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Formazione professioni sanitarie: nuovi bisogni della popolazione e ed esigenze delle organizzazioni

di Marcello Bozzi

Probabilmente, prima di guardare al nuovo, vale la pena rendere operativo quanto già normato da 26 anni e ancora in attesa di applicazione. Ristrutturazioni e riorganizzazioni sono interessi del sistema ed è importante che tutti gli stake-holder interessati (Ministeri Salute e Università, Regioni, Ordini, Sindacati Comparto e Dirigenza Sanitaria, Aziende, Società Scientifiche, associazioni dei malati, etc.) siano intorno ad un tavolo per le conseguenti discussioni, confronti e decisioni

06 OTT - I nuovi bisogni della popolazione e le nuove esigenze di funzionamento delle strutture richiedono una rapida ed urgente revisione del sistema formativo riguardante le professioni sanitarie.
 
Non sono tanto in discussione le normative che regolamentano e disciplinano la formazione delle professioni sanitarie e le relative articolazioni in L/LM/DS/DR. (l. 341/90, DM 509/99, DM 270/2004), quanto la numerosità dei corsi attivati (L) e l’applicazione dei contenuti caratterizzanti nei Corsi di LM e DS.
 
L’approfondimento che viene presentato riguarda:
1. Corsi di Laurea
2. Diplomi di Specializzazione
3. Corsi di Laurea Magistrale
 
1. I Corsi di Laurea 
Alcune considerazioni:
• sono passati 26 anni dalla pubblicazione dei primi profili professionali (dal 1994 in avanti), con la necessità di rivedere i contenuti caratterizzanti degli stessi, tenuto conto sia dei mutamenti della domanda della popolazione, sia delle evoluzioni scientifiche, tecnologiche e metodologiche che hanno riguardato i percorsi ed i processi di diagnosi, cura, assistenza, riabilitazione;
 
• probabilmente è necessario verificare attentamente la necessità (per il sistema) di 22 professioni sanitarie, evitando le situazioni di sovrapposizione dove professionisti diversi si occupano delle medesime attività su pazienti diversi (anagraficamente o per patologia), o se non è il caso di pensare a “tronchi comuni” con raggruppamenti di professioni con caratterizzazioni disciplinari affini;
 
• la parcellizzazione è nemica della razionalizzazione, con possibili ripercussioni negative sia nei futuri professionisti, sia nelle determinazioni allocative delle aziende, sia nei fruitori delle attività/prestazioni;
 
• l’assenza di una programmazione seria può avere, come conseguenza, la formazione di un numero di professionisti inferiore alle necessità o, di contro, una eccedente formazione di professionisti, generando frustrazioni e disoccupazione.
 
La tabella che segue (tab. 1 - fonte: A.Mastrillo – Conferenza Corsi di Laurea – dati elaborati) riporta, per ogni singola professione, dall’A.A. 2013/’14 ad oggi, i dati relativi alle domande, ai posti disponibili e alla proiezione di laureati per gli anni 2019-2020-2021, considerando il 65% degli ammessi ad ogni singolo corso.
 

 

E’ inevitabile porsi la domanda se l’offerta dei laureati è compatibile con la domanda del sistema … o se ci sono contraddizioni rimaste “sopite” … per fini difficili da comprendere, magari da esplicitare al meglio, per una conoscenza diffusa e consapevole da parte di tutti.
 
2. I Diplomi di Specializzazione
A metà degli anni ’70 le specializzazioni delle professioni sanitarie (il riferimento è all’area infermieristica) erano una parte importante del sistema sanitario di quel tempo e avevano grande valore per la crescita e lo sviluppo dei professionisti. A memoria ricordo le specializzazioni in caposala, strumentista di sala operatoria, anestesia e rianimazione, assistente sanitario, dialisi, etc.. Queste posizioni erano anche “contrattualizzate” con un diverso riconoscimento economico.
 
Per decisioni di difficile comprensione all’inizio degli anni ’80 c’è stato l’azzeramento dei percorsi formativi di specializzazione e dei riconoscimenti economici.
 
Dopo circa 15 anni la questione “specializzazioni” torna ad essere presa in considerazione; i riscontri documentali evidenziano:
• Il DM 739/94 (26 anni fa) riprende in considerazione le specializzazioni: - Sanità Pubblica, Pediatria, Salute Mentale / Psichiatria, Geriatria, Area Critica, … con la possibilità di ulteriori attivazioni in altre aree e/o discipline “sulla base di motivate esigenze”.
 
• La l. 42/’99 (21 anni fa) cita espressamente “i corsi di formazione post base”.
 
• La l. 43/2006 (14 anni fa) definisce l’articolazione organizzativa della filiera di ogni professione sanitaria prevedendo: - il professionista generalista, il professionista specialista, il professionista coordinatore, il professionista dirigente (quest’ultimo per l’area infermieristico-ostetrica, per l’area della riabilitazione, per l’area tecnica e per l’area della prevenzione).
 
• Il Decreto Interministeriale del 10/3/2016 prevede i Master di I livello trasversali (organizzativo-gestionali, didattici, di ricerca), interprofessionali, specialistici (per un totale di 90 master).
 
• Il CCNL 2016-2018 – Area del Comparto – Art. 16 – prevede il “professionista esperto” e il “professionista specialista” (senza contrattualizzazione economica!).
 
Relativamente alle specializzazioni è importante ricordare il DM 270/2004 - Modifiche al regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei, approvato con decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3/11/’99 n. 509 che recita “il corso di specializzazione ha l'obiettivo di fornire allo studente conoscenze e abilità per funzioni richieste nell'esercizio di particolari attività professionali e può essere istituito esclusivamente in applicazione di specifiche norme di legge o di direttive dell'Unione europea”.
 
Risultano evidenti i riscontri normativi, così come la “storia passata” … ma ad oggi molte parole e zero fatti.
 
Ma è il momento delle riflessioni, degli approfondimenti e delle decisioni, in particolare:
• le specializzazioni sono necessarie per assicurare una migliore risposta ai bisogni della popolazione (aree assistenziali, riabilitative, tecniche, della prevenzione) e per il migliore funzionamento delle strutture del SSN;
 
• vanno individuate le specializzazioni necessarie in ogni specifica area, anche con riferimento alle determinazioni del Decreto Interministeriale del 10/3/2016 (Master di I livello trasversali di tipo organizzativo-gestionali – didattici - di ricerca, interprofessionali, specialistici) … ma l’attuale previsione di 90 Master, pur comprendendo la trasversalità su 22 professioni sanitarie, appare esagerata (ma è necessario un serio approfondimento);
• parallelamente alle specializzazioni vanno ridefinite le organizzazioni, i ruoli e le responsabilità, nel rispetto dei contenuti delle normative vigenti, favorendo l’integrazione multi-professionale e multi-disciplinare, nel rispetto dei contenuti della l. 24/2017 - “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”, attraverso la definizione e condivisione di progetti, percorsi e processi, a tutela e garanzia degli utenti e dei professionisti (a prescindere dai richiami delle autonomie individuali definite dalle normative in essere);
 
• l’investimento delle specializzazioni ad invarianza delle organizzazioni non produrrà alcun risultato.
 
3. I Corsi di Laurea Magistrale
Il DM 270/2004 recita “il corso di laurea magistrale ha l'obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello avanzato per l'esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici”. Non risultano chiarimenti relativamente agli “ambiti specifici”. Risultano però diverse linee di pensiero dove alcuni individuano la Laurea Magistrale come requisito curricolare fondamentale per i livelli direzionali, gestionali e formativi e altri che, di contro, ritengono opportuno sviluppare la LM anche in ambito clinico/diagnostico/riabilitativo.
 
La tab. 2 riporta, per ogni singola Classe, i Laureati Magistrali dal 2004 ad oggi (fonte: A.Mastrillo – Conferenza Corsi di Laurea)
 

 
E’ il momento di prendere le decisioni, pertanto:
• Una Laura Magistrale dedicata per gli ambiti direzionali, gestionali e formativi, per ogni singola Area?
 
• una Laurea Magistrale con sviluppi anche nella clinica, nella diagnostica, nella riabilitazione e nell’ambito della prevenzione? E in tal caso, quali possibili sovrapposizioni (e criticità e/o conflittualità) con i percorsi di specializzazione?
 
Dalle decisioni scaturiranno le necessità di professionisti per ogni singola area, con la necessità di prevedere gli sviluppi nell’area del comparto e quali nell’area della dirigenza sanitaria.
 
A titolo esemplificativo, per i livelli direzionali possono essere prese a riferimento la numerosità delle aziende e le articolazioni all’interno delle stesse, nel rispetto dei dettati contrattuali (CCNL Dirigenza Sanitaria).
 
Per i livelli gestionali (coordinamenti), stante le criticità e complessità di oggi, è ragionevole prevedere la LM come requisito curricolare di accesso alle posizioni sopra citate (vale la pena di ricordare che il Corso AFD, ancora oggi preso in considerazione, pur nel rispetto del valore, è datato 95 anni fa!!), senza escludere la possibilità di inquadramenti dirigenziali di primo inquadramento per le situazioni a maggiore criticità/complessità, con contestuale “congelamento” di una posizione nell’area del comparto.
 
Per i livelli formativi i dati di seguito riportati (fonte: A.Mastrillo – Conferenza Corsi di Laurea) possono essere di aiuto a comprendere le reali necessità:
• nell’area infermieristico-ostetrica risultano attivati 83 corsi, distribuiti in 264 sedi;
• nell’area della riabilitazione risultano attivati 139 corsi, distribuiti in 201 sedi;
• nell’area tecnico-diagnostica risultano attivati 84 corsi, distribuiti in 113 sedi;
• nell’area tecnico-assistenziale risultano attivati 85 corsi, distribuiti in 91 sedi;
• nell’area della prevenzione risultano attivati 38 corsi, distribuiti in 40 sedi.
 
In totale risultano attivati 429 corsi, distribuiti in 709 sedi.
 
Probabilmente, prima di guardare al nuovo, vale la pena rendere operativo quanto già normato da 26 anni … ancora in attesa di applicazione. Ristrutturazioni e riorganizzazioni sono interessi del sistema (e l’esperienza COVID-19 ha reso evidente tale necessità) ed è importante che tutti gli stake-holder interessati (Ministeri Salute e Università, Regioni, Ordini Professionali, Organizzazioni Sindacali Comparto e Dirigenza Sanitaria, Aziende, Società Scientifiche, associazioni dei malati, etc.) siano intorno ad un tavolo per le conseguenti discussioni, confronti e decisioni.
 
La condivisione è fondamentale per favorire i cambiamenti nei modelli organizzativi, nei sistemi di diagnosi/cura/assistenza/riabilitazione/prevenzione e nella ri-distribuzione di ruoli e responsabilità, tenuto conto dell’assetto normativo in essere (non noto a troppi) e delle nuove conoscenze e competenze, pena l’inutilità dell’investimento in nuovi percorsi formativi.
 
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED

06 ottobre 2020
© Riproduzione riservata


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