Forum Risk Management. Fondi europei: un’opportunità da non farsi scappare
di Michela Perrone
Sono tante le risorse in arrivo da Bruxelles per la sanità. La sfida è riuscire a elaborare strategie di medio periodo sfruttando ciò che il Covid ci ha insegnato. Fondamentale la partnership pubblico-privato, così come pensare alla costituzione di un’Agenzia italiana per la ricerca. Se ne è parlato durante una tavola rotonda organizzata nell’ambito della 15° edizione del Forum Risk Management, che quest’anno si è svolta in modalità virtuale.
15 DIC - La pandemia che stiamo attraversando ha messo in evidenza come salute, economia e ambiente siano collegati e ci ha fatto interrogare su cosa possiamo fare per non farci trovare impreparati in futuro.
È partita da questa considerazione la tavola rotonda “Fondi europei per la salute e transizione ecologica dell’economia” che si è tenuta durante la 15° edizione del Forum Risk Management, che quest’anno si è svolta in modalità virtuale.
In apertura
Enrico Rossi, del Comitato Europeo per le Regioni, ha evidenziato come i pesanti tagli alla sanità perpetuati negli anni abbiano inciso profondamente: “In Italia tra il 2008 e il 2019 abbiamo perso qualcosa come 38.000 unità personale sanitario e siamo passati da 7,2 a 3,2 posti letto per 100.000 abitanti – ha ricordato – Nonostante queste ristrettezze, il nostro Sistema sanitario è riuscito a migliorare l’efficienza e addirittura gli esiti ospedalieri. Abbiamo però lasciato in secondo piano l’efficacia e la capacità di affrontare situazioni d’emergenza, non considerando la nostra vulnerabilità, gli elementi che avrebbero potuto metterci in crisi. Abbiamo bisogno di un Sistema sanitario resiliente e di quella che io chiamo ridondanza appropriata, una “riserva” da usare in caso di necessità. Per farlo, occorre modellizzare ospedali, che devono essere in grado di riconvertire velocemente reparti e di avere più posti letto anche per le cure intermedie”.
Per fare tutto questo servono strategie, ma anche risorse: “Se saremo in grado di utilizzare i fondi europei in arrivo per riscoprire la medicina sociale e per fornire maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale della nostra sanità, allora saremo riusciti a spendere bene questi soldi. È un’occasione che non possiamo permetterci di perdere”.
L’importanza dell’Europa.
Simona Bonafè, Deputato Europeo Commissione Ambiente e Sanità, ha evidenziato come, quest’anno, “l’Europa ha messo in campo ingenti finanziamenti accompagnati da azioni volte a coordinare maggiormente gli sforzi dei singoli Stati membri. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è molto attenta al legame tra ambiente e salute: il Green Deal può diventare uno strumento per costruire una società più resiliente anche rispetto alle crisi pandemiche. E l’Unione europea della salute, sebbene non sia un atto legislativo, rappresenta una road map per ottenere maggiori poteri in ambito sanitario a livello europeo”.
Tutti d’accordo nell’affermare che in questo momento non sono le risorse a mancare, e probabilmente nemmeno le idee.
Elio Borgonovi dell’Università Bocconi di Milano, però, ha evidenziato come sia importante passare in fretta alla fase attuativa, “in cui l’Italia ma anche l’Europa è un po’ carente”. Per il professore, “servono grandi investimenti che costano poco, come quello sulla formazione. Le persone devono essere preparate, motivate e in grado di lavorare in squadra. Dobbiamo riuscire a mettere in circolo le buone pratiche che già esistono. Se è impossibile predire il futuro, possiamo prepararci ad affrontarlo: persone e istituzioni devono essere pronte ad adattarsi alle situazioni in cui si troveranno, veloci a reagire”.
Giorgio Clarotti Senior Policy Officer DG Ricerca e Innovazione, Commissione Europea, ha ricordato come siamo all’inizio di un nuovo settennio di progettazione europea: sono stati recentemente definiti i budget dei prossimi sette anni e Horizon Europe è il programma di ricerca scientifica che proseguirà quanto fatto con Horizon 2020. “Ci saranno circa 7-8 miliardi per la ricerca in ambito salute – ha affermato l’esperto – Ricerca che però deve essere collaborativa. È fondamentale la costruzione di partenariati. Entro metà aprile 2021 contiamo di far uscire i primi bandi, in modo da iniziare le attività prima della fine dell’anno”.
La collaborazione al centro.
A proposito di collaborazione,
Michele Perrino Presidente Comitato HealthCare, American Chamber of Commerce in Italy, ha evidenziato come occorra un cambio di paradigma, non solo sanitario ma anche sociale ed economico. “Bisogna capire che nel privato non c’è del male, se questo è in grado di unirsi al pubblico per gli stessi obiettivi. Come Chamber abbiamo inviato al Ministero un documento molto operativo per la ripresa, grazie anche all’epocale allocazione di risorse che ci interesserà nei prossimi sei anni grazie al Recovery Fund. A nostro avviso il cambio di passo si ottiene stabilendo una chiara governance legata al digitale, potenziando le infrastrutture e pensando a un sistema salute basato sul valore. È una trasformazione ambiziosa ma secondo noi possibile”.
Gli strumenti per fare squadra già ci sono, almeno parzialmente.
Antonio Maritati ha portato l’esperienza di Promis, il progetto di cui è coordinatore e che punta a promuovere la sanità delle Regioni in Europa e nel mondo: “Il valore aggiunto che ha portato Promis 10 anni fa è stato proprio la capacità di fare sistema, di aggregare i vari attori nella ricerca congiunta di finanziamenti e nella partecipazione a bandi”.
E
Alberto Zanobini Presidente di ECHO, organizzazione degli ospedali pediatrici europei e DG dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha evidenziato: “Sono i nostri stakeholder, cioè giovani e adolescenti, a chiederci di avere una visione più sistemica della salute, che abbracci anche altri ambiti, come la natura e il sistema educativo. Dobbiamo passare da sanità a salute. La sanità non deve limitarsi a erogare servizi, ma deve diventare una grande impresa con il dovere di costruire salute a partire dalle proprie fondamenta, per esempio con la progettazione di strutture ecosostenibili e il contenimento dei rifiuti”.
La ricerca al centro
Dal punto di vista farmaceutico, l’Italia è il terzo mercato europeo dopo la Germania e la Francia e il sesto a livello globale mondiale dopo Stati Uniti, Giappone e Cina. Guardando però gli investimenti in ricerca e sviluppo, il nostro Paese si piazza soltanto al diciassettesimo posto. Sono alcuni dei dati ricordati da
Nello Martini Presidente Fondazione ReS. “In Italia manca un progetto strategico sulla ricerca che punti a farla diventare il motore della società – ha affermato – Dovremo pensare di costituire un’Agenzia italiana per la ricerca che snellisca la burocrazia e funga da coordinamento a livello nazionale. Oggi esistono le condizioni di contesto e di percezione di valore, oltre che i fondi per poterla finanziare. Certo, serve una determinazione politica forte per scardinare e riordinare le direzioni generali.”.
Emiliano Giovagnoni Confindustria Dispositivi Medici: “Il settore dei medical device è centrale e sono stati fatti passi avanti anche in Europa. Nel 2017 è stato approvato un regolamento che ridefinisce totalmente quelli che sono standard qualità e sicurezza di questo settore centrale in qualunque settore sanitario”.
In chiusura
Elisa Gastaldi Siemens-Healthineers: “Le possibilità sono molte e ad oggi l’ostacolo più grande per l’utilizzo fondi: burocrazia. Nel settennio che si apre avremo risorse importanti per la ricerca scientifica, ma anche per programmi di coorperazione transfrontaliera, dai quali l’Italia è particolarmente interessata. È importante ricordare che le sfide odierne sono state esacerbate dal Covid, ma esistevano già anche prima. Ora dobbiamo porci il problema di come utilizzare al meglio questi fondi”.
Secondo Borgonovi, una soluzione potrebbe essere “utilizzare la risorsa meno rinnovabile e più riproducibile che abbiamo a disposizione: la testa delle persone. Dobbiamo riuscire, tutti insieme, a fare l’ultimo miglio”.
Michela Perrone
15 dicembre 2020
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