesa farmaceutica e agli acquisti centralizzati. Se vuole gli mando i provvedimenti già approvati e quelli già pronti e qualche nostro tecnico con le spiegazioni del caso. E poi – incalza il Governatore – la finiscano con la presa in giro dei tagli che andranno a colpire solo gli sprechi. Per essere credibili facciano nomi e cognomi di questi sprechi e di chi li causa e lì intervengano. Scopriranno che alla porta del Veneto non devono permettersi nemmeno di bussare”.
Riguardo ai 500 milioni stanziati di recente dal Governo Renzi per la Sicilia, Zaia obbietta che “sono saltati fuori mentre alla sanità si tagliavano 2,4 miliardi” e aggiunge che “anche se fosse vero che sono dei siciliani, sarebbero comunque soldi dei siciliani per bene buttati al vento da chi li ha gestiti. E che dire del miliardo e 800 milioni di euro elargiti a suo tempo dal Governo Monti in due tranche da 900 più 900 per salvare dal default la sanità siciliana? Io credo – conclude Zaia – che sarebbe ora che tutti considerassero i soldi pubblici come il contributo di tutti i cittadini e si rendessero conto di una realtà incontrovertibile: tutti i fondi pubblici, in quanto tali, sono soldi che, almeno in quota parte, vengono pagati anche dalle tasse dei veneti. Il Veneto e i Veneti hanno diritto di chiedere conto, e lo farò ogni giorno, di come vengono usati o, come purtroppo accade, spesso sperperati, come quando si pagano stipendi a 20 mila operai forestali”.
30 luglio 2015
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