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Payback dispositivi. Consiglio regionale della Toscana approva mozione del Pd: “Necessità di assicurare celermente alle Regioni le risorse”

Presentata ad agosto, la mozione impegna la Giunta ad attivarsi con il Governo affinché vengano adottate misure che risolvano le criticità riscontrate dalla Corte Costituzionale e assicurino alle Regioni le risorse dovute (necessarie in molti casi a garantire i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie) ricercando, al contempo, soluzioni che evitino ripercussioni negative sulle aziende, sopratutto le piccole e medie imprese. IL TESTO DELLA MOZIONE DEPOSITATO

31 OTT - Il Consiglio regionale della Toscana, con 23 voti a favore (Pd, IV e M5S) e 4 contrari (FdI e Lega), ha approvato ieri la mozione presentata ad agosto dal Pd, primo firmatario Enrico Sostegni, in merito alla “necessità di assicurare celermente alle Regioni le risorse derivanti dal c.d. Payback mediante soluzioni che evitino ripercussioni negative sulle imprese, con particolare riferimento a quelle di medio-piccola dimensione”.

Come illustrato da Sostegni la mozione fa un excursus sul tema del paypack per focalizzare un preciso punto: non sta alle Regioni ma allo Stato rispondere in solido alle imprese produttrici di dispositivi farmaceutici. “Lo Stato può metterci le mani e lo ha anche dimostrato – le parole del presidente della commissione Sanità riprese in una nota diramata dall’ufficio stampa dell’assemblea legislativa toscana – nel 2023 con un decreto legge ha coperto metà delle spese”.

Nella ricostruzione degli elementi principali dell’atto si fa riferimento alla legge 78 del 2015, che aveva stabilito un tetto alla spesa regionale per i dispositivi medici disponendo, contestualmente, che in caso di superamento di tale limite, le imprese fornitrici ai servizi sanitari regionali erano tenute a contribuire, anche parzialmente, al ripiano dello sforamento.

Inoltre la mozione richiama il decreto legge del 2023 con il quale si è proceduto ad istituire un fondo statale, da assegnare alle Regioni, che nel periodo 2015-2018 avessero superato il tetto di spesa, consentendo alle imprese fornitrici di versare solo il 48 per cento della rispettiva quota di ripiano. L’atto ricorda come, per quanto riguarda la nostra regione, siano stati quantificati in quasi 400 milioni gli importi dovuti per il quadriennio 2015-2018.

Infine, nella mozione, si citano le sentenze della Corte Costituzionale del 2024 che confermano, pur evidenziando come il payback presenti diverse criticità, la legittimità delle disposizioni legislative in materia.

A seguito di tutto ciò la mozione impegna l’esecutivo regionale ad attivarsi nei confronti del Governo affinché adotti specifiche misure che risolvano le criticità riscontrate e assicurino alle Regioni le risorse dovute, necessarie in molti casi a garantire i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e che, nel contempo, siano ricercate soluzioni che evitino ripercussioni negative sulle aziende, in special modo quelle di piccole e di medie dimensioni.

“Si scrive payback e si legge Matteo Renzi”, così ha esordito Diego Petrucci (FdI), parlando di una legge del Governo Renzi che si traduce nella incapacità di alcune regioni, più di altre, a contenere la spesa. Da qui l’annuncio del voto contrario, non solo per la strumentalità dell’atto ma anche per la convinzione che non spetti al Governo ripianare. E, infine, l’invito alla maggioranza, di “mettere mani all’inefficienza del sistema sanitario regionale, senza ricorre al payback, perché non si può pensare di azzerare o contenere un disavanzo strutturale con entrate una tantum”.

Di diverso avviso Marco Niccolai (Pd): “siete voi che avete dichiarato guerra alla sanità pubblica e anche alle autonomie locali, l’aumento delle risorse in sanità è solo una novella”. “Non potete venire a farci una lezione su come si gestisce la sanità – ha continuato – Voi volete aprire ai privati mentre noi preferiamo la sanità pubblica”. Secondo il consigliere una cosa è certa: “le regioni italiane hanno tagli sulla spesa corrente, in particolare su sanità e trasporti”.

31 ottobre 2024
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