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Università rumena a Enna. Intervista a Renzo (Cao): “Non si può aggirare in questo modo il numero chiuso. Si vada verso programmazione europea”

Così il presidente della Commissione Albo Odontoiatri della Fnomceo interviene sul caso dell'Università romena di Galati che vorrebbe avviare un corso di Medicina ad Enna. "Se un ateneo, mediante questi accordi e riconoscimenti raddoppia il proprio numero di studenti italiani in formazione, in barba a quanto previsto dalla programmazione decretata dal Miur, a subirne qualche riflesso negativo sono inevitabilmente gli altri 33 corsi di laurea".

30 OTT - Continua a tenere banco il caso della Facoltà di Medicina e Professioni sanitarie che l'Università romena "Dunarea de Jos" di Galati (Romania) vorrebbe avviare ad Enna. Per far luce sulla questione e capire le possibili ripercussioni di questa vicenda abbiamo intervistato il presidente della Commissione Albo Odontoiatri della Fnomceo, Giuseppe Renzo.
 
Dottor Renzo, sull'apertura dell'università rumena ad Enna ieri sono intervenuti sia il Miur che lo stesso Prefetto annunciando l'avvio di opportune verifiche. Qual è la sua opinione sulla vicenda?
Ritengo che in questo modo si creano anche i presupposti per istituire nuovi corsi di laurea in odontoiatria al di fuori di ogni logica di rispetto del numero programmato. Il corso di laurea gestito dall’Università romena non riguarderebbe, per ora, la professione odontoiatrica, ma questo non ci esime dal tenere alta la guardia. Ci opporremo ad ogni iniziativa scorretta così come abbiamo fatto con l’ateneo portoghese. Ricorderete che già qualche anno fa l’università portoghese Fernando Pessoa aveva tentato di aprire una succursale italiana a Roma, ma grazie alla ferma opposizione di tutte le componenti odontoiatriche, fino ad oggi, tale operazione non è riuscita.
 
Più in generale, che idea si è fatto su questo proliferare di accordi fra Università italiane e straniere?
Questo è un fenomeno che desta preoccupazione. In questo modo si consentire agli studenti più abbienti, non in grado di superare i test di accesso, di ottenere un diploma di laurea da “spendere”, poi, in Italia. Si tratta di iniziative, che assunte nel rispetto delle normative vigenti e nel diritto dell’autonomia di cui ogni Ateneo è dotato, se usate per aggirare le disposizioni riguardanti la programmazione degli accessi e la rilevazione dei fabbisogni espressa dal Ministero Salute in accordo con le regioni, provocano una evidente asimmetria riguardo gli altri atenei. Intendo dire che se un ateneo, mediante questi accordi e riconoscimenti raddoppia il proprio numero di studenti italiani in formazione, in barba a quanto previsto e definito mediante la programmazione decretata per legge dal Miur, a subirne qualche riflesso negativo sono inevitabilmente gli altri 33 corsi di laurea. Ci si domanda sempre con maggiore insistenza quanto ciò possa essere ancora condiviso e subito!
 
Interverrete su questa tematica come Federazione?
La questione è all’attenzione degli Stati Generali dei Medici e degli Odontoiatri: è indispensabile un’azione comune e condivisa per denunciare iniziative non in linea con la normativa vigente. Nel caso di Enna la convenzione è sottoscritta dagli Assessorati alla Salute e dell’Istruzione e Formazione professionale della Regione Sicilia, dalla libera Università degli studi di Enna Kore e dalla Fondazione Proserpina di Enna.  L’Istituzione di un’Università non può avvenire per libera iniziativa di privati cittadini ma deve avere un percorso preciso, in questo caso del tutto inesistente, come dichiarato dal Ministro Giannini che ha, inoltre, diffidato i soggetti coinvolti a fornire chiarimenti in merito alla vicenda che, voglio sottolineare, non è affatto conclusa. Vorrei inoltre ricordare le interrogazioni parlamentari volte a chiedere se l’iniziativa posta in essere dalla Regione Sicilia sia conforme alle norme vigenti in materia di accesso ai corsi universitari a numero programmato e se sia opportuno assumere iniziative, anche normative, per evitare questo tipo di convenzioni/ accordi/ riconoscimenti in qualsiasi forma predisposti che danneggiano, di fatto, le famiglie meno ambienti e i giovani aspiranti medici italiani che si attengono alle regole stabilite a livello ministeriale. 
 
Come pensa che si potrebbero evitare, per il futuro, problemi di questo genere?
Si deve, per forza di cose, andare incontro ad una programmazione europea, se si vuole uscire dalla mercificazione e dallo sfruttamento di legittime aspettative.
 
E.R.

30 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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