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Toscana. Assegnati 70mila euro al progetto Codice Rosa contro la violenza sulle donne

Il progetto, avviato dalla Asl 9 di Grosseto nel 2010, dal 2012 è diventato progetto regionale, estendendosi gradualmente in tutta la Toscana. Ha consentito di evidenziare 6.787 accessi per maltrattamenti o abusi effettuati nelle strutture di pronto soccorso da parte di persone adulte e 934 accessi effettuati da minori, per un totale di 7.721 accessi nei tre anni di attività.

02 GEN - Parte con l'inizio del 2016 nella Asl Toscana Centro una sperimentazione che migliora e rende più efficace il progetto del Codice Rosa, introducendo un servizio che consenta di seguire e assistere sul piano sociale e psicologico le persone vittime di violenza che si sono presentate al pronto soccorso. Ne dà notizia la Regione Toscana sottolineando che una delibera approvata dalla giunta nel corso dell'ultima seduta di dicembre destina 70.000 euro per questa sperimentazione, prevedendo anche il proseguimento delle attività formative a carattere regionale, per garantire la formazione del personale delle aziende che opera nell'assistenza, cura e tutela delle persone vittime di violenza nell'ambito del progetto Codice Rosa.
 
La sperimentazione parte dalla Asl 11 di Empoli, che ha istituito un servizio di secondo livello per l'emergenza urgenza sociale, che vede la collaborazione tra Asl, Società della Salute e Comuni, per garantire l'attivazione di un pronto intervento sociale e psicologico anche per i Codici Rosa già all'interno del pronto soccorso, in grado di assicurare il necessario raccordo con i servizi socio-sanitari del territorio, per la continuità della presa in carico, aumentando così l'efficacia degli interventi.
 
"A partire dalla positiva esperienza della Asl di Empoli - spiega l'assessore al diritto alla salute e al welfare Stefania Saccardi - abbiamo voluto potenziare il progetto del Codice Rosa, avviando questa sperimentazione della durata di un anno sul territorio dell'intera Asl Toscana Centro. Attiveremo un servizio di secondo livello per l'emergenza urgenza sociale: un pronto intervento sociale e psicologico, rivolto specificamente a bambini e adolescenti, adulti, donne in particolare, diversamente abili e anziani, assicurando il raccordo tra le aziende sanitarie, i Comuni, le Società della Salute, per garantire la continuità della presa in carico, sviluppando e migliorando la funzione di raccordo tra i servizi socio-sanitari".
 
"Ricordiamo che il Codice Rosa è stato pensato e sperimentato in Toscana, e ha dato ottimi frutti - è il commento della vicepresidente della Regione, con delega alle pari opportunità, Monica Barni - Il fatto che oggi venga esteso a tutto il Paese, al di là delle polemiche che hanno accompagnato l'approvazione del relativo emendamento in Legge di Stabilità, è un grande successo per le politiche regionali sulle pari opportunità e sul contrasto alla violenza e rappresenta un passo in avanti straordinariamente importante. Si attribuisce infatti allo Stato la responsabilità nell'assistenza alle donne vittime di violenza. La tutela delle donne vittime di violenza, che sono comunque libere di sporgere denuncia, deve vedere lo Stato in prima fila, in un'azione coordinata con le associazioni, che ovviamente non vengono escluse".
 
Il progetto Codice Rosa, avviato dalla Asl 9 di Grosseto nel 2010, dal 2012 è diventato progetto regionale, estendendosi gradualmente in tutta la Toscana: dal 2014 il Codice Rosa è attivo in tutte le aziende sanitarie toscane. Ha consentito di evidenziare 6.787 accessi per maltrattamenti o abusi effettuati nelle strutture di pronto soccorso da parte di persone adulte e 934 accessi effettuati da minori, per un totale di 7.721 accessi nei tre anni di attività.
 
Il Codice Rosa viene assegnato assieme al codice di gravità del triage in pronto soccorso, e permette di avviare un percorso di accoglienza in luogo riservato, dedicato alle persone che si sospetta possano aver subito violenze o abusi; consente di affrontare il fenomeno nel momento dell'urgenza, quando le persone vanno al pronto soccorso per essere curate, portando all'attenzione casi di maltrattamenti e abusi che, senza un lavoro di osservazione e accoglienza, non avrebbero consentito la conoscenza delle vere cause alla base delle esigenze di cura.
 

02 gennaio 2016
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