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Il Riformista che non c’è e la necessità di “un’Assemblea ri-Costituente per il Ssn”

di Tonino Aceti

Il nostro sistema dovrebbe garantire il perfetto equilibrio tra la tutela del diritto alla salute dei cittadini e il controllo della spesa socio sanitaria. Invece la spesa e l’economia sovrastano il sistema delle tutele. Ma per invertire la rotta è necessario un vero e proprio “compromesso storico” tra tutti gli attori del SSN

18 NOV - Scrivo dopo una riflessione con Ivan Cavicchi nata sul suo ultimo libro “Il riformista che non c’e”  e ho potuto apprezzare in particolar modo la sua capacità di leggere la profonda crisi che vive il Servizio Sanitario Nazionale e il Diritto alla Salute dei cittadini.
 
Il nostro Sistema che dovrebbe garantire il perfetto equilibrio tra la tutela del diritto alla salute dei cittadini e il controllo della spesa socio sanitaria, oggi è un sistema che vede la spesa e l’economia sovrastare il sistema delle tutele.
 
Dalla razionalizzazione della spesa, si è passati velocemente al razionamento - definanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, per approdare ad una nuova metodologia, quella più subdola e pericolosa per i cittadini, che è la ridefinizione implicita del “Perimetro dei Lea”, una riforma strisciante, dichiarata solo recentemente all’interno del DEF  2013.
 
A riprova di tutto ciò basta vedere come l’esercizio del potere sostitutivo da parte dello Stato oggi avvenga solo in quei casi dove critica risulta essere la spesa sanitaria di una Regione e non anche l’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza nei confronti dei cittadini, come se l’unico obiettivo del SSN fosse solo quello di far quadrare i conti e non anche garantire il benessere della popolazione e l’equità di accesso alle prestazioni su tutto il territorio nazionale, che in altre parole vuol dire assicurare a tutti le stesse opportunità terapeutiche.
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A tal proposito il Ministero della Salute certifica ormai da qualche anno che i LEA non sono garantiti in tutte le Regioni, soprattutto in quelle in Piano di rientro dove, non a caso, la spesa negli ultimi anni è controllata anche dallo stesso Ministero dell’Economia.
 
Anche la Corte dei Conti nei suoi molteplici rapporti ribadisce ormai da qualche tempo come si siano fatti importanti passi in avanti nel controllo del disavanzo sanitario, soprattutto attraverso un aumento della compartecipazione e tassazione dei cittadini, ma nello stesso tempo mette in luce che la priorità adesso sia quella di lavorare sulla garanzia  e sulla qualità dei LEA.
 
E’ evidente che siamo di fronte ad un “corto circuito” del Sistema sul quale bisogna intervenire subito e profondamente, rivedendolo completamente, soprattutto alla luce del fatto che il DEF, programmando un’incidenza decrescente nei prossimi anni della spesa sanitaria sul PIL, non potrà che incancrenire le attuali contraddizioni e difficoltà del SSN ponendo sempre più in contrapposizione il diritto alla salute con il pareggio di bilancio.
 
E non concordo con le posizioni espresse in queste ultime settimane da molteplici esponenti della politica sul fatto che la soluzione ad ogni problema arriverà dall’implementazione dei costi standard in sanità. Innanzitutto perché i costi standard così come li intendono Regioni e Ministero sono molto lontani dai veri costi standard. In secondo luogo perché reputo che la qualificazione della spesa da sola non sia sufficiente a migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi sanitari. Come dicevo prima lo abbiamo vissuto direttamente sulla nostra pelle nelle Regioni con Piano di rientro, dove a fronte di un costante monitoraggio della spesa da parte del MEF i Livelli Essenziali di Assistenza sono sempre meno garantiti; solo per fare un esempio il tempo di attesa segnalato dal Ministero della Salute per lo svolgimento della chemioterapia in Campania è di circa due mesi e mezzo. E’ quindi indispensabile accompagnare i costi standard con un’attività di valutazione civica e con profondi processi di riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sanitari regionali, in cui l’uno sia funzionale all’altro in un continuum virtuoso.
 
Andando ad analizzare le altre risposte che si è tentato di dare non si può certo dire che siano state risposte di sistema, anzi! Prendendo in considerazione gli ultimi tre anni, tranne il Programma Nazionale Esiti curato da Agenas, il Piano Nazionale Diabete e qualche disposizione della Legge Balduzzi come ad esempio quella sui Medici di Medicina Generale (art. 1 ancora non attuato) e quella sulla scelta dei manager, nonché le norme sulla trasparenza in sanità, sono stati davvero pochi gli strumenti messi in campo per produrre un cambiamento strutturale dell’attuale assetto del SSN. Ciò che invece si è reiterato costantemente è il cosiddetto taglio lineare negativo per tutto e tutti, e in particolare per i cittadini.
 
La reiterazione del taglio è figlia soprattutto dell’incapacità delle istituzioni e della politica di progettare un nuovo modello di SSN, che si sviluppi a partire dai bisogni di salute dei cittadini e non anche da altre tipologie di bisogni.
 
Certamente un Sistema come il nostro che richiede il raggiungimento di obiettivi a breve termine e soprattutto di carattere economico non facilita una riflessione su dove stiamo andando, su cosa sarebbe davvero necessario e sul come raggiungerlo.
 
Per questo credo che l’unica strada da percorrere per vedere garantito nei prossimi anni il Diritto alla Salute dei cittadini sia quella di scegliere innanzitutto “politicamente” di sostenere il diritto alla Salute ma anche di riprogettare veramente il nostro Servizio Sanitario Nazionale, mettendolo, solo per fare un esempio, nelle condizioni di poter rispondere realmente in modo efficace ed efficiente alle cronicità. La politica della riduzione della spesa e del finanziamento e qualche altro tipo di strumento hanno dimostrato chiaramente in questi anni tutto il loro limite e la pericolosità per i diritti dei cittadini. Quindi o interveniamo subito e in modo profondo o credo che questa volta potremmo perdere la partita.
 
Per intervenire considero necessario un vero e proprio “compromesso storico” tra tutti gli attori del SSN.
Il compromesso di cui parlo consiste nell’accettare anche che si prosegua in questo modo per massimo altri 18 mesi, impedendo ovviamente ulteriori danni per il diritto alla Salute dei cittadini, e che già da domani si costituisca e si insedi un’”Assemblea ri-Costituente per il Servizio Sanitario Nazionale Pubblico” composta da rappresentanti delle Organizzazioni civiche e di pazienti, dai molteplici operatori della sanità, Ministeri, Regioni,….con il mandato di consegnare al Parlamento un vero progetto sul SSN dei prossimi anni, in grado di garantire quell’equilibrio del quale parlavo all’inizio tra economia e diritti.
 
Credo sia questa la strada obbligata da seguire per continuare a garantire uno dei beni comuni più importanti qual è il nostro SSN,  istituito trentacinque anni fa dalla L.833/78.
 
 
di Tonino Aceti
Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del Malato (TDM) - Cittadinanzattiva

18 novembre 2013
© Riproduzione riservata


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