L’Appropriatezza e le soluzioni concrete che gli infermieri propongono da anni
22 FEB -
Gentile direttore,
con riferimento al meeting dedicato alla rilettura del decreto ministeriale “Appropriatezza prescrittiva”, incontro che ha visto protagonisti il ministro della salute
Beatrice Lorenzin e gli esperti del campo medico, vorrei riflettere sull'opportuna visione poliedrica della professione e sui nuovi impulsi richiesti dal servizio sanitario.
Barbara Mangiacavalli (Presidente Fnc IPASVI), sulle reti nazionali, ha ricordato che un intervento ospedaliero o para ospedaliero è appropriato se erogato impiegando un’adeguata misura di risorse, rapportate al contesto assistenziale nel suo complesso, e non solo sacrificando il numero di prescrizioni. La sintesi di quanto espresso si riscontra nella dicotomia tra appropriatezza organizzativa e appropriatezza clinica.
Evidenze scientifiche documentano che non è la quantità di risorse disponibili a contribuire al miglioramento della salute delle popolazioni, ma la capacità dei sistemi sanitari di investire in servizi efficaci e di qualità. Agli sprechi dovuti al cosiddetto overuse (sovrautilizzo inadeguato di prestazioni mediche) si affianca l’incapacità della nostra Sanità di attuare i risultati della ricerca, provocando a contrario uno scarso impiego di risorse che lo stesso sistema potrebbe in potenza adottare.
Gli infermieri, da anni, propongono soluzioni concrete attraverso la predisposizione delle unità di degenza a gestione infermieristica, l’applicazione dei modelli di ospedali per intensità di cura, la lotta al sottoutilizzo delle risorse, la prescrizione infermieristica, una migliore gestione dell’assistenza transfrontaliera, l’introduzione di innovative modalità organizzative, suggerendo come luogo di cura e assistenza preferenziale lo spazio in cui è già inserito il degente (istituzione dell'infermiere di famiglia).
I pazienti seguiti a domicilio presentano un medio-elevato indice di complessità assistenziale, che raccomanda il frequente intervento di nursing da parte dell’infermiere. Tale situazione è gestibile dalla medesima figura professionale in completa autonomia, data la sua comprovata competenza.
Gli infermieri hanno le conoscenze essenziali per valutare le condizioni dell’assistito e attivare precocemente i trattamenti necessari oppure richiedere l'intervento di altri sanitari. Aiutano le persone, le famiglie, e le comunità a coordinare o a risolvere specifici problemi di salute, a ridurre i fattori di rischio, a prevenire i problemi e a promuovere gli stili di vita sani.
Ritengo prioritario implementare sempre di più la documentazione, monitorare l'appropriatezza delle prestazioni sanitarie attraverso l'analisi accurata di cartelle cliniche, database, sistemi informativi aziendali in modo da far emergere eventuali criticità e programmare ipotesi di miglioramento.
Considero, inoltre, necessario valutare il capitale umano in base alle attività assistenziali e attraverso strumenti multidimensionali capaci di segnalare il grado di dipendenza dell'utente, nonché le competenze necessarie allo svolgimento dei clinical pathways, condivisi e attuati con le diverse figure professionali (sia il deficit che il sovrautilizzo delle risorse umane rende il sistema inefficiente).
Valorizziamo le performance delle nostre strutture condividendo metodi e standard richiesti dall'accreditamento verificando la sicurezza, gli indicatori di processo e di esito e la produttività. Coinvolgiamo i cittadini e i pazienti alla pianificazione, conduzione e valutazione delle attività sanitarie.
Una riflessione, la mia, rivolta all'ottimizzazione delle risorse disponibili, senza dimenticare i cittadini e i loro bisogni, e alla considerazione dei professionisti come un investimento per una Sanità di eccellenza dove il fattore umano fa quotidianamente la differenza.
Luca Fialdini
Infermiere
Consigliere Collegio IPASVI di Massa Carrara
22 febbraio 2016
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