Fecondazione eterologa. Marroni: “Toscana apripista nazionale”
Così l'assessore alla salute è intervenuto a Cortona al convegno sulla fecondazione eterologa organizzato dalla Pma (Procreazione medicalmente assistita) dell'ospedale della Fratta. "Non è stato facile in assenza di precise direttive nazionali, ma noi abbiamo emanato nel settembre 2014 la prima delibera e abbiamo inserito la fecondazione eterologa nei Lea".
07 GIU - "La Toscana è stata la Regione che ha fatto da apripista nel percorso per la fecondazione eterologa. Non è stato facile in assenza di precise direttive nazionali, ma noi abbiamo emanato nel settembre 2014 la prima delibera e abbiamo inserito la fecondazione eterologa nei Lea. Le altre Regioni, ognuna con proprie interpretazioni più o meno restrittive, hanno seguito l'esempio toscano". E' quanto ha detto stamani l'assessore al diritto alla salute
Luigi Marroni a Cortona, intervenendo al convegno sulla fecondazione eterologa organizzato dalla Pma (Procreazione medicalmente assistita) dell'ospedale della Fratta guidata da
Luca Mencaglia.
"Molte le questioni ancora aperte - ha ricordato Marroni - dalle modalità di raccolta delle donazioni, sia maschili che femminili, alla diagnosi genetica preimpianto, alla gestione di una banca di raccolta regionale e dell'attività di social freezing. Come Regione abbiamo predisposto progetti operativi, alcuni dei quali già deliberati, ed altri pronti. Certamente non ci fermeremo e anche dalle prenotazioni che registrano i nostri centri, con tempi di attesa importanti, è facile capire che molte coppie italiane guardano proprio alla Toscana come valida alternativa ai costosi e non sempre sicuri viaggi della speranza all'estero, dei quali oggi non c'è più bisogno".
Uno dei temi più delicati è quello della donazione, sia maschile che femminile. "Nella maggior parte dei casi - ha spiegato Marroni - si guarda ancora all'estero e Careggi ha tracciato con proprie delibere la strada maestra per tutti i centri italiani. Oggi rivolgersi ancora alle banche del seme estere è quasi un obbligo, perché da noi la donazione non ha ancora individuato percorsi capaci di soddisfare la domanda. Ci sono argomenti controversi, dall'eventuale rimborso al donatore, al registro nazionale delle donazioni, alla gestione del seme, degli ovociti e dei gameti. Ma la Toscana ha deciso di garantire ai cittadini questo loro diritto e supererà ogni ostacolo, che si presenta sempre agli innovatori".
07 giugno 2015
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