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Sconcertante affidare il lavoro nei Pronto soccorso a neolaureati

28 APR - Gentile Direttore,
è con sgomento e grave preoccupazione che abbiamo appreso la notizia che la Regione Toscana ha approvato una delibera che ammette l’assunzione di medici neolaureati, senza specializzazione alcuna, con un progetto di formazione “on the job” limitatissimo, per lavorare nei Pronto Soccorso. Senza distinzione di responsabilità, di competenze e di autonomia.
 
La Medicinadi Emergenza ed urgenza in Europa esiste da 25 anni;in Italia da 11 anni è riconosciuta come specialità medica di base, con un curriculum di studi che dura 5 anni, come previsto dalla Direttiva Europea per le specialità mediche. I programmi di formazione delle scuole di specializzazione si basano sul Curriculum Europeo di Medicina di Emergenza, scritto dalla Società Europea di Medicina di Emergenza (EUSEM) e dalla Sezione di Medicina di Emergenza della European Union of Medical Specialites (UEMS), approvato dai Council dell’EUSEM e della UEMS e incluso nel documento fondamentale di tutte le specialità mediche Europee chiamato European Training Requirements.
 
Questi documenti che ribadiamo sono alla base dei contenuti dei programmi delle scuole di specializzazione di Medicinadi Emergenza e Urgenza italiani, definiscono le competenze del medico di emergenza-urgenza. Sono competenze complesse, che non si acquisiscono in 2 anni “on the job”, che comprendono oltre alle conoscenze cliniche, le abilità tecniche, la capacità decisionaleche è fondamentale quando, come in Pronto Soccorso, si devono prendere decisioni rapide che talvolta possono determinare la vita o la morte del paziente, la capacità di gestione del tempo e delle risorse, la capacità di comunicazione, di lavoro in team, di organizzazione.
 
Gli ospedali sono cambiati molto in questi 10 anni; sono stati tagliati posti letto e ridistribuite risorse, e ciò è stato possibile soltanto grazie alla professionalizzazione progressiva dei Pronto Soccorso. Solo con lo sviluppo delle Osservazioni Brevi Intensivee delle Sub-Intensive, con la capacità di stabilizzazione, di diagnosi differenziale, di gestione e trattamento immediati si è riusciti a incrementare enormemente l’appropriatezza dei ricoveri e a indirizzare molti pazienti verso percorsi territoriali più adeguati al loro problema.
 
Solo con le competenze sviluppate dai sistemi di emergenza-urgenza pre-ospedalieri ed ospedalieri si è potuto creare le reti delle emergenze complesse e ridurre la mortalità e la disabilità di pazienti colpiti da malattie come l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale, il trauma maggiore, la sepsi, grazie ad un riconoscimento molto più tempestivo, ad un trattamento e stabilizzazione immediate e al successivo affidamento del paziente a cardiologo, neurologo, chirurgo, intensivista per la cura definitiva.
 
Affidare questo lavoro a medici del tutto inesperti ed impreparati a farlo è sconcertante. Chi vorrebbe essere operato da un medico neolaureato? Chi vorrebbe che un giovane inesperto gli facesse un ecocardiogramma o una coronarografia o tentasse di interpretare il suo test da sforzo?
Ecco, si sta ammettendo che ciò accada in caso di un paziente che giunge in Pronto Soccorsocon una grave dispnea, o un dolore lombare acuto in cui è necessario capire immediatamente se si tratta di rottura dell’aorta o di una colica renale. E ogni giorno di pazienti così nei Pronto Soccorsone arrivano migliaia.
 
La speranza è che siano i cittadini a ribellarsi a questa ipotesi e l’invito è ai direttori delle strutture di emergenza e urgenza a rifiutare questa ipotesi.
 
Il momento è difficile, la carenza di specialisti porta alla disperazione e a cercare soluzioni a tutti i costi. Carenza di personale facilmente prevedibile e prevista da anni ma alla quale non si è mai data una risposta strutturale e che ora si vorrebbe risolvere negando la professionalità degli specialisti in Medicina di Emergenza-Urgenza che in questi anni si sono formati con un percorso di cinque anni.
 
L’unica possibilità che si può prendere in considerazione per i medici neolaureati è quella di limitarne l’attività alle situazioni di “non urgenza”, ossia a quei codici di triage che nella nuova classificazione corrispondono ai codici 4 e 5. Quelli che potrebbero essere con sicurezza gestiti dai servizi territoriali e rappresentano l’utilizzo inappropriato del Pronto Soccorso. Tutti gli altri casi devono essere trattati da specialisti. Per garantire la sicurezza dei cittadini. Perché la competenza fa la differenza.
 
Roberta Petrino
Past-president EUSEM
Rappresentante per l’Italia presso la UEMS Section of Emergency Medicine
 
Riccardo Pini
Direttore Scuola di Specializzazione in Emergenza e Urgenza Università di Firenze
Rappresentante per l’Italia presso la UEMS Section of Emergency Medicine

28 aprile 2019
© Riproduzione riservata

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