Prevenzione: gli screening si fanno (quasi) solo al Nord
30 APR - Due le tipologie di interventi prese in esame in questo settore dell’assistenza sanitaria: i vaccini e gli screening.
Si tratta, ovviamente, di due situazioni assai diverse. Più consolidati e dunque più uniformemente erogati i vaccini, assai meno radicati invece gli screening, che restano in sostanza appannaggio delle realtà territoriali più solide.
Così la vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia in bambini fino a due anni viene praticata a circa il 90% della popolazione infantile, con variazioni modeste che vanno dall’85,3% della Sicilia al 94,6% dell’Umbria, con un’unica eccezione significativa nella Provincia di Bolzano, dove soltanto il 75,9% dei bambini viene vaccinato.
Sul versante degli screening sono stati presi in esame due tra gli interventi più efficaci per la prevenzione dei tumori: lo screening mammografico e quello rivolto al tumore del colon retto. Per entrambi si è misurato sia a quante persone sia stata offerta la possibilità di fare questi esami, sia la percentuale di adesione delle persone all’invito: tra i due dati si evidenzia una certa correlazione, poiché la scarsa offerta di indagini preventive è testimonianza di una ridotta cultura della prevenzione che porta anche i singoli a sottovalutare l’importanza di queste indagini. Le differenze tra Regioni sono in questo caso rilevantissime e drammatiche perché la mancanza di indagini preventive produce, inevitabilmente, una maggiore mortalità per tumore.
Lo screening mammografico in Umbria viene proposto al 98, 05% delle donne tra i 50 e i 69 anni, con un’adesione del 68,47%. In Sicilia vengono invece contattate solo il 17,52% delle donne in questa fascia d’età, e tra loro solo il 39,08% aderisce all’invito. Tra le Regioni meridionali la Basilicata è l’unica ad avere un’offerta elevata di screening mammografico, rivolto al 94,65% delle donne nella fascia a maggiore rischio, la metà delle quali rispondono positivamente. (Vedi allegato E)
30 aprile 2010
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