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Iss: cellule femminili più resistenti. La medicina di genere è la sfida del futuro


Le cellule femminili sono più resistenti e meglio si adattano allo stress ambientale e farmacologico. È  il risultato di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e dell'Università' di Sassari, presentato stamani a Palazzo Marini, dal quale si evince che le cellule che costituiscono il corpo dell'uomo e della donna non sono solo diverse per quanto riguarda i cromosomi ma anche per il loro ‘destino’.

08 GIU - Uomini e donne hanno quindi un rischio diverso nel contrarre determinate malattie, nonché risposte diverse a certe terapie. Diventa dunque un’esigenza per la sanità del futuro, l’assunzione di ‘lenti di genere’, al fine di offrire una migliore appropriatezza terapeutica. Questo progetto, iniziato nel 2009, si è esplicato su cinque diverse linee di ricerca: le malattie metaboliche e la salute della donna, gli ormoni sessuali come determinanti di genere nella risposta immune, gli interferenti endocrini nei luoghi di lavoro, le malattie iatrogene e le reazioni avverse ai farmaci, e le determinanti della salute della donna.
“È un progetto ambizioso - ha spiegato il prof. Enrico Garaci, presidente dell’Iss - che non si limita a studiare le differenze di genere solo dal punto di vista fisiologico, bensì tenendo conto dell’azione di tutti quei meccanismi complessi indotti dall’ambiente. L’obiettivo – ha concluso Garaci - è comprendere come impattano le terapie farmacologiche sugli uomini e sulle donne, per ottenere una cura più appropriata e un risparmio di costi per il Ssn, basti pensare che solo le reazioni avverse ai farmaci nelle donne concorrono al 6% delle ospedalizzazioni”.
“Le donne hanno una vita media più lunga, ma sono anche quelle che si ammalano di più, e sono inoltre quelle che assumono più farmaci. Il che, in un’ottica di lungimiranza, implicherà un aumento della spesa sociale”, ha spiegato Monica Bettoni, Direttore generale Iss. “Le cellule maschili - ha proseguito -  evolvono verso la morte programmata (apoptosi), mentre quelle femminili, più adattabili, vanno verso la senescenza. Questa ricerca porta quindi l’appropriatezza della cura, cercando di evitare l’errore in medicina”. “La nostra sfida – ha concluso Bettoni - è quella di fornire nuovi modelli di ricerca basati sulle differenze di genere, in modo da poter fornire alla politica una base scientifica su cui poter lavorare in prospettiva”. Da registrarsi, infine, anche l’intervento del presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Livia Turco, per la quale è “fondamentale che la politica assuma un ottica di genere ed attivi piani intersettoriali per una promozione della salute sia a livello nazionale che regionale. Si deve valorizzare la salute di genere attraverso la governance del Ssn". "Mi impegno - ha concluso - a proporre in sede parlamentare una discussione su questi temi”.
 
 
Giovanni Rodriquez


08 giugno 2010
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