Carenza personale sanitario. In due anni in Veneto si sono dimessi 3.800 tra medici e infermieri
E’ il consigliere Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, a rendere noti i numeri dei medici ed infermieri che fra il 2019-2021 hanno lasciato il sistema pubblico Veneto: 1.457 medici e 2.398 infermieri. “E c’è ancora chi portare avanti la narrazione di una sanità veneta d’eccellenza...”. La Fp Cgil Verona evidenzia come l’emergenza sia tamponata dai gettonisti “che in tre turni di lavoro guadagnano quanto un medico di ruolo in un mese intero”.
di Endrius Salvalaggio
20 MAR - “In Veneto, fra il 2019 e il 2021, sono stati 1.457 i medici che hanno rassegnato le dimissioni su un totale di 7.054 rimasti in servizio (dati marzo 2022), ovvero, se n’è sono andati quasi il 20% dei professionisti. Per quanto riguarda gli infermieri, invece, coloro che hanno dato le dimissioni dalla sanità pubblica nello stesso arco di tempo, sono stati 2.398, scendendo da 22.225 a 19.827. Nonostante questo trend che non accenna a diminuire, c’è ancora chi fa finta di niente continuando a portare avanti la narrazione di una sanità veneta d’eccellenza”. A dirlo è il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale,
Arturo Lorenzoni, che presenta i dati di quella che è una vera e propria fuga dal servizio sanitario regionale pubblico.
“Basta fare un giro in uno delle migliaia di ambulatori dislocati nei presìdi sanitari pubblici per realizzare che i cittadini hanno smesso di credere a questo mantra. Al di là delle solite dichiarazioni di facciata da parte dell’amministrazione regionale, questi dati impongono una riflessione sul forte malessere del personale sanitario, oltre che sull’acclarata incapacità da parte del settore pubblico di attrarre i professionisti sanitari. La nostra sanità pubblica – denuncia Lorenzoni - viene messa in crisi da una burocratizzazione crescente, da condizioni di lavoro sempre più difficili e da un aspro clima lavorativo”.
I dati regionali resi noti da Lorenzoni non lasciano indifferenti le varie organizzazioni sindacali, in particolare la Fp Cgil di Verona evidenzia come in Veneto si stia continuando a tamponare le carenze di personale con medici a gettone e personale di cooperativa, anziché risolvere quella che è una cronica criticità nelle Ulss. “C’è una miopia programmatoria – spiega Simone Mazza, Fp Cgil Verona - che finisce per far fuggire, anziché attirare le professionalità ed i talenti, depotenziando ulteriormente la sanità pubblica in favore di quella privata”.
Ai dati Lorenzoni fanno da eco quelli resi noti dalla Fp Cgil Verona per la Ulss 9 Scaligera. “Oltre alla carenza di almeno 67 figure mediche tamponata da gettonisti che in tre turni di lavoro guadagnano quanto un medico di ruolo in un mese intero e, tutto questo, in barba alle risorse sia economiche che di personale, mancano all’appello almeno 200 infermieri, 100 operatori socio sanitari e 50 amministrativi. Numeri di una colossale importanza per un organico di circa 4.500 unità di personale come quello dell’Ulss 9 di Verona”.
È sempre la Fp Cgil Verona ad ampliare il raggio di azione, riportando anche le stime della commissione regionale sulla mancanza di personale sanitario nell’ipotesi in cui si vorranno aprire le case di comunità, ospedali di comunità e centrali operative territoriali. Si stima che vi è un bisogno tra i 1.500–2.200 infermieri e tra gli 800-1300 OSS; dai 70-140 unità di personale di riabilitazione e fisioterapisti, oltre 100 assistenti sociali e oltre 100 medici. “Con tutta questa mole di carenze di personale – dice Simone Mazza - sta per arrivare un conto salato di un decennio di definanziamento della sanità pubblica, che finora ha contato circa 37 miliardi di mancati investimenti. La politica spieghi ai cittadini che strade intende prendere”.
Endrius Salvalaggio
20 marzo 2023
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