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Malattie del fegato. Biomarcatori per fare screening, parte il progetto dell’Università di Padova  

Nella prima fase lo studio prenderà in esame 30.000 campioni di plasma, per trovare i biomarcatori in grado di intercettare le malattie del fegato, responsabili solo in veneto di 60.000 ricoveri all’anno per complicanze della cirrosi. L’obiettivo è progettare e validare una piattaforma per lo screening. Piano: “Un progetto unico, su larga scala, che parte da 30.000 campioni di plasma reperibile da altri screening per arrivare poi a 100.000 test”.

di Endrius Salvalaggio 
26 MAR - Studiare su una coorte di soggetti apparentemente sani con i biomarcatori in grado di identificare le malattie del fegato per costruire un programma di screening in grado di identificare precocemente i malati. È il progetto Liveraim, coordinato dall’Università di Padova.

“Le malattie del fegato, in particolare la cirrosi epatica e il cancro del fegato, ogni anno causano 300.000 decessi in Europa, in Italia quasi 200.000 persone sono affette da cirrosi epatica e circa 60.000 persone in Veneto, vengono ricoverate negli ospedali per complicanze della cirrosi. Stiamo parlando di un grosso problema di salute pubblica – spiega il prof. Salvatore Silvio Piano, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, coordinatore del team padovano – e queste malattie non sono, come spesso si pensa, legate solo all’eccessivo consumo di alcool ma frequentemente secondarie a problemi metabolici come il diabete o l’obesità. Purtroppo, le malattie di fegato spesso progrediscono silenziosamente, in modo asintomatico”.

Il progetto propone di utilizzare uno strumento semplice come l’analisi del sangue per lo screening. In una prima fase saranno testati diversi biomarcatori in circa 30.000 campioni di plasma raccolti in precedenza da varie iniziative di screening. In una popolazione così ampia saranno utilizzati algoritmi di intelligenza artificiale per identificare la combinazione di biomarcatori accurata per identificare le malattie di fegato.

“Una volta analizzati i 30.000 campioni di plasma e trovata la migliore combinazione di biomarcatori – continua il prof. Piano – andremo a validarla e coinvolgere, in uno studio clinico randomizzato controllato, 100.000 soggetti provenienti da 6 paesi in Europa che verranno in modo casuale chiamati a fare le analisi del sangue. Trovato il soggetto ammalato, verranno effettuati interventi personalizzati volti ad arrestare il progresso della malattia, a partire da consigli e supporto per aiutare i pazienti a modificare il proprio stile di vita o tutto ciò che servirà”.

L’ obiettivo finale sarà quello di progettare e validare una piattaforma di screening delle malattie del fegato con biomarcatori in modo che possa poi essere implementata su scala nazionale e in Europa.

Il progetto avrà 4 fasi specifiche:
1) Nella prima fase verrà testata l’accuratezza di biomarcatori esistenti nell’identificare la fibrosi epatica. Questa fase prevede l’analisi di 30.000 campioni di plasma
2) Successivamente, utilizzando l'intelligenza artificiale, i ricercatori svilupperanno una piattaforma di screening per la diagnosi precoce della fibrosi epatica.
3) Infine, tale piattaforma sarà rigorosamente validata in uno studio clinico randomizzato controllato coinvolgendo 100.000 soggetti provenienti da sei Paesi dell'Unione Europea.
4) La piattaforma prevede un programma di interventi terapeutici personalizzati, con l'obiettivo di arrestare la progressione della fibrosi.

Endrius Salvalaggio

26 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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