Crea 2021. Finanziamento pubblico in ritirata, disuguaglianze di spesa sanitaria e disavanzi in crescita
27 GEN -
Finanziamento pubblico
La quota di finanziamento pubblico della spesa sanitaria in Italia si è, negli anni, progressivamente ridotta, risultando ormai inferiore a quella dei Paesi dell’Europa dell’Est (EU-Post 1995). Il settore pubblico, pur rimanendo la principale fonte di finanziamento della spesa sanitaria, in tutti i Paesi EU, nei Paesi definiti EU-Ante 1995 (Europa occidentale) fa fronte in media all’80,5% della spesa sanitaria corrente, mentre in Italia e nei Paesi dell’Est rispettivamente al 74,1% e al 74,5%.
Spesa sanitaria
In Italia si spende per la Sanità il 35,1% in meno rispetto ai Paesi dell’Europa occidentale ed il gap continua a crescere: nell’ultimo anno si è registrata una ulteriore riduzione dell’1,5% rispetto al 2018; rispetto al 2000 la forbice si è allargata del 13,6%. Il gap della spesa pubblica risulta ancora più consistente, essendo arrivato a superare il 40% (-40,2%). Di contro, sul fronte della spesa privata, il gap risulta contenuto (-13,7%) e sostanzialmente allineato al differenziale di reddito nei vari Paesi.
Malgrado il gap, l’indice composito di Salute e Benessere sviluppato da ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), posiziona l’Italia al settimo posto in Europa: quindi pur con risorse scarse l’outcome di salute prodotto in Italia è relativamente alto, dimostrando un utilizzo complessivamente efficace ed efficiente delle risorse.
Crescenti disuguaglianze di spesa sanitaria
Permangono differenze di spesa rilevanti tra le diverse Regioni, anche standardizzandola in base ai diversi bisogni delle popolazioni; se la spesa pubblica comporta disuguaglianze modeste (con esclusione di alcune Regioni e Province a statuto speciale che hanno livelli di spesa pubblica decisamente maggiori della media), di contro il contributo della spesa privata delle famiglie è estremamente diversificato: fra le Regioni agli estremi il gap è di 544,1 euro, e genera una disuguaglianza pari al 33,6% della spesa sanitaria media.
Malgrado la natura universalistica ed egalitaria del Ssn, nei fatti le differenti possibilità di spesa delle popolazioni regionali continuano a comportare una disuguaglianza nelle opportunità di tutela sanitaria.
I disavanzi in sanità: nuovamente in crescita
Il disavanzo del Ssn, che si era ridotto in maniera consistente negli ultimi 15 anni, negli ultimi 3 anni ha ricominciato a crescere, malgrado una lieve flessione fra il 2019 e il 2018.
Il risultato di esercizio complessivo è attualmente negativo per 1,1 mld di euro, ovvero un mero 0,9% del finanziamento, ma in aumento del 18,3% rispetto al 2014.
L’equilibrio finanziario poggia, peraltro, su un consistente “contributo” delle compartecipazioni: in assenza di queste (che comprendono anche quelle sul differenziale rispetto al prezzo di riferimento dei farmaci equivalenti) rimarrebbe un deficit di 5,7 mld di euro.
L’incidenza delle compartecipazioni, da parte sua, pone un problema equitativo: infatti è maggiore nel Sud che nel Nord (quindi in modo inverso alle possibilità economiche), con l’“aggravante” che nel Sud si concentra su un numero minore di cittadini non esenti.
27 gennaio 2021
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