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Vaccini. Una persona con patologie reumatologiche su 5 non effettua quelle consigliate. L’indagine Apmarr


La fascia 41-60 anni è quella meno coinvolta nelle vaccinazioni (20,8%), per timore di eventuali effetti collaterali (40,8%), che i vaccini possano alterare il già precario equilibrio di salute (25,2%) e dal deficit d’informazioni (19,7%). “I vaccini svolgono un ruolo fondamentale nella promozione della salute pubblica e nella prevenzione di numerose malattie infettive” dichiara Antonella Celano, presidente Apmarr.

15 OTT - Quasi 8 su 10 (79,6%) persone affette da patologie reumatologiche dichiarano di seguire alla raccomandazione di sottoporsi sempre alle vaccinazioni consigliate, mentre più di una su 5 (20,4%) non lo fa. I meno fedeli a questa raccomandazione sono le persone nella fascia d’età compresa tra 41 e 64 anni (20,8%), frenate da diverse motivazioni tra le quali: il temere gli eventuali effetti collaterali dei vaccini (40,9%), la paura che in quanto malati cronici e fragili i vaccini possano alterare il già precario equilibrio di salute (25,2%), il deficit d’informazioni (19,7%) e il considerare rischioso sottoporsi alla vaccinazione (18,2%). Addirittura sono quasi uno su 10 (9,1%) coloro che, non sottoponendosi alle vaccinazioni, credono che i vaccini non siano un efficace strumento di prevenzione. È quanto emerge dall’indagine quantitativa promossa da APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS ETS in collaborazione con l’istituto WeResearch Ricerche di Marketing su un campione nazionale di 402 tra persone affette da patologie reumatologiche e loro caregiver.

Coloro che sono completamente contrari alle vaccinazioni hanno come principali fonti d’informazione su questo tema i siti web e/o i social network (45,3%).

L’indagine ha preso in considerazione diverse vaccinazioni tra cui il vaccino antinfluenzale, quello anti Herpes Zoster (Fuoco di Sant’Antonio), quello anti-pneumococcica, l’anti-Papilloma Virus umano e quello per combattere il virus sinciziale respiratorio.

“I vaccini svolgono un ruolo fondamentale nella promozione della salute pubblica e nella prevenzione di numerose malattie infettive – chiarisce Antonella Celano, presidente APMARR – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS ETS – Le malattie reumatologiche rappresentano una sfida significativa per la salute pubblica in Italia, affliggendo una vasta porzione della popolazione adulta, e non solo. Queste malattie, spesso croniche, portano a un’aumentata morbosità e mortalità, in parte dovuta a un rischio incrementato d’infezioni. I pazienti affetti da tali malattie e quelli in terapia immunosoppressiva mostrano una suscettibilità maggiore alle malattie prevenibili con i vaccini e a gravi complicazioni in caso d’infezione. La vaccinazione emerge, quindi, come strumento cruciale per ridurre tali rischi. Vista la vulnerabilità del paziente fragile, è fondamentale che anche la famiglia e il suo entourage si vaccini”.

Entrando nel dettaglio dei singoli vaccini quello antinfluenzale, secondo le linee guida elaborate dalla Società Italiana di Reumatologia, è fortemente raccomandato per le persone con malattia reumatologica over 65 e nei pazienti con malattia reumatologica di età compresa tra i 18 anni e i 65 anni che stanno assumendo o sono in previsione di una somministrazione della terapia immunosoppressiva. Nella realtà ciò si traduce in un 65,9% di persone con patologie reumatologiche che si sottopone annualmente al vaccino antinfluenzale contro più di un terzo (34,1%) che non lo fa. Tra i pazienti reumatologici sono quelli di età compresa tra i 41 e i 64 anni a essere i più restii a rinnovare l’appuntamento annuale con la vaccinazione contro l’influenza (43,1%); a livello di aree geografica invece il 40% dei residenti nel Nord Est e Nord Ovest del Paese non si sottopone annualmente al vaccino antinfluenzale. Tra coloro che non si sottopongono al richiamo annuale contro l’influenza le principali motivazioni del diniego sono dovute a: non credere che l’influenza sia una patologia di cui preoccuparsi (27,1%), la libertà di scelta individuale nel vaccinarsi (24,1%) e la paura di effetti collaterali derivanti dall’interazione con la terapia farmacologica (18,8%). Rispetto all’intenzione di sottoporsi al vaccino antinfluenzale nel corso della campagna vaccinale autunno-inverno 2024-25 invece il 77,4% intende farlo (con punte dell’81,7% tra gli over 65), contro il 22,6% che non vuole (con un picco del 29,9% tra 41 e 64 anni).

Passando alla vaccinazione contro l’Herpes Zoster (Fuoco di Sant’Antonio) emerge come il 71,6% delle persone con patologie reumatologiche non si è mai sottoposto (con un picco del 73,8% tra coloro che hanno un’età compresa tra 41 e 64 anni), pur essendo fortemente raccomandata dalle linee guida della Società Italiana di Reumatologia per i pazienti con malattia reumatologica over 18 anni in cura con terapia immunosoppressiva. Tra le ragioni del mancato rispetto della raccomandazione troviamo la scarsità d’informazioni ricevute a riguardo (49,6%), la non familiarità con l’Herpes Zoster (21,9%) e il timore di effetti collaterali (14,9%). Rispetto all’intenzione di sottoporsi nel corso dei prossimi mesi alla vaccinazione contro il Fuoco di Sant’Antonio, il 62,4% delle persone con patologie reumatologiche non lo farà (con picchi del 64% tra gli over 65 e del 71,1% tra i 41 e i 64 anni).

Nei pazienti con malattia reumatologica che stanno assumendo terapia immunosoppressiva, la vaccinazione antipneumococcica è raccomandata: però, nella realtà, tra coloro che sono a conoscenza dello pneumococco più della metà (53,9%) non si è sottoposto al vaccino. I motivi? La mancanza di gravi problemi respiratori in passato (36,8%), poche informazioni a riguardo (35,1%) e il timore d’incorrere in effetti collaterali (20,5%). Rispetto all’adesione alla campagna vaccinale antipneumococcica 2024/25, più di 8 persone su 10 (81,9%) non hanno intenzione di sottoporsi, con un picco dell’89,1% tra le persone di età compresa tra i 41 e i 64 anni. Nei pazienti con malattia reumatologica che stanno assumendo terapia immunosoppressiva e non sono stati vaccinati in precedenza la vaccinazione anti-papilloma virus umano è suggerita ma il 62,9% non vi si è sottoposto; una percentuale che sale al 66,9% tra gli over 65 e addirittura al 70% tra coloro che hanno tra i 41 e i 64 anni di età. In più di un terzo dei casi (31,2%) è la mancanza d’informazioni complete ad allontanare le persone dall’adesione alla campagna vaccinale contro il Papilloma Virus. Sono invece oltre 8 su 10 (82,3%) le persone che non hanno intenzione di sottoporsi alla vaccinazione contro l’infezione da HPV nel corso dei prossimi mesi, un dato che sale all’83,9% tra gli over 65. L’area geografica più restia a sottoporsi alla vaccinazione anti-papilloma virus umano è quella del Nord Est e Nord Ovest (84,9%).

Infine, analizzando l’atteggiamento delle persone con patologie reumatologiche e dei loro caregiver rispetto al vaccino contro il virus sinciziale moderno emerge come oltre due persone con malattie reumatologiche su tre (66,7%) non sanno cosa sia il virus e quali patologie causi. Nonostante ciò la quasi totalità (95,7%) dei futuri genitori che sono a conoscenza di cosa sia il virus sinciziale respiratorio ha intenzione di vaccinare il proprio figlio/a.

15 ottobre 2024
© Riproduzione riservata


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