Un percorso, fatto di buone pratiche (non solo all’interno degli ospedali), per trovare soluzioni alle criticità dei pronto soccorso. Un problema che riguarda tutta l’Italia e che necessita di risposte nazionali, ma su cui la giunta regionale ha deciso di fare la sua parte con l’obiettivo di ridurre la pressione sui pronto soccorso, limitare i tempi di permanenza non necessari e assicurare un’adeguata presa in carico del paziente. E, non per ultimo, tutelare i professionisti dell’emergenza urgenza che, grazie al loro straordinario impegno, garantiscono un servizio essenziale per la collettività.
A marzo il presidente Giani e l’assessore al diritto alla salute Bezzini avevano annunciato la riorganizzazione dei dipartimenti di emergenza urgenza. Ieri, 15 maggio, la giunta regionale ha approvato la delibera che contiene gli indirizzi e le buone pratiche da mettere in campo, elaborate assieme alle Asl e alle aziende ospedaliere: due milioni e mezzo di euro le risorse stanziate.
“Questa delibera arriva al termine di un’attenta fase di analisi e valutazione – spiega Bezzini – e si inserisce nel quadro delle riforme che come Regione Toscana stiamo portando avanti. Una scelta frutto di un lungo percorso che ha visto svilupparsi un confronto con i responsabili dei Pronto Soccorso della Toscana e le organizzazioni sindacali, arricchito dal prezioso contributo dell’Organismo Toscano per il Governo Clinico”.
“Abbiamo individuato azioni ed indirizzi operativi per rispondere alle criticità del sistema di emergenza urgenza – prosegue -, puntando sulla fluidità dei processi e sul miglioramento del sistema di presa in carico del paziente. Punto di partenza del nuovo modello di organizzazione è la valorizzazione dei nostri professionisti, con la messa a frutto delle competenze dei medici e degli infermieri, e un riconoscimento economico per le prestazioni aggiuntive svolte al pronto soccorso, lavoro che merita un’attenzione particolare”.
Medici dai reparti per i codici minori A livello di pronto soccorso si propone una rotazione programmata di tutti i medici di area medica (e con specializzazione equipollente alla medicina di emergenza urgenza) per prendere in carico i codici minori dal 3 al 5. E’ prevista l’istituzione ed attivazione di percorsi veloci, in particolare per ortopedia, pediatria, ostetricia-ginecologia, otorinolaringoiatra, oculistica, dermatologia, urologia ed oncologia. Al via, dove già non ci siano, anche ambulatori con personale esperto, aperti almeno dieci ore al giorno sette giorni su sette, per le urgenze minori. Sarà istituita inoltre la funzione del ‘flussista’: avrà il compito di orientare i pazienti nei vari ambulatori e seguirne il percorso, prendendoli in carico nei momenti di attesa, monitorandoli, controllandoli e rivalutando i casi. Il flussista dovrà coordinarsi con il ‘bed manager’, ovvero il responsabile dei posti letto, ulteriore figura che sarà istituita e che dovrà raccordarsi con Rsa, cure intermedie, hospice ed altre strutture residenziali per la dimissione in modo da trasferire il paziente al presidio più adeguato alla patologia.
Ambulatori nei territori e percorsi veloci Ma per ridurre l’affollamento dei pronto soccorso, le misure pensate coinvolgono anche le zone distretto, le società della salute e le cure primarie. La Regione ad esempio, anche in coerenza con l’accordo siglato nei mesi scorsi con le organizzazioni dei medici di medicina generale, invita a dare seguito alla sperimentazione, là dove già non sia in atto, di postazioni di continuità assistenziale in prossimità dei pronto soccorso di determinati ospedali, scelti da un apposito gruppo di lavoro istituito ad hoc e destinati a chi si rivolge al pronto soccorso e presenta un codice lieve, quattro o cinque.
Tra gli indirizzi della giunta regionale ci sono poi una serie di azioni tese a migliorare l’appropriatezza dei ricoveri e le dimissioni precoci e protette: dall’attento utilizzo dell’osservazione breve intensiva al rispetto dei tempi delle consulenze dei reparti specialistici, dalle dimissioni dai reparti anche la domenica e nel fine settimana (per recuperare più velocemente posti letto in ospedale) ad un servizio di radiologia d’urgenza esclusivamente dedicato al pronto soccorso. E poi medici e infermieri dell’assistenza domiciliare (dodici ora al giorno, in alcune case di comunità anche ventiquattro ore al giorno) per la presa in carico dei pazienti dimessi ed evitare accessi impropri al pronto soccorso nel caso di riacutizzarsi della patologia.
Incentivi per l’impegno usurante Quanto alle retribuzioni dei medici, la Regione ha chiesto alle aziende di istituire percorsi di valorizzazione specifica per chi svolge attività in pronto soccorso in modo stabile, programmata e ricorrente per almeno il 75 per cento delle presenze in un anno. Dopo il superamento del periodo di prova, verranno attribuiti incarichi con valorizzazione economica superiore rispetto all’ordinario percorso di carriera esterno al pronto soccorso. La produttività aggiuntiva svolta in pronto soccorso verrà pagata 100 euro l’ora per i medici e 50 per gli infermieri. Inoltre le aziende potranno reclutare temporaneamente il personale già in servizio in altre aree in specialità equipollenti, anche ricorrendo ad incentivi nelle retribuzioni. E’ prevista una incentivazione nell’attività formativa e valorizzazione delle attività di tutoraggio.
Empatia e contatto con i pazienti Cura per la comunicazione, anche di chi attende in sala di attesa. Con la delibera si invitano le aziende sanitarie a prestare la massima attenzione nel processo di comunicazione con i pazienti e i loro familiari, identificando canali adeguati e figure professionali dedicate, ricorrendo anche al Servizio civile od altri percorsi professionalizzanti.