Pronto soccorso: in un caso su tre ci si va anche quando non serve
10 FEB - “Il ricorso al Pronto soccorso spesso avviene per motivazioni scarsamente appropriate che potrebbero essere tranquillamente trattate in contesti assistenziali più appropriati”. A dirlo è il Ministero della Salute nell’ultima Relazione sullo Stato sanitario del Paese. Un fenomeno ben conosciuto e che attanaglia tutti i sistemi sanitari. Secondo un Focus dell’Agenas e della Simeu (Società italiana medicina emergenza e urgenza) gli accessi improprio son “tra il 9 e il 54,1% negli USA, tra il 25,5 e il 60% in Canada, tra il 19,6 e il 40,9% in Europa”. In Italia la variabilità di questi accessi “impropri” è significativa nelle diverse aree geografiche: se il valore medio nazionale è del 24,18%, al sud e nelle isole sale al 30,94%, al centro invece scende al 17,98%, mentre il nord registra un 23,85%.
Secondo i numeri del Focus gli accessi al Pronto soccorso nel 2013 in tutta Italia sono stati circa 24 milioni: 1% i codici rossi, 18% gialli, 66% verdi, 15% i bianchi. Sul totale, una parte viene dimessa senza necessità di ricovero, dopo aver esaurito il bisogno di cure già in pronto soccorso: circa 98% dei bianchi, l’88% dei verdi, il 64% dei gialli. E l’attesa per il ricovero, dopo la valutazione in pronto soccorso, in molti casi si estende da 1 a 6 giorni.
Gli accessi inappropriati, e che potrebbero trovare risposta in sedi diverse dal pronto soccorso, sono il 30% del totale: di questi il 95% sono codici bianchi e il 20% codici verdi, spesso celano un’emergenza sociale a cui si deve dare comunque una risposta. Sono molteplici i fattori che spingono i cittadini a rivolgersi al Pronto soccorso: scarsa fiducia nella Medicina generale, “comodità” nella convinzione che al Pronto soccorso sia possibile ottenere una risposta in tempi brevi senza dover affrontare i tempi di attesa che spesso contraddistinguono il sistema sanitario nazionale, salute vissuta come un diritto al quale non si può prescindere, ansia. I cittadini, inoltre, sottolinea il Focus Agenas-Simeu, preferiscono rivolgersi al Pronto soccorso per scarsa fiducia nei confronti del Servizio di guardia medica.
In ogni caso questi accessi “inappropriati”, pur costituendo il 30% degli accessi, sono gestiti in tempi brevi e impegnano limitatamente il personale dell’emergenza: meno del 15% delle ore totali. L’impegno enorme del personale di pronto soccorso è invece sui casi più gravi, codici verdi, gialli e rossi, che dovrebbero essere ricoverati entro 6 ore, secondo gli standard di riferimento. Invece restano molto di più in pronto soccorso, con aumento proporzionale dell’impegno del personale e conseguente rallentamento della presa in carico dei nuovi arrivi. La vera inappropriatezza per il pronto soccorso, sottolinea la Simeu “non è tanto il paziente con un codice basso, ma il paziente in barella in attesa di essere ricoverato in un altro reparto dell’ospedale”. “L’analisi corretta dei dati – per la Simeu – orienta a progettare interventi e destinare risorse non tanto sul problema degli accessi impropri, quanto piuttosto su altri fattori che sono i reali determinanti dell’affollamento: i percorsi intra-ospedalieri dai pronto soccorso ai reparti e i percorsi di uscita dall’ospedale al territorio, dove è indispensabile rafforzare il sistema di supporto domiciliare e la rete delle strutture”
10 febbraio 2015
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