Il momento della nascita e quello immediatamente successivo sono tra le fasi più delicate della vita, per la quale sono necessarie attenzioni e percorsi ben codificati che permettano al neonato una presa in carico ottimale. Questo soprattutto quando la nascita avviene pretermine o si presentano alcune complicazioni. Situazioni che mettono a rischio il neonato e provocano all’interno dei nuclei familiari profonde ferite.
Per dare risposte è stato varato in Veneto un nuovo modello per il follow up del neonato a rischio.
“In Veneto ogni anno sono almeno mille i neonati (3,5%) che richiedono un preciso programma di controlli e presa in carico dopo la dimissione dalla Terapia Intensiva neonatale – sottolinea Manuela Lanzarin l’Assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali – nella attuale organizzazione i percorsi assistenziali strutturati al momento della dimissione dall’ospedale per il neonato pretermine e per i neonati con bisogni speciali complessi sono disomogenei e diversi in base alle differenti realtà. Il Veneto si è dotato di una delibera quadro per la promozione di un ‘Modello gestionale ed organizzativo dell'area materno - infantile: dal preconcezionale all’età prescolare del nato’, che investe in pieno tutta la materia, orienta l’attività di servizi e reti oggi esistenti, integra con elementi rilevanti oggi mancanti. Un percorso pensato una visione unitaria – aggiunge – che segua la persona e le famiglie combinando gli interventi della rete ospedaliera con quella territoriale, colmando carenze di risorse e di interventi oggi presenti, rivedendo prassi e organizzazioni per renderle più aderenti ai bisogni delle persone, più aperte, agevoli e supportanti e orientate ad una medicina di iniziativa”.
Indispensabile una diagnosi precoce dei disturbi dello sviluppo con il conseguente approfondimento diagnostico necessario e il tempestivo inizio dell’intervento riabilitativo precoce, in grado di modificare la storia naturale della patologia (è noto che la potenzialità abilitativa degli interventi è maggiore quanto più precoce è la diagnosi e la presa in carico del bambino).
“Punto centrale è il sostegno alla famiglia, che va seguita e sostenuta. La delicata fase della nascita di un figlio nel caso avvenga pretermine o richieda per il piccolo un ricovero in Terapia Intensiva Neonatale rischia di provocare un trauma psicologico che può alterare profondamente le funzioni genitoriali interferendo nella fase di naturale attaccamento. – aggiunge l’assessore - l’adeguato supporto della relazione genitori-bambino è uno dei fattori di protezione fondamentali per ottimizzare lo sviluppo globale del bambino stesso”.
Il programma di follow-up neonatale così come è previsto prevede la presenza di diverse competenze specialistiche. Oltre al neonatologo, neurologo pediatra, neuropsichiatra infantile, fisiatra dell’età evolutiva, psicologo dello sviluppo, neuro psicomotricista, fisioterapista, logopedista, oculista e audiologo, che si occupano degli aspetti neuropsicologici e comportamentali, sono necessari altri specialisti come lo pneumologo/allergologo pediatra, il cardiologo pediatra, l’endocrinologo pediatra, il gastroenterologo pediatra, il nutrizionista, il chirurgo pediatra per rispondere ai molteplici bisogni di salute di questi bambini.
Per ottimizzare l’assistenza dopo la dimissione ai neonati a rischio vanno individuati e differenziati i centri in base al livello di follow-up che sono in grado di organizzare. I programmi di follow-up possono essere svolti dai centri di Terapia intensiva di 3° Livello, dotati delle competenze e delle figure specialistiche necessarie.
I neonati interessati a questo percorso sono quelli nati pretermine, in modo particolare di peso inferiore a 1,5 chili, con potenziali esiti neurologici da patologia perinatale (encefalopatia ipossicoischemica, Stroke neonatale, kernittero, infezioni perinatali, e i bimbi con patologia complessa (sindromi genetiche, malformative) e bisogni assistenziali complessi.
Per garantire un adeguato e accurato follow-up neonatale è necessario che la struttura segua almeno 50 bambini a rischio neuroevolutivo/anno, se la numerosità è inferiore è necessario attivare una rete di collaborazione fra più centri.