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Aggressioni agli operatori. Giani: “Avere una polizia regionale sarebbe di aiuto”. Semplificate le procedure per denunciare on line gli episodi di violenza

Il presidente ha anticipato che chiederà al tavolo sulla sicurezza in Prefettura, previsto per la prossima settimana, “che personale di polizia, carabinieri o vigili urbani presidino ospedale e luoghi a maggior rischio”. Bezzini: “Il problema a volte è culturale: occorre educare i cittadini”

18 SET -

Avere una polizia regionale può essere una soluzione per mettere un freno alla crescita del fenomeno delle aggressioni verbali e anche fisiche al personale sanitario.

A rilanciare questa “opportunità” è il presidente della regione Eugenio Giani che - nel corso di un confronto con direzioni aziendali, professionisti, sindacati ed ordini professionali organizzato all’Health Campus Meyer di Firenze - immagina un “nucleo anche ristretto ma flessibile”. “Sarebbe importante – ha detto – aiuterebbe ad esempio a presidiare i luoghi più delicati e a interrompere sul nascere eventuali aggressioni, anche semplicemente con la presenza di un agente”. Nei pronto soccorso ad esempio o nei reparti di salute mentale. “Chiaramente – aggiunge Giani – la polizia regionale potrebbe essere utilizzata anche per altro: per far rispettare ad esempio le ordinanze della Regione”.

Intanto, ricorda una nota della regione, il 25 settembre è convocato un tavolo sulla sicurezza in Prefettura. “E a quel tavolo – anticipa il presidente – chiederò che personale di polizia, carabinieri o vigili urbani presidino ospedale e luoghi a maggior rischio, perché anche solo vedere una divisa in un pronto soccorso particolarmente ingolfato ed affollato svolge sicuramente una funzione importantissima di deterrenza. Si tratta chiaramente di un fenomeno nazionale, non solo toscano – precisa Giani – e se a volte i numeri della nostra regione possono sembrare più alti che altrove è anche perché siamo più bravi a farli emergere, dotati di un osservatorio regionale già prima di quello nazionale, fin dal 2018”.

Il fenomeno, che genera grande preoccupazione, è complesso ed ha bisogno anche di interventi a monte. “Le cause sono molteplici ed occorre ragionare su diversi punti – dice l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini –: primo su tutti la necessità di promuovere una cultura del rispetto nei confronti degli operatori sanitari, che lavorano con grande passione, professionalità ed impegno per tutelare la nostra salute e vanno assolutamente rispettati. Va ricostruita una relazione di fiducia tra le persone e il sistema sanitario”.

C’è poi un tema di controlli e monitoraggio, “che spetta in parte alle aziende sanitarie come datori di lavoro – specifica l’assessore – e in parte anche alle altre istituzioni dello Stato preposte all’ordine pubblico. In quanto luoghi pubblici, le strutture sanitarie richiedono un’attenzione particolare”.

Occorre inoltre ragionare su specifiche azioni nei contesti e luoghi più esposti al fenomeno, continua Bezzini: “I dati raccolti dall’osservatorio ci dicono che una percentuale importante delle aggressioni si sviluppa nei pronto soccorso, nei reparti di salute mentale e negli ambulatori delle guardie mediche che di notte sono sole.”

“Non dimentichiamo però – evidenzia l’assessore - che un’altra componente rilevante del fenomeno è la tensione che deriva dal disallineamento tra la domanda e l’offerta di prestazioni sanitarie che, di fronte al sottofinanziamento della sanità pubblica al quale stiamo assistendo, rischia di crescere ulteriormente. Anche per questo ci auguriamo che il Governo faccia di più con la prossima legge di stabilità e si impegni a stanziare risorse adeguate per il fondo sanitario. In Toscana – conclude - esiste un piano di lavoro condiviso che stiamo portando avanti con impegno e determinazione per tutelare il personale e permettere alle nostre professioniste e professionisti, a tutte e tutti i volontari di svolgere il loro lavoro senza il rischio di subire aggressioni verbali e fisiche”.

Gli interventi della Regione: segnalazioni on line e misure per la sicurezza

Tra le azioni a valle programmate la Regione sta mettendo a punto una procedura on line, semplificata, per segnalare episodi di aggressione. Consentirà a ciascuna professionista di farlo in autonomia, in qualsiasi momento della giornata e da qualsiasi luogo: basterà avere un acceso ad internet. Le segnalazioni arriveranno in tempo reale ai responsabili per la sicurezza delle singole aziende e automaticamente alimenteranno l’archivio dell’Osservatorio regionale e nazionale, con maggiore celerità e un flusso pressoché continuo. La demo del nuovo portale, che entrerà in funzione nei prossimi mesi, è stata presentata nel corso dell’incontro all’Health Meyer Campus.

La sicurezza non è in ogni caso un tema che si possa affrontare a compartimenti stagni, sottolinea il direttore dell’assessorato alla sanità regionale Federico Gelli. E così, se per fermare le aggressioni al personale della sanità è innegabile che occorra prima di tutto creare uno spirito positivo tra gli utenti, spiegare come funziona una struttura sanitaria e quali sono le variabili che influiscono sui tempi di presa in carico - migliorare anche la comunicazione con i parenti che aspettano in sala di attesa, utilizzando magari app e nuove tecnologie per seguire in tempo reale il percorso diagnostico di chi arriva al pronto soccorso – sono poi utili anche strumenti per aumentare il grado di tutela del personale: pulsanti di allarme per segnalare situazioni di emergenza ed essere geolocalizzati, telecamere di videosorveglianza ben visibili, dispostivi per controllare gli accessi, illuminazione adeguata.

Su tutti e due i fronti la Regione è impegnata con un progetto che vede un investimento di due milioni e 100 mila euro in due anni, tra il 2024 e 2025.

I numeri
Ogni analisi non può naturalmente che partire dai numeri, esaminati anche nel corso dell’iniziativa fiorentina. Le aggressioni al personale sanitario, verbali o fisiche, continuano ad essere un fenomeno ancora troppo diffuso. Lo confermano i dati dell’Osservatorio della Regione Toscana, che monitora il fenomeno dal 2019.

Nel primo semestre del 2024 sono stati 1136 i casi registrati: 903 aggressioni verbali, 207 fisiche e 26 contro la proprietà. Oltre la metà delle violenze (il 53 per cento) hanno visto gli infermieri come vittime , nel 17 per cento degli episodi gli operatori socio sanitari e per il 13 per cento i medici. La maggiore incidenza, quasi il 45 per cento, riguarda i servizi posichiatrici territoriali. All’interno degli ospedali il settore più esposto è il pronto soccorso.

Nel 2023 erano stati 2356 i casi di aggressione complessivamente segnalati: 1769 verbali, 478 fisica e 109 contro la proprietà. Un trend in crescita, con 1258 episodi nel 2022, 817 nel 2021 e 752 nel 2020.



18 settembre 2024
© Riproduzione riservata

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