La disparità regionale colpisce prevenzione, riabilitazione visiva e integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati. La legge n. 284/97 è applicata a macchia di leopardo. I centri di riabilitazione in alcune Regioni sono distribuiti capillarmente, in altre sono stati centralizzarti con l’intento di garantire una maggiore specializzazione. Ma ci sono anche Regioni dove scarseggiano o non sono presenti: ben otto realtà (Valle d’Aosta, Liguria, Umbria, Marche, Molise e Calabria e le Province di Trento e Bolzano) hanno un solo centro. La Basilicata zero.
Eppure, i centri di riabilitazione sono strategici sia per garantire alle persone cieche, soprattutto anziane, e alle famiglie una continuità assistenziale, sociale e familiare, sia per assicurare prossimità e accessibilità ai servizi. Il risultato? Molti pazienti sono obbligati a trasferirsi in strutture extra-regionali.
I pazienti più penalizzati sono gli over 65, i più numerosi in termini di prevalenza e incidenza. Ma anche per la fascia pediatrica, che può contare su centri altamente qualificati e di lunga tradizione, le criticità non mancano: la loro distribuzione sul territorio nazionale è ancora poco omogenea e spesso costringe le famiglie a lunghi e costosi spostamenti.
Non va meglio sul fronte delle risorse professionali, per legge i Centri dovrebbero essere dotati di un’équipe formata da un oculista, un ortottista assistente di oftalmologia, uno psicologo, un infermiere e un assistente sociale. Ma la presenza di un’équipe completa in ogni singolo centro è una chimera: non hanno psicologi, ad esempio i centri della Valle d’Aosta, il Veneto, l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise e la Campania.
Questa la fotografia scattata dalla Relazione del ministro della Salute sullo “Stato di attuazione delle politiche inerenti la prevenzione della cecità, l’educazione e la riabilitazione visiva – 2019”,
“Se l’Italia si pone all’avanguardia mondiale nella prevenzione e riabilitazione visiva per le norme legislative di cui dispone, per le iniziative del Ministero della Salute, per l’attività della IAPB Italia e del Polo Nazionale di Riabilitazione Visiva – si legge nella Relazione – presenta però ancora diverse criticità e disomogeneità a livello regionale, anche a causa della complessità del problema e della scarsità di finanziamenti”.
Insomma, il piatto piange nonostante i fondi stanziati per le Regioni finalizzati alla riabilitazione visiva siano stati incrementati dal 2018 di 500mila euro, e nei Lea sia stata inserita una voce specificatamente dedicata alla “riabilitazione della funzione visiva” che, si legge nella Relazione, “rappresenta una svolta per lo sviluppo dei centri di riabilitazione, poiché dovrebbe garantire, a condizione che vi sia una tariffazione adeguata della prestazione sanitaria, le necessarie risorse finanziarie. Ciò che sembra determinante, in questo passaggio verso la tariffazione del servizio – si suggerisce nella Relazione – è riuscire a includere, in questa voce, un pacchetto di prestazioni adeguatamente remunerate, in modo da consentire al paziente il raggiungimento degli standard di efficacia del protocollo riabilitativo, al Centro di riabilitazione visiva la sostenibilità finanziaria e al pubblico erario un risparmio di spesa sociale per disabilità visiva evitata”.
Vediamo in sintesi qual è lo stato dell’arte emerso dalla relazione
Nel corso degli anni il numero dei centri di riabilitazione sul territorio nazionale si è progressivamente ridotto. Nel 2019 erano 54. La Lombardia è la Regione con il numero maggiore dei centri in termini assoluti (15). La Toscana registra l’apertura di un centro rispetto al 2018. La Regione Campania ha trasmesso al Ministero della Salute i dati per un centro in più rispetto al 2018. La Regione Basilicata ha comunicato che, dal 2018, non sono state effettuate attività di prevenzione e riabilitazione visiva sul territorio regionale per mancanza di personale.
La Sicilia, si sottolinea nella Relazione, non ha dato risposta alla richiesta di fornire al Ministero i dati relativi all’attività dei centri di riabilitazione visiva.
Andando ad analizzate i dati, emerge che diverse Regioni hanno un elevato numero di centri rispetto alla popolazione residente; in particolare, alcune delle Regioni meno popolose hanno comunque un centro di riabilitazione visiva (ad esempio Valle d’Aosta e Molise) o più di uno (ad esempio l’Abruzzo).
Per quanto riguarda l’offerta di assistenza per fasce di età: il 66,7% dei centri (35 dei 53 totali) svolge attività riabilitativa per tutte le fasce della popolazione; il 13,0% (7 dei 53 totali) solo per la popolazione in età pediatrica e il 20,4% dei centri (11 dei 53 totali) svolge esclusivamente attività per la popolazione adulta.
Distribuzione delle figure professionali
Come già sottolineato per legge nelle équipe che lavorano nei centri dovrebbero essere presenti un oftalmologo, ortottista assistente di oftalmologia, psicologo, infermiere ed assistente sociale.
Nel 2019 i ruoli professionali più presenti sono gli ortottisti assistenti di oftalmologia, i terapisti della riabilitazione e gli oftalmologi. Il numero degli oftalmologi passa da 76 a 80, quello deli psicologi da 50 a 53. Il numero degli ortottisti assistenti di oftalmologia rimane invariato (89). Gli infermieri passano da 50 a 51, gli assistenti sociali da 20 a 16, i neuropsicomotricisti da 28 a 33 e i terapisti della riabilitazione da 89 a 82. Quasi mai si ha la presenza di un’équipe completa in ogni singolo centro. Non hanno psicologi, ad esempio i centri della Valle d’Aosta, il Veneto, l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise e la Campania.
La distribuzione dei pazienti. Complessivamente i pazienti seguiti in età pediatrica sono 6.930 (il 26,6% del totale), in diminuzione rispetto al 2018 quando erano 7.634 (29,9%). I disabili visivi pediatrici sono una minoranza rispetto al gran numero degli anziani; tuttavia, si sottolinea nella relazione il loro processo riabilitativo costituisce un impegno ed un onere maggiore.
Nel 2019 gli over 65, la fascia d’età più interessata dai disturbi visivi in termini di prevalenza, sono stati 11.679 (il 44,8% del totale), in aumento rispetto al 2018, quando erano 10.454 (40,9% del totale).
La distribuzione dei pazienti per fascia di età presenta notevoli variazioni a livello regionale. In alcune Regioni (Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Campania, Puglia) i casi pediatrici superano il numero di casi negli anziani. In altre Regioni (Valle d’Aosta, P.A. Trento, Umbria, Abruzzo, Calabria, Sardegna), invece, i casi seguiti in età pediatrica sono una percentuale minima del totale.
Inoltre “Il numero di prestazioni, se rapportato alle dimensioni epidemiologiche del fenomeno ipovisione – si legge nella Relazione – appare ridotto ed evidenzia che non vi è omogeneità sul territorio nazionale in termini di strutture ed attività svolte”.
Fondi assegnati alle Regioni
Sul capitolo stanziamenti, come previsto dalla legge (n. 284/97), nel 2019 sono stati assegnati alle Regioni e Province, 683.780 euro (671.892,53 da ripartire), secondo i criteri stabiliti in Accordo Stato-Regioni, per il 90% sulla base della popolazione residente (dato Istat) e per il 10% sulla base del numero di ciechi civili (dato Inps, Regione Valle d’Aosta, PP.AA. Trento e Bolzano).
Ester Maragò