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Esposizione a inquinamento atmosferico e rischio di Parkinson

di Lisa Rapaport

Uno studio condotto in Corea del Sud ha osservato una correlazione tra inquinamento atmosferico, in particolare diossido di azoto e polveri sottili, e aumento del rischio di sviluppare la malattia di Parkinson. Lo studio ha preso in considerazione oltre 78 mila abitanti di Seul. L’età media alla diagnosi di malattia di Parkinson era di 66,5 anni.

18 MAG - (Reuters Health) – Secondo un studio coreano le persone esposte a elevati livelli di diossido di azoto nell’atmosfera potrebbero avere probabilità significativamente superiori a chi non è esposto di sviluppare la malattia di Parkinson.

I ricercatori – guidati da Sun Ju Chung, professore di neurologia presso Asan Medical e presso lo University of Ulsan College of Medicine di Seoul – hanno esaminato i dati sulla malattia di Parkinson incidente e sull’esposizione a inquinanti dell’atmosfera, tra cui polveri sottili (PM 2.5 e PM 10), diossido di azoto, ozono, diossido di zolfo e monossido di carbonio in una coorte di 78.830 adulti che vivevano a Seoul.

Durante un follow-up mediano di 8,6 anni, 388 persone hanno ricevuto diagnosi di malattia di Parkinson. Per la maggior parte degli agenti inquinanti esaminati, i ricercatori non hanno rilevato associazioni tra livelli di esposizione e malattia di Parkinson incidente. Tuttavia, i soggetti nel quartile più elevato di esposizione al diossido di azoto avevano probabilità significativamente superiori di sviluppare malattia di Parkinson (hazard ratio 1,41) rispetto a quelli nel quartile più basso.

Anche se lo studio non è stato disegnato per stabilire una relazione causale tra esposizione al diossido di azoto e malattia di Parkinson, vi sono diversi possibili meccanismi patogenetici che potrebbero spiegare la correlazione.”Se si inala diossido di azoto, l’azoto potrebbe avere un effetto tossico sul nervo olfattivo, data l’esposizione anatomica del nervo olfattivo agli agenti inquinanti nell’aria”, osserva Chung. “È interessante notare che l’alfasinucleina patologica della malattia di Parkinson ha origine dal bulbo olfattivo e dal nucleo motore dorsale del vago, quindi il diossido di azoto potrebbe avere un effetto diretto sul cervello a partire dal nervo olfattivo”.

Inoltre, aggiunge Chug, “l’inalazione di diossido di azoto potrebbe aumentare le citochine proinfiammatorie sistemiche, come interleukina-1beta, IL-6, IL-8 e TNF-alfa, che potrebbero essere legate alla neuroinfiammazione nel cervello, un meccanismo patogenetico molto importante nella malattia di Parkinson e in altre patologie neurologiche”.

I partecipanti allo studio avevano un’età media di 54,4 anni al basale e non presentavano malattia di Parkinson nell’anamnesi. I soggetti che hanno sviluppato il Parkinson erano significativamente più anziani rispetto alla popolazione generale dello studio, con un’età media di 66,5 anni.

I ricercatori hanno osservato un’associazione tra malattia di Parkinson ed esposizione a diossido di nitrogeno quando i livelli nell’aria durante i cinque anni precedenti alla data di inizio erano superiori a 0,038 parti per milione.
Il livello mediano di esposizione al diossido di azoto durante il periodo di studio è stato di 0,033 ppm (range 0,026-0,045).

Fonte: JAMA Neurology

Lisa Rapaport

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

18 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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