Verso il Forum risk management. Gelli (Pd): “Legge su responsabilità professionale sta funzionando, ma mancano ancora i decreti attuativi”
di Diego D'Ippolito
"A distanza di un anno e mezzo dalla sua approvazione, dai primi riscontri c'è anche una inversione di tendenza sui costi della medicina difensiva. I professionisti vivono con maggiore serenità la loro attività. Ma senza l'approvazione degli ultimi decreti attuativi restano al palo sia il fondo di solidarietà per i danneggiati che il diritto assicurativo". Se ne parlerà al 13° Forum Risk Management in Sanità a Firenze dal 27 al 30 novembre 2018.
01 NOV - Il 13° Forum Risk Management in Sanità si terrà a Firenze, Fortezza da Basso, dal 27 al 30 novembre 2018. Quest’anno, a 40 anni dall’Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, il Forum sarà sede e occasione per un confronto sulle cose da fare per innovare e riformare il sistema sanitario e renderlo più efficiente e capace di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini.
Tra gli ospiti della manifestazione ci sarà
Federico Gelli. E' passato quasi un anno e mezzo dall'entrata in vigore della Legge Gelli: “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Ancora mancano alcuni decreti attuativi, ma gran parte dei suoi principi sono in fase di applicazione.
E' quindi arrivato il momento per tracciare un primo bilancio con Federico Gelli, promotore della legge che ha messo finalmente ordine ad una materia che da 15 anni necessitava di un nuovo assetto giuridico
Gelli, a distanza di un anno e mezzo che valutazioni si possono tracciare?
I primi risultati son molto positivi, innanzitutto c'è una diminuzione sostanziale dei contenziosi, un minore ricorso alle cause legali e un utilizzo molto più pertinente degli accordi stragiudiziali. Dai primi riscontri c'è anche una inversione di tendenza sui costi della medicina difensiva. I professionisti vivono con maggiore serenità la loro attività.
Come mai ci sono voluti così tanti anni per mettere mano alla legislazione sul rischio sanitario?
Perché l'approccio era sbagliato. Si voleva partire dalle modifiche del codice penale e civile. Noi abbiamo ribaltato il metodo, considerando per prima cosa l'aspetto della prevenzione. Inoltre era necessario prevedere la nascita delle funzioni di risk management in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private. Il fine ultimo era ed è trovare le condizioni per garantire il diritto alla salute. Questo è l'elemento centrale della legge. Per questo è indispensabile che la legge sia resa concretamente e completamente efficace attuando i decreti attuativi che mancano.
Quali sono?
Un decreto riguarda il fondo di solidarietà per i danneggiati dal sistema sanitario di competenza del min Salute e tre riguardano la parte relativa al diritto assicurativo. Era stato anche costituito un tavolo informale con tutti gli stakeholder coinvolti nel settore assicurativo. Rimane quindi un vulnus importante nella legge che deve essere colmato dal ministero dello sviluppo economico. Abbiamo provato ad avere contatti, ma purtroppo ancora non sono state prese decisioni.
La legge prevede anche degli osservatori regionali sul risk management. Come sta andando?
Bene ma siamo ancora nella fase d'avvio. Molto dipende dalla volontà delle Regioni che però sono sempre più collaborative. Ovviamente c'è una prima fase che consiste nella selezione dei professionisti da coinvolgere Stanno nascendo centri regionali per il rischio clinico che prima non erano nemmeno immaginabili.
Sta nascendo anche un nuovo profilo professionale, quello del risk manager..
Si', sul tema si stanno organizzando percorsi formativi di alta specializzazione anche di prestigiose università italiane. Si tratta di un'opportunità importante per i professionisti che vogliono misurasi su questo argomento. Già circa 20 tesi di laurea sono state scritte partendo dalla mia legge.
Diego D'Ippolito
01 novembre 2018
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