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“La pandemia ha messo a nudo tutte le falle del Ssn. Tra risorse insufficienti e scarsa capacità organizzativa salute degli italiani destinata a peggiorare”. Il Rapporto Osservasalute

di E.M.

Pesano le nuove abitudini adottate durante l’emergenza Covid, ma soprattutto la crisi dell’assistenza sanitaria. Aumenta infatti il sovrappeso e il consumo di alcolici e si sono ridotte le visite specialistiche, gli interventi programmati e si è interrotta la continuità terapeutica per i pazienti cronici. E nonostante le risorse del Pnrr e gli aumenti del Fondo sanitario i fondi sono insufficienti. Presentato oggi il nuovo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane IL RAPPORTO

15 GIU -

Indebolita da oltre due anni di pandemia, la salute degli italiani è in equilibrio precario e le previsioni per il futuro non si prospettano tanto rosee.
La sua stabilità - peraltro già traballante in molte realtà - è stata compromessa dal calo delle visite di controllo (con un peso elevato soprattutto sulle cronicità) e specialistiche, dal peggioramento per molti versi degli stili di vita degli italiani (per esempio dal 2019 al 2020 si è assistito a un aumento dei consumi di alcolici pari al +6,5% per i maschi e al +5,6% per le femmine e da una riduzione della quota di sportivi regolari).

Soprattutto è stata resa ancor più precaria dalla riduzione, nelle strutture sanitarie travolte dallo tsunami pandemico, della presa in carico e della continuità assistenziale per i pazienti con patologie acute e croniche. Una “ridotta” assistenza causata dal rinvio di attività chirurgiche programmate e ambulatoriali, dalla riorganizzazione delle strutture di assistenza e dalla riallocazione del personale, nonché dall’assorbimento pressoché totale delle risorse territoriali.

E le conseguenze in termini di salute di tutto questo sono purtroppo ancora poco conosciute e quantificabili: gli effetti si paleseranno sulla società e sui servizi sanitari probabilmente nei prossimi anni.


È quanto emerge in estrema sintesi dal XIX Rapporto Osservasalute 2021, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica, presso il campus di Roma. Una nuova edizione, complessivamente 655 pagine, frutto del lavoro di 240 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università, Agenzie regionali e provinciali di sanità, Assessorati regionali e provinciali, Ao e Asl, Iss, Cnr, Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, ministero della Salute, Aifa e Istat.

“La crisi sanitaria innescata dalla pandemia ha avuto effetti rilevanti sulle prestazioni ospedaliere – sottolinea il direttore scientifico di Osservasalute Alessandro Solipaca – i dati del XIX Rapporto Osservasalute prendono in considerazione l’impatto dell’emergenza sanitaria sui ricoveri ospedalieri per patologie a elevato impatto sociale quali: protesi d’anca, somministrazione di chemioterapia in regime di RO e DH, assistenza per i pazienti diabetici, all’infarto miocardico acuto, malattia polmonare cronica ostruttiva (Bpco). È un segnale – aggiunge Solipaca – che, durante il Covid, è peggiorata la tempestività di certe prestazioni, con probabili ripercussioni sulla salute e la qualità della vita degli anziani”.

Gli effetti dello tsunami Covid-19 sulla salute degli italiani e sull’equilibrio del sistema sanitario lI vedremo solo nel tempo, prospetta il professor Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute e Ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, nonché consigliere del Ministro della Salute per l’emergenza da coronavirus.  Senza considerare, aggiunge Ricciardi “il profondo impatto che sta avendo e avrà sempre di più in futuro il long-Covid, che colpisce una cospicua quota di guariti, con sintomi persistenti che richiedono di essere monitorati e gestiti. L’emergenza sanitaria ha messo a nudo, con chiarezza tutti i limiti del nostro sistema, poiché è risultato incapace di fronteggiare una crisi sanitaria, soprattutto dal punto di vista organizzativo e delle risorse disponibili. Alcuni esempi su tutti, l’incapacità di gestire l’emergenza sul territorio e nelle strutture sanitarie per anziani, la drammatica carenza del personale medico e infermieristico e dei posti letto nelle Terapie Intensive".

A rischio il primato della mortalità evitabile più bassa d’Europa. Non solo, avverte Ricciardi: “Gli ultimi dati disponibili mostrano l’Italia prima in Europa con il più basso tasso di mortalità evitabile, infatti il tasso di mortalità evitabile era per quell’anno di 169 per 100 mila abitanti, ma resta da vedere se l’impatto che il Covid ha avuto su salute e comportamenti degli italiani e su efficacia di prevenzione e cura del sistema sanitario ci consentirà di mantenere questo primato per gli anni a venire”.

Vediamo alcuni dei dati emersi:

Ridotte le visite specialistiche. I dati parlano chiaro, si sono ridotte le visite specialistiche, infatti, se nel 2019 sono state erogate circa 26 milioni e 600 mila prime visite, nel corso del 2020, le prime visite sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 17 milioni e 700 mila. Sempre nel 2019, sono state erogate circa 32 milioni e 700 mila visite di controllo. Nel 2020, anche le visite di controllo sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 22 milioni e 500 mila. “Rimandare una visita – ricorda Ricciardi – significa ritardare una diagnosi e una cura, amplificando il rischio di progressione della malattia e di complicanze”.

Effetti su ricoveri e interventi programmati. I tassi di ospedalizzazione per le malattie ischemiche del cuore nel 2020 sono calati complessivamente di un quinto rispetto al 2019, sia negli uomini (645,6 ricoveri per 100mila uomini nel 2020 vs 804,0 per 100mila nel 2019) che nelle donne (205,8 ricoveri per 100mila donne nel 2020 vs 263,6 per 100mila nel 2019). Lo stesso dicasi per le malattie cerebrovascolari: nel 2020 sono calati complessivamente rispetto al 2019, sia negli uomini (-17,4%) (459,3 ricoveri per 100mila uomini nel 2020 vs 556,3 per 100milanel 2019) che nelle donne (-18,3%) (327,7 ricoveri per 100mila donne nel 2020 vs 401,3 per 100mila nel 2019.

In calo anche gli interventi programmati, strategici per la prevenzione e contrastano la mortalità evitabile. Un esempio per tutti, l’intervento di bypass coronarico: nel 2020, un valore pari a 76,6 per 100mila, in diminuzione rispetto al 2019 (100,9 per 100mila).

“La pandemia ha drasticamente tagliato i ricoveri, sia perché i pazienti per paura si sono rivolti meno all’ospedale in caso di urgenze, sia perché il sistema ospedaliero non ha retto l’impatto dirompente del Covid – sottolinea Ricciardi – chiaramente ciò non è privo di conseguenze a breve e a lungo termine per la salute degli italiani; basti pensare che un ictus non trattato con la dovuta tempestività si traduce spessissimo in una disabilità permanente che ha costi umani, sociali e sanitari non indifferenti. Inoltre, il calo degli interventi programmati per diverse procedure chirurgiche che rappresentano tra l’altro un indicatore di qualità e appropriatezza organizzativa dell’attività ospedaliera – continua Ricciardi – suggerisce che nei prossimi anni non solo gli ospedali dovranno smaltire i ritardi accumulati, ma si troveranno anche ad affrontare un carico di morbidità, cronicità e disabilità generato proprio dagli interventi troppo posticipati o non eseguiti”.

Con la pandemia calano anche le coperture vaccinali. Impatti negativi importanti anche sul fonte vaccinale: nel 2020 nessuna vaccinazione obbligatoria raggiunge il target raccomandato dall’Oms del 95%. Nell’ultimo anno i valori di copertura più alti si osservano per Tetano (94,04%), Pertosse (94,03%) e Poliomielite (94,02%), mentre Parotite (92,47%), Rosolia (92,21%) e Varicella (90,28%) presentano i valori più bassi.

Calati i proventi delle aziende sanitarie. Anche il Ssn ha subito notevoli contraccolpi: c’è stata una contrazione notevole dei proventi propri delle aziende sanitarie (per esempio ticket e libera professione). I dati relativi alla compartecipazione alla spesa farmaceutica indicano una netta diminuzione: se nel periodo 2016-2019 ammontava a 1,6 miliardi (mld) medi annui, nel 2020 scende a 1,5 mld e tra gennaio-maggio 2021 è pari a 0,6 mld. Anche i proventi per l’assistenza specialistica appaiono ridotti: nel periodo 2016-2019 ammontavano a 1,8 mld annui; nel 2020 calano a 1,2 mld; tra gennaio-maggio 2021 il dato è di 0,6 mld.

Nuove risorse ma ancora insufficienti. Come spesso accade, ricordano gli autori del Rapporto nella prefazione ”una emergenza come quella che stiamo vivendo diventa un’opportunità per rivedere alcune scelte e strategie, per migliorare e rendere più efficace ed efficiente un sistema”. Infatti, si è avviato un processo virtuoso per ridisegnare l’organizzazione del Ssn e impegnare maggiori risorse per investimenti finalizzati alla modernizzazione. Un progetto di rinnovamento che sarà reso possibile grazie al piano predisposto dall’Ue, il Next Generation EU, finanziato con il Fondo per la Ripresa e Resilienza, per accedere al quale i Paesi devono presentare un pacchetto di investimenti e riforme: il Pnrr. Il nostro Paese, ha infatti previsto una specifica missione sulla Salute, sul piatto ci sono 15,63 miliardi di euro, dei quali 7 sono per l’assistenza sanitaria territoriale, le reti di prossimità, le strutture e la telemedicina e 8,63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Ssn. A queste risorse si aggiungono altri 2,9 miliardi di euro che andranno a valere sul Fsn.

”Si tratta di importanti investimenti per la modernizzazione del sistema - aggiungono - anche se permane una atavica carenza di risorse economiche per la gestione corrente che ci colloca ancora al di sotto dei maggiori Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”. In sostanza, rimarcano, ”gli stanziamenti previsti nella Legge di Bilancio per il 2022 appaiono ancora insufficienti per far fronte al costo dell’innovazione e all’aumento della domanda sanitaria connessa all’invecchiamento della popolazione. Il nuovo livello del finanziamento del Ssn per il periodo 2022-2024 è stato fissato, rispettivamente, in 124.061, 126.061 e 128.061 milioni di euro”. Incoraggiante, ma solo nel segnale, l’ulteriore incremento del finanziamento, per aumentare il numero di contratti di formazione specialistica dei medici, rispettivamente, per 194, 319 e 347 milioni di euro nel triennio.

a cura di Ester Maragò



15 giugno 2022
© Riproduzione riservata


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