Artista di successo, interprete sensibile della cultura dei suoi giorni e autore di opere straordinariamente attuali. Maestro di bellezza, con le sue “Veneri” ha stabilito inconsapevolmente un canone di perfezione che si avvicina molto a quello dei giorni nostri. Ma anche figura misteriosa e inquieta: nonostante la sua fama senza tempo i suoi quadri nascondono tuttora misteri difficili da svelare.
Dopo sessant’anni, Sandro Botticelli torna nella collana d’arte del Gruppo Menarini con una monografia inedita presentata, a Firenze, nel Salone di Apollo di Palazzo Pucci, alla presenza dell’autrice, Cristina Acidini, già soprintendente dei musei d’arte di Firenze e oggi presidente dell’Opera di Santa Croce e di altre prestigiose istituzioni fiorentine.
Un volume d’arte sull’artista simbolo del Rinascimento Botticelli che va ad arricchire la collana d’arte della farmaceutica fiorentina nata nel 1956 per celebrare la bellezza del nostro Paese attraverso i grandi maestri della pittura e della scultura come Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Tiziano e Giotto.
“La collezione d’arte Menarini vuole valorizzare i grandi artisti italiani e farli conoscere anche ai più giovani - hanno detto Lucia e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini - Scoprire Botticelli con le sue inquietudini dietro la meraviglia dei suoi quadri più noti rende questo artista molto vicino al sentire contemporaneo”.
La monografia ci riporta nella Firenze della seconda metà del Quattrocento, nella tintoria di Mariano Filipepi, padre di Botticelli. È lì che il giovane Sandro, affascinato probabilmente dai colori utilizzati ogni giorno nella bottega di famiglia, si avvicina allo studio delle arti. Le poche testimonianze disponibili lo presentano come un uomo incline all’ironia, al sarcasmo e alla beffa, nel pieno spirito fiorentino dell’epoca. Animo tormentato dal temperamento inquieto, rifiuta categoricamente di prendere moglie, ma dichiara amore eterno a Firenze che non abbandona mai, se non per poche e brevi trasferte di lavoro. Con acuta sensibilità d’uomo e d’artista, registra il cambiamento della sua città, dai trionfi carnevaleschi di Lorenzo de’ Medici alle processioni penitenziali di Savonarola. Come artista, ha la capacità unica di adattarsi al mutare della sua epoca, mettendo in scena anche figure tormentate e dal cromatismo più cupo, come il Compianto sul Cristo morto o la Pala delle Convertite, lontanissime dall’armonia e dalla grazia della Nascita di Venere e La Primavera. E proprio queste due opere, con le loro innumerevoli variazioni e reinvenzioni, rendono Botticelli ancora oggi un artista estremamente popolare, ma non per questo un soggetto di studio meno interessante.
Non sono poche, infatti, le controversie sulla cronologia e sull’interpretazione di molti dipinti botticelliani, compresi i più famosi. I restauri e le sofisticate indagini diagnostiche, infatti, portano costantemente a galla nuovi elementi che generano spunti di dibattito tra gli specialisti del settore.
“Questo straordinario artista torna nella collana Menarini con una seconda monografia, che tiene conto delle novità emerse negli oltre sessant’anni trascorsi, grazie ai nuovi documenti ritrovati e alle nuove interpretazioni, specialmente riguardanti i suoi dipinti più suggestivi e misteriosi. Inoltre, le indagini scientifiche coincidenti con i restauri di molte sue opere hanno arricchito la conoscenza della sua pittura raffinata e versatile - ha spiegato Cristina Acidini - Botticelli infatti è stato fra i più autentici interpreti della cultura della sua epoca, rispecchiando i profondi cambiamenti della società in cui ha vissuto, nella Firenze dominata prima da Lorenzo il Magnifico in un periodo di lieta fioritura culturale, poi da fra’ Girolamo Savonarola in anni di turbato riformismo religioso. Per questo è divenuto il pittore “simbolo” del Rinascimento, con i suoi splendori e le sue inquietudini”.