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La sopravvivenza a 5 anni nei tumori: dal 90% per il testicolo al 10% per il pancreas


24 SET - La sopravvivenza è il principale outcome in campo oncologico e permette, attraverso la misura del tempo dalla diagnosi, di valutare l’efficacia del sistema sanitario nel suo complesso nei confronti della patologia tumorale.
La sopravvivenza, infatti, è condizionata da due aspetti: la fase nella quale viene diagnosticata la malattia e l’efficacia delle terapie intraprese. Sulla sopravvivenza influiscono quindi sia gli interventi di prevenzione secondaria sia la disponibilità e l’accesso a terapie efficaci. Il metodo utilizzato per valutare la sopravvivenza oncologica è la cosiddetta sopravvivenza netta, ovvero la sopravvivenza non imputabile ad altre cause diverse dal cancro. 
 
La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è un indicatore ampiamente entrato nell’uso comune, sebbene non rappresenti un valore soglia per la guarigione. Questa, infatti, può essere raggiunta in tempi diversi (minori dei 5 anni, come per il tumore del testicolo o della tiroide, o maggiori, come per il tumore della mammella femminile), con differenze importanti anche in funzione del sesso e dell’età alla quale è stata fatta la diagnosi.
 
I valori di sopravvivenza osservati per tutti i tumori dipendono dai livelli di sopravvivenza rilevati per le singole patologie, anche molto diversi, che variano da 90% circa (dopo 5 anni dalla diagnosi) per tumori quali testicolo, mammella e prostata e scendono a meno del 10% per tumori come il pancreas. 
 
Sopravvivenza: cambiamenti nel tempo
Complessivamente la sopravvivenza a 5 anni nelle donne raggiunge il 63%, migliore rispetto a quella degli uomini (54%). 
 
I cinque tumori che fanno registrare in Italia le percentuali più alte di sopravvivenza sono quelli della tiroide (93%), prostata (92%), testicolo (91%), mammella (87%) e melanoma (87%). (Figura 1) 
 
Sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi (standardizzata per età) per il periodo di incidenza 2005-2009 (pool AIRTUM), maschi e femmine
 

La sopravvivenza a 5 anni è aumentata rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (54% nel 2005-2009 contro il 51% nel 2000-2004, il 46% nel ’95-’99 e il 39% nel ’90-’94) sia per le donne (rispettivamente 63% vs 60%, 58% e 55%). Su questo risultato positivo complessivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza per alcune delle sedi tumorali più frequenti: colon-retto (attualmente 65% per entrambi i sessi), mammella femminile (87%), prostata (91%). (Tabella 1)
Per alcuni tumori a cattiva prognosi, i miglioramenti della sopravvivenza sono stati contenuti negli anni recenti, è il caso ad esempio del tumore del polmone (15% per gli uomini e 19% per le donne), del pancreas (7% e 9%) e colecisti (17% e 15%). Per alcuni tumori per i quali c’è stato un notevole incremento dell’attività diagnostica precoce, la sopravvivenza è notevolmente aumentata, ma su tale incremento influisce, oltre all’anticipazione diagnostica, anche una certa quota di sovradiagnosi, vale a dire di tumori che sarebbero rimasti “silenziosi” senza l’incremento degli esami diagnostici.
 
Confronto nel tempo della sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi (standardizzata per età) per periodo di incidenza 1990-1994, 1995-1999, 2000-2004 e 2005-2009 (pool AIRTUM). Valori %.
 
 

* Comprende lingua, bocca, orofaringe, rinofaringe, ipofaringe, faringe NAS, laringe.
**Comprende sia tumori infiltranti sia non infiltranti.

 
Sopravvivenza: confronto per età
La sopravvivenza per molti tumori presenta un trend decrescente al crescere dell’età. Le cause possono essere molte, tra queste la maggiore presenza di altre patologie (comorbilità) che controindicano l’applicazione dei protocolli terapeutici più efficaci o comunque, pur non controindicandoli, possono aumentare la sensibilità agli effetti collaterali delle terapie.
 
Fanno eccezione a questo trend il tumore del colon-retto, che presenta valori leggermente superiori per la fascia 55-64 rispetto a quelle 15-44 e 45-54 anni (con un possibile ruolo dell’anticipazione diagnostica nelle aree in cui sono attivi programmi di screening), il tumore della mammella, caratterizzato da valori superiori nell’età 45-54 anni rispetto a quella 15-44 anni (con un possibile ruolo della presenza in età giovanile di forme maggiormente aggressive, tra cui anche le forme ereditarie) e il tumore della prostata, con sopravvivenze omogenee prima dei 65 anni.
 
La riduzione della sopravvivenza all’aumentare dell’età alla diagnosi è particolarmente evidente per i tumori dell’ovaio, del sistema nervoso centrale, il linfoma di Hodgkin, il mieloma, la cervice uterina, le leucemie, la prostata e l’osso, per i quali la differenza fra prima e ultima classe è di oltre 40 punti percentuali. Al contrario l’effetto dell’età è, seppur presente con le caratteristiche già indicate, meno evidente per il tumore della mammella femminile e del colon-retto, per i quali la riduzione fra età 15-44 e 75+ anni è di 12 e 15 punti percentuali rispettivamente.
 
Dati regionali
La sopravvivenza a 5 anni più alta in Italia si registra per gli uomini in Valle D’Aosta (61%) ed Emilia-Romagna (56%) e per le donne in Emilia-Romagna e Toscana (65%).

- L’Emilia-Romagna e la Toscana mostrano la miglior sopravvivenza in Italia per il tumore del colon-retto (69%), mammella (89%) e polmone (18%, insieme alla Lombardia).

- Il Friuli mostra la miglior sopravvivenza per il tumore della prostata (95%) e del testicolo (98%), mentre l’Umbria mostra i valori più elevati di sopravvivenza per stomaco (37%) e cervice (76%).

- La Lombardia mostra i valori più elevati per utero corpo (80%, insieme alla Calabria) e fegato (23%).

- La sopravvivenza più elevata per il melanoma si registra in Trentino Alto Adige (92%), Piemonte e Veneto (90%).

- La Sardegna mostra la miglior sopravvivenza per la tiroide (97%), mentre la Puglia mostra la miglior sopravvivenza per le leucemie (53%).
 


24 settembre 2019
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