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Critica la comunicazione medico-paziente. Un tavolo tecnico per migliorarla


12 MAG - "La comunicazione medico-paziente costituisce un tema ancora troppo sottovalutato sotto il profilo sia didattico che clinico, con pesanti conseguenze per i malati e i loro familiari. Chiediamo l’istituzione di un tavolo tecnico presso il ministero della Salute, perché la comunicazione può rappresentare la prima medicina per il paziente”. A presentare l’istanza è stato oggi Francesco De Lorenzo, presidente della Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), nel corso della presentazione della VI Giornata nazionale del malato oncologico e del Terzo Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici.
La Favo, in particolare, chiede che rappresentanti del ministero della Ricerca Scientifica, del Consiglio Universitario Nazionale, delle Direzioni delle Scuole di Specializzazione, dell’Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica), della Sripo (Società Italiana di Psico-Oncologia) e della Favo si riuniscano per definire percorsi formativi uniformi per i camici bianchi su un tema estremamente delicato.
Per valutare e per stimolare la formazione alla comunicazione l’Osservatorio sulla condizione assistenziale dei malati oncologici ha condotto un’indagine conoscitiva sul “se” e sul “come” sia trattato il tema della comunicazione medico-paziente nelle Scuole di Specializzazione in Oncologia Medica (hanno risposto 29 strutture su 34). Da circa 3 anni (con l’entrata in vigore del nuovo ordinamento) la formazione alla comunicazione rappresenta un obbligo didattico. La maggior parte delle Scuole (15) intende attivare corsi specifici dal terzo anno in poi, dopo il tronco comune con la medicina interna, e dichiara di volersi avvalere come docenti non solo di oncologi medici ma anche di psicologi interni alla facoltà o esterni come professori a contratto.
Tutti i Direttori ritengono che la tematica sia particolarmente rilevante e le modalità di insegnamento più utilizzate sono lezioni frontali e seminari. Ma è ancora forte la disparità di percorsi formativi, che vanno  armonizzati sul territorio nazionale.
“La comunicazione – afferma De Lorenzo – rappresenta non solo un obbligo deontologico, ma anche un atto medico specifico per l’oncologia, sia in fase terapeutica che terminale. Vogliamo attivare un percorso che realizzi quanto stabilito dal Piano Oncologico Nazionale. Questo documento infatti ha stabilito che i percorsi formativi per gli operatori devono comprendere momenti dedicati alla comunicazione medico-paziente, fondamentale per effettuare una valutazione completa ed accurata dei sintomi, per trasmettere al malato informazioni cliniche chiare e personalizzate e per supportarlo emotivamente in modo appropriato. E – conclude il presidente Favo – è dimostrato che una buona comunicazione influisce positivamente sull’adesione ai trattamenti, sul controllo del dolore e migliora il benessere fisico e psicologico del paziente”.
 

12 maggio 2011
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