Killer in corsia a Piombino: Pani (Sifo): “Per uso sicuro dei farmaci servono armadi automatizzati in corsia”
La tecnologia, spiega il presidente dei farmacisti ospedalieri, “consente di limitare l’accesso e il prelievo agli operatori sanitari autorizzati”. Ma la Sifo punta l’attenzione anche sulla figura del “farmacista di reparto” che, "dove presente, contribuisce a migliorare l’efficienza e la sicurezza delle terapie rivolte al paziente”.
12 APR - “Dopo il drammatico
caso di Piombino, dove un'infermiera è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso 13 pazienti in due anni, si impone più che mai una riflessione sul tema della sicurezza dei farmaci negli ospedali”. Lo sostiene la SIFO, Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali, che ha diramato oggi una nota per fare il punto su ciò che la farmacia ospedaliera può fare di fronte all’uso non autorizzato di farmaci in corsia. A Piombino, infatti, la donna arrestata avrebbe ucciso i pazienti con iniezioni letali di eparina. “I farmacisti ospedalieri - dichiara nella nota
Marcello Pani, Presidente SIFO e coordinatore dell’Area Scientifica Logistica ed Innovazione, che si occupa anche del progetto “Padlock”, che riguarda proprio la sicurezza delle farmacie ospedaliere - sono favorevoli all’installazione di armadi automatizzati e carrelli intelligenti nelle corsie e nelle sale operatorie degli ospedali, in sostituzione di scaffali e armadi tradizionali. La tecnologia di tali apparecchiature - spiega Pani - consente di limitare l’accesso e il prelievo agli operatori sanitari autorizzati tramite riconoscimento degli stessi e registrazione dell’evento. L’erogazione del farmaco o del dispositivo medico avviene in funzione del paziente e della terapia prevista, vengono segnalate eventuali anomalie e ripristinate automaticamente le scorte dal magazzino della farmacia”.
“Ci sono molte realtà – aggiunge
Maria Grazia Cattaneo, membro del direttivo SIFO - in cui è possibile, fortunatamente, tracciare tutto il percorso della terapia perché sono informatizzate”. In ogni caso, “qualunque pezzo esca dalla farmacia ospedaliera, è registrato, perché c'è una nota di carico-scarico da parte della farmacia”. Il monitoraggio e il controllo “sono, dunque, costanti” ed “è comunque dovere della farmacia garantire la tracciabilità”, evidenzia Cattaneo.
Parlando del caso di Piombino, secondo la Sifo, c'è poi un altro punto di vista da considerare, ed è quello del “farmacista di reparto”, “il professionista in corsia che affianca il medico nel suo operato: nelle sue mani passano infatti le prescrizioni di medicinali ai pazienti ricoverati”. "Il farmacista di dipartimento o di reparto, ove presente, contribuisce a migliorare l’efficienza e la sicurezza delle terapie rivolte al paziente”, afferma
Piera Polidori, Vice Presidente SIFO, esperta in Rischio Clinico e coordinatrice scientifica del progetto internazionale “Farmacista di dipartimento in Antimicrobial stewardship”, attivo in 6 ospedali italiani. “Precedenti esperienze SIFO in questo campo – ricorda la Società dei farmacisti ospedalieri - hanno mostrato importanti vantaggi nella gestione del farmaco e anche il progetto Antimicrobial Stewardship, in itinere, promette risultati positivi sia in termini di performance che di gestione”. “
Il farmacista SIFO è stato sempre attento alla sicurezza del paziente”, evidenzia Polidori, ricordando che SIFO “ha un’area nazionale scientifico-culturale sul Rischio clinico molto attiva che ha sviluppato diversi progetti sulla sicurezza del paziente e ha collaborato alla stesura delle raccomandazioni del Ministero della Salute sulla sicurezza dei pazienti”.
12 aprile 2016
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