Infermieri. Facciamo gioco di squadra, anche sul web
04 MAR -
Gentile Direttore,
sentiamo la necessità di condividere assieme ai suoi lettori una riflessione, allo scopo di sensibilizzare l'intera categoria degli infermieri a una maggiore coesione professionale, attraverso il corretto utilizzo dei social network. L'impiego sempre più diffuso di reti sociali telematiche ha creato negli ultimi anni alcuni cambiamenti, perdendo una caratteristica tipica del rapporto sociale: il contatto diretto.
Professionisti e utenti hanno a disposizione un nuovo spazio virtuale dove potersi incontrare e scambiare informazioni, mutando di fatto profondamente il modo di relazionarsi sia sul piano privato che su quello lavorativo. Purtroppo tali piattaforme sono utilizzate spesso, anche dagli operatori del settore sanitario, in maniera poco professionale.
Le reti sociali telematiche diventano, quindi, un contenitore dove tutti possono scrivere tutto e il contrario di tutto. Le informazioni, che siano giuste o sbagliate, diventano in poco tempo virali. Il popolo del web, in larga maggioranza, non si pone il problema dell’attendibilità delle notizie reperite on line, non controllandone le fonti e creando delle discrasie informative.
Strumenti come questo potrebbero essere utili per la nostra professione, promuovendo eventi e ricerche on line legati al mondo dell’infermieristica, e per incrementare la fiducia del cittadino nei confronti del sistema sanitario nazionale. Sarebbero in grado, perfino di favorire la comunicazione tra l’Ordine e il professionista di appartenenza.
Gli infermieri sono persone soggette, come tanti altri, a mistificazione di massa e corrono il rischio ulteriore di confondere professione e vita privata. Trasmettere il proprio malessere in rete può diventare imprudente, in quanto è concreto il pericolo di tramutare una propria esternazione in una eventuale violazione della privacy, specie se quanto scritto va a svelare fatti e dati inerenti a pazienti o organizzazioni.
È sottile il confine che divide la libertà personale di espressione e la violazione dell’etica e deontologia professionale...Certo andrebbe usato il buon senso. Non bisogna dimenticare che la professione che si svolge quotidianamente connota la persona stessa e che l’immagine che si trasmette dai propri profili web ricade indirettamente sulla categoria di appartenenza.
Sui social tutto diventa assoluto e dietro la tastiera si palesano persone pronte a dire la loro, spesso su argomenti che non conoscono a fondo o, a volte, non conoscono affatto. Tutto viene rapportato alla propria esperienza con il rischio di incanalare in una determinata direzione una concezione che, invece, si potrebbe aprire a svariate valutazioni.
I social network, e internet in genere, dovrebbero essere usati come una grande opportunità e come una fucina di idee. Sarebbe auspicabile sfruttare le competenze di tutti in gruppi di lavoro aziendali e regionali a vantaggio della nostra professione.
Crediamo sia arrivato il momento, anche a livello di Federazione Nazionale IPASVI, che si inizi a ragionare su come sfruttare, nella maniera corretta e dando regole deontologiche precise, questa opportunità. In tal senso la discussione sul nuovo codice potrà essere un’occasione di riflessione ben più profonda con tutta la comunità professionale.
Uniamoci per ottenere nel futuro tanto quanto abbiamo ottenuto nel passato, superiamo le logiche personali per ritornare a fare un grande gioco di squadra anche sul web e sui social network e, soprattutto, per farlo con una finalità professionale.
Luca Fialdini
Infermiere - Consigliere Collegio IPASVI di Massa Carrara
Roberto Romano
Infermiere - Consigliere Collegio IPASVI di Firenze
04 marzo 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Toscana