FRATTURA FEMORE. Operati in 48 ore? Non dappertutto
03 OTT -
Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell’età anziana e tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della coordinazione motoria. Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che il trattamento migliore delle fratture del collo del femore sia l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura e la sostituzione protesica, che innalzano le possibilità di ripresa del paziente e di ritorno a funzionamento dell’arto. Diversi studi hanno dimostrato che a lunghe attese per l’intervento corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, di conseguenza, le raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 24 ore dall’ingresso in ospedale. Il processo assistenziale in questo caso è fortemente influenzato dalla capacità organizzativa della struttura, che può determinare la puntualità dell’intervento o ritardi che possono anche variare fortemente.
L’esito osservato è l’intervento chirurgico entro 48 ore (differenza tra la data di intervento e la data del ricovero minore o uguale a 2 giorni) a seguito di frattura del collo del femore ed è attribuito alla struttura in cui è avvenuto il ricovero.
Frattura del femore: intervento chirurgico entro 48 ore – valore medio 33,11% (Vedi tabella). Uno degli indicatori più validi per vedere le capacità organizzative di una struttura è il tempo d’intervento entro 48 ore per la frattura del femore Le migliori performance, rispetto a una media nazionale del 33,11% di interventi entro le 48 ore, si concentrano nelle regioni del centro nord. In testa c’è la CCA Poliambulanza di Brescia con il 94,2% d’intereventi effettuati entro 2 giorni. A seguire troviamo l’ospedale Aziendale di Merano con l’88,9%, mentre sul terzo gradino del podio si attesta l’ospedale di Montecchio Maggiore con l’87,9%. Se i migliori esiti sono tutti concentrati nelle regioni del centro nord, quello sfavorevoli si registrano invece in quelle del centro sud e in Regioni sottoposte a Piano di rientro dal deficit sanitario. In cima alla classifica si trova l’ospedale di Loreto Mare a Napoli con lo 0,5% (30 volte inferiore alla media italiana). Perfomance negative anche per l’ospedale di Casarano con l’1%. E stesso dicasi per l’ospedale Civile di Sassari.
Legenda
Per facilitare la lettura abbiamo selezionato le prime dieci e le ultime dieci strutture a livello nazionale con esiti favorevoli e sfavorevoli rispetto alla media nazionale. Le diverse strutture sono state collocate, così come realizzato dagli epidemiologi dell’Agenas, in tre fasce: quella blu, i cui dati aggiustati (ossia quei dati per i quali sono state considerate le possibili disomogeneità tra le popolazioni come l’età, il genere, presenza di comorbità croniche, etc..) e favorevoli, sono statisticamente certi; quella rossa in cui dati aggiustati sfavorevoli non presentano margini di errore statistico; quella grigia dove invece c’è un rischio relativo di errore di un risultato (quello che i tecnici chiamano fattore “p”).
03 ottobre 2012
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