Prevenzione lungo tutto l’arco della vita, approccio One Health, sono i temi che verranno affrontati dal 9 all’11 ottobre dall’evento che si terrà ad Ancona tra i ministri della Salute dei paesi G7. Dal 1° gennaio 2024 l’Italia ha assunto, per la settima volta, la Presidenza del G7: il gruppo che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti d’America.
Il G7, al quale partecipa anche l’Unione Europea, è unito da valori e principi comuni e dovrebbe ricoprire un ruolo insostituibile nella difesa della libertà e della democrazia e nella gestione delle sfide globali. La Presidenza italiana durerà fino al 31 dicembre 2024 e prevede un fitto programma di riunioni tecniche ed eventi istituzionali che si articolerà lungo tutto il territorio nazionale. La pace, l’economia il clima e la salute, sono questioni determinanti, al centro delle sfide del terzo millennio.
Mi piacerebbe che l’Italia si preparasse all’evento istituzionale di Ancona aprendo nel paese un dibattito pubblico adeguato sul tema della salute: con il sistema istituzionale decentrato, i manager responsabili delle Asl e delle Ao, i dipartimenti di prevenzione, i distretti sanitari, le rappresentanze sindacali mediche, infermieristiche e di tutte le professioni non mediche, le società scientifiche, le nostre strutture nazionali di studio e ricerca, dal Consiglio superiore di Sanità all’ISS, dall’Agenas, all’Aifa alle facoltà di medicina ed economia, ai centri di ricerca indipendenti, come GIMBE, l’Istituto Mario Negri.
Non già per mancanza di fiducia nelle istituzioni nazionali, ma per ascoltare, portare a sintesi, proporre e far crescere nel paese una cultura della salute e proposte concrete che mirino e traguardino davvero un approccio One Health ed una cultura della salute per tutti i cittadini.
Rimettere al centro la cultura della salute e i valori del nostro Ssn richiede oggi più che mai, la crescita corale di un dibattito pubblico all’altezza delle sfide che ci attendono. Mi piacerebbe che sulla salute costruissimo un percorso ex ante di messa a fuoco di proposte efficaci sul tema, piuttosto che assistere ad interessanti conclave istituzionali, magari contestati dall’esterno, che affrontano il nostro futuro con proposte, che spesso sfuggono alla conoscenza e partecipazione dei popoli, ma che su di essi inesorabilmente ricadono.
La pandemia di Covid-19 ha dimostrato che la salute è il fondamento della nostra economia e della nostra società, mettendo in luce problemi di lunga data del nostro sistema sanitario e della nostra forza lavoro sul campo. Questi problemi non sono ancora risolti. Allo stesso tempo, la pandemia ha mostrato il valore della cooperazione e della solidarietà nazionale europea ed internazionale. Noi Italiani, con l’UE abbiamo bisogno di una visione coerente a lungo termine per la salute in Europa e oltre, per un accesso equo all’assistenza sanitaria per i cittadini. I cittadini ed i medici italiani ed europei, le istituzioni nazionali e quelle decentrate, le associazioni dei cittadini, quelle di difesa del diritto alla salute, restano partner decisivi nel trasformare queste ambizioni in realtà. Perciò sento la necessità di invitare i policy makers italiani ad assumere difronte al paese la responsabilità di condividere con una partecipazione vasta ciò che andremo a dire e a proporre in un consesso così rilevante ad Ancona.
Andiamo al confronto con dati preoccupanti sulla salute secondo le ultime stime dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.
Nel 2022 si sono verificati 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi in tutto il mondo. Il cancro al polmone è stato il tumore più comune con 2,5 milioni di nuovi casi, ovvero il 12,4% del totale dei nuovi casi, seguito dal cancro al seno (2,3 milioni di casi, 11,6%), dal cancro del colon-retto (1,9 milioni di casi , 9,6%) e cancro alla prostata (1,5 milioni di casi, 7,3%). Con l’invecchiamento e la crescita della popolazione e i cambiamenti nell’esposizione ai fattori di rischio, le proiezioni prevedono 35 milioni di nuovi casi di cancro nel 2050.
Dietro questi numeri cupi, ci sono enormi differenze e disuguaglianze tra paesi ma anche all’interno dei paesi . medesimi Queste disuguaglianze sono state analizzate e messe a nudo per l’Europa in Beating Cancer Inequalities in the EU , un rapporto pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), il 31 gennaio 2024. Il cancro è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica in Europa, con una chiara necessità di un migliore controllo del cancro e di contrastare le disuguaglianze.
Siamo in presenza di una trasformazione digitale epocale nella quale si devono inserire i sistemi e le pratiche sanitarie di cui occorre una trasformazione sicura soprattutto nel campo della salute. L’ Italia e l’UE e tutte le parti interessate pubbliche e private in tutta Europa devono rispettare i principi etici della riservatezza medica e del segreto professionale dei dati sanitari. I quadri di scambio dei dati sanitari dell’UE, comprese le infrastrutture informatiche, devono essere affidabili e solidi, altrimenti i pazienti potrebbero diventare riluttanti a fornire informazioni o addirittura a consultare con fiducia il proprio medico se temono che i loro dati non rimarranno sicuri e segreti. Discutere come ci attrezziamo ad affrontare e a far crescere una cultura della salute e ad adeguare il nostro sistema ad una domanda di salute sempre più in aumento e sempre più longeva, bisognosa di risposte adeguate alle trasformazioni in atto è dunque impellente.
Ci sono questioni che sono di tutti.
L’approccio One health deve consentire una vita più sana.
L’Italia deve attuare un approccio basato sulla “salute in tutte le politiche” e utilizzare meglio i suoi strumenti normativi intersettoriali per prevenire le malattie e migliorare la salute e il benessere fisico e mentale delle persone. La mancanza di interventi sulle malattie prevenibili provoca mortalità, morbilità e costi finanziari evitabili. Le prove dimostrano che le restrizioni alla commercializzazione, la tassazione e l’etichettatura dei prodotti contenenti alcol, tabacco e nicotina sono efficaci.
Ciò vale anche per la regolamentazione degli alimenti e delle bevande ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale. L’Italia può fare di più per creare sistemi alimentari sostenibili, promuovere diete più sane e migliorare gli ambienti per la mobilità attiva. Sono necessarie ulteriori azioni nei confronti delle persone che vivono in condizioni di difficoltà finanziarie o povertà che aggravano malattie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari.
In ambito europeo, gli Stati membri devono essere sostenuti per attuare la prevenzione delle infezioni, aumentare la copertura vaccinale e la fiducia, migliorare l’alfabetizzazione sanitaria e contrastare la disinformazione.
Ondate di caldo, inquinamento, inondazioni, siccità, così come il cambiamento della distribuzione geografica e l’emergenza di nuove malattie, rappresentano le principali minacce sanitarie legate al clima in Europa. I sistemi sanitari nazionali e locali devono agire attraverso cambiamenti nell’istruzione e nelle capacità di risposta, in linea con l’approccio One Health.
I nostri medici ed i medici europei sono disposti a contribuire a trovare soluzioni per migliorare l’impronta ambientale del settore sanitario, senza compromettere la sicurezza e l’assistenza dei pazienti? Ad esempio migliorando l’efficienza energetica, riducendo i rifiuti e le emissioni di gas serra, introducendo acquisti più sostenibili e promuovendo la prevenzione delle malattie?
Le loro opzioni abitative potrebbero anche avere problemi di muffa e isolamento e aria condizionata inadeguati per far fronte in modo efficace al caldo intenso o alle forti tempeste. Le persone con redditi più bassi potrebbero anche non essere in grado di permettersi un’assicurazione contro le alluvioni o gli incendi, ricostruire case danneggiate o pagare spese mediche elevate dopo che si verifica una catastrofe, alimentando un ciclo continuo di crescente vulnerabilità per coloro che sono già svantaggiati.
Solo 20 paesi producono più dell’80% delle emissioni di gas serra. La maggior parte (circa il 25%) proviene dagli Stati Uniti. (4) Le persone che vivono in paesi che emettono meno gas serra si trovano ad affrontare gravi danni alla loro salute e al loro benessere a causa dei gas rilasciati da questi 20 paesi. Questa disparità di responsabilità e danni è riscontrabile anche tra le diverse comunità negli Stati Uniti. Si prevede che le disuguaglianze aumenteranno in futuro con l’ulteriore cambiamento climatico, emarginando ulteriormente coloro che sono colpiti in modo sproporzionato.
Il CDC ha collaborato con l'American Public Health Association (APHA) per creare il Climate Change and Health Playbook: Adaptation Planning for Justice, Equity, Diversity, and Inclusion. Questa risorsa completa, pratica e dettagliata, è un supplemento, un passo fondamentale per identificare e coinvolgere le popolazioni colpite dai cambiamenti climatici.
Le considerazioni chiave sono il supporto teorico pratico che i dipartimenti sanitari di prevenzione opportunamente rinforzati in personale e risorse dovrebbero utilizzare per fare informazione e predisporre piani territoriali di pronto intervento per includere a livello individuale, comunitario e nazionale, questi aspetti di vulnerabilità colpiscono in una certa misura tutte le persone. Tuttavia, i fattori politici, economici, sociali e ambientali passati e presenti nella nostra società influenzano tutti e tre questi fattori e portano alcuni gruppi ad essere più vulnerabili di altri. I fattori che determinano la vulnerabilità climatica raramente si verificano da soli. Ad esempio, giornate estremamente calde possono portare a malattie legate al calore come colpi di calore. Il calore può anche aumentare i livelli di inquinamento atmosferico e i problemi di salute legati alla scarsa qualità dell’aria, come problemi respiratori, malattie cardiache e polmonari. Le persone che vivono in quartieri economicamente o socialmente emarginati hanno maggiori probabilità di sperimentare gli effetti negativi del caldo estremo e dell’inquinamento atmosferico rispetto a coloro che vivono in altre parti della stessa città.
Il CDC definisce la giustizia climatica come segue:
Il cambiamento climatico peggiorerà le disparità esistenti nelle condizioni sociali e sanitarie. I determinanti sociali della salute sono le condizioni dei luoghi in cui le persone vivono, studiano, lavorano e giocano che influiscono su un’ampia gamma di rischi e risultati per la salute. Si prevede che il cambiamento climatico influenzerà notevolmente tali condizioni e intensificherà le disuguaglianze.
I danni associati al cambiamento climatico gravano sui gruppi che hanno contribuito meno a provocarlo. Solo 20 paesi producono più dell’80% delle emissioni di gas serra. La maggior parte (circa il 25%) proviene dagli Stati Uniti. (4) Le persone che vivono in paesi che emettono meno gas serra si trovano ad affrontare gravi danni alla loro salute e al loro benessere a causa dei gas rilasciati da questi 20 paesi.
Il quadro Building Resilience Against Climate Effects (BRACE) è un processo in cinque fasi che consente ai Dirigenti sanitari di sviluppare strategie e programmi per aiutare le comunità a prepararsi agli effetti sulla salute dei cambiamenti climatici.
Il CDC ha collaborato con l'American Public Health Association (APHA) per creare il Climate Change and Health Playbook: Adaptation Planning for Justice, Equity, Diversity, and Inclusion. Questa risorsa completa, ma pratica e dettagliata, è un supplemento a BRACE. Comprendere il ruolo dei cambiamenti climatici nella salute pubblica è un passo fondamentale per identificare e coinvolgere le popolazioni più colpite dai cambiamenti climatici.
Del resto stiamo vedendo in questi giorni gli effetti da inquinamento dell’aria in Pianura padana e gli aumenti di malattie asmatiche e bronchiali in alcune precise realtà italiane.
I finanziamenti di NextGenerationEU sono disponibili e i progetti hanno preso il via per la valutazione della ripresa e della resilienza. Noi siamo il primo paese ad averne presentati di più in questa prima fase.
Insieme occorre trasformare l'Italia del futuro in realtà! L'Europa è sulla buona strada per diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050: non produrremo più gas a effetto serra di quanto i nostri ecosistemi possano assorbire naturalmente. Con NextGeneration EU investiremo in tecnologie rispettose dell'ambiente, introdurremo veicoli e trasporti pubblici più ecologici e renderemo i nostri edifici e spazi pubblici più efficienti sotto il profilo energetico. Ma anche proteggere il nostro ambiente naturale è importante. Occorre impegnarsi a: migliorare la qualità dell'acqua dei fiumi e dei mari, ridurre i rifiuti e le plastiche inquinanti, piantare miliardi di alberi e ripopolare il mondo di api.
Ambiente e salute sono un binomio inscindibile che dobbiamo mettere al centro delle nostre proposte e strategie preventive.
Difronte a tutto ciò è possibile continuare a pensare che il nostro sistema, la sua legislazione, l’impalcatura strutturale ed organizzativa, debbano essere indenni da qualsivoglia cambiamento in nome di spauracchi ideologici e contrappositivi pubblico - privato?
Oppure che forze inerziali possano andare avanti a minarlo dall’interno e dall’esterno per farlo implodere de facto?
Ciò che è sotto gli occhi di tutti è che cosi come è non può andare avanti. L’universalismo è un principio sacrosanto, ma ormai solo a parole. Con il livello di evasione fiscale del paese e l’iniquità del sistema fiscale nel suo complesso, ormai l’universalismo è sostenuto dal lavoro dipendente e dalle pensioni e dunque non può andare avanti l’universalismo diseguale cui rendite patrimoni finanziari ed alte rendite immobiliari non contribuiscono. Sarebbe meglio introdurre una tassa di scopo con la quale affrontare il problema delle maggiori risorse economiche necessarie per preparare e adeguare le risorse umane e tecnologiche necessarie per dotare il territorio in primis e i nuovi ospedali di comunità e le case di comunità, nonchè tutti i servizi per gli anziani, di domiciliarità e residenzialità, che necessitano come il pane ad una popolazione che invecchia con un carico di malattie cronico degenerative. Senno il rischio è che faremo piccole cattedrali nel deserto, con il PNRR senza personale ed infrastrutture tecnologiche per poter funzionare.
Implementare epidemiologia e prevenzione per non correre mai più i rischi di essere sguarniti di fronte a possibili aumenti di malattie infettive o pandemiche.
Rivedere il sistema di accreditamento delle strutture private e i sistemi di verifica e controllo, supportati da nuovi sistemi telematici capaci di essere intellegibili ed unificati tra pubblico e privato, per corrispondere in modo efficiente, efficace ed appropriato alla domanda di salute dei cittadini ed all’offerta tempestiva delle strutture complessivamente intese.
Affrontare a livello di sistema la questione della long term care attraverso una polizza assicurativa pubblica di vecchiaia per tutti i lavoratori in grado di coprire le diverse tipologie di assistenza socio sanitaria, riconoscendo la defiscalizzazione del premio pagato nella contrattazione tra azienda e lavoratori sotto il controllo dell’IVASS.
Insomma tra nuove riforme e piani quinquennali penso che senza una vera discussione pubblica e vasta sugli aspetti cruciali del sistema di protezione della salute e su ciò che implica il futuro che ci attende, sia impossibile eludere la domanda di fondo: quale sanità e per quale salute nel terzo millennio.
Grazia Labate
già sottosegretaria alla sanità, ricercatrice, in pensione, in economia sanitaria