È stato recentemente pubblicato sul Bulletin of the World Health Organization, l’articolo dal titolo ‘Physiotherapy as part of primary health care, Italy’ che vede come autori Matteo Paci, Elisa Buonandi, Laura Rosiello e Sandra Moretti, fisioterapisti del Dipartimento delle professioni tecnico sanitarie della Azienda Usl Toscana Centro, in collaborazione con il Dipartimento di assistenza infermieristica e ostetrica e con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Chiara Barchielli e Alessandra Da Ros).
L'articolo, spiega l'Ausl in una nota, “descrive il modello del fisioterapista di comunità introdotto per la prima volta in Italia e in via di sperimentazione nella Asl Toscana Centro, secondo il quale il fisioterapista collabora con il team multi professionale nella valutazione dei bisogni della comunità, nell’elaborazione di profili di salute e nell’identificazione di gruppi di popolazione a rischio. Sostiene la promozione della salute mediante interventi settoriali e intersettoriali rivolti a specifici determinanti di salute e favorisce la valorizzazione delle risorse della comunità (gruppi di volontariato, gruppi di auto-aiuto, attività fisica adattata, centri per anziani, etc.).
Questi dati “supportano l’ipotesi che il modello del fisioterapista di comunità possa offrire interventi appropriati, sicuri e con ragionevole potenzialità di ottimizzazione del rapporto costi/benefici. Per quanto di competenza, il fisioterapista di Comunità promuove e sostiene il supporto all’auto-cura (self-management), come aiuto ai pazienti ed alle loro famiglie nell’acquisire conoscenze, abilità e motivazioni nella gestione della malattia; la proattività degli interventi; il supporto all’educazione e alle competenze del caregiver, compreso l’addestramento all'uso corretto degli ausili” e “verifica periodica dell’appropriatezza ed efficacia degli stessi”.
Quindi “il supporto alle decisioni, consistente nell’adozione di linee indirizzo e best practice basate sull’evidenza, che forniscano al team gli standard per un’assistenza ottimale ai pazienti cronici e che siano oggetto di una costante attività di aggiornamento e di adattamento alla realtà locale.