Hiv. Il numero di cellule T e la carica viremica rilevabile, associate a cambiamenti di volumi cerebrali
di Marilynn Larkin
In un recente studio pubblicato da JAMA Network Open è emersa nelle persone con HIV, in terapia antirtetrovirale combinata, l’associazione tra alcuni parametri del virus – numero delle cellule T e carica viremica rilevabile - e la variazione di volumi cerebrali subcorticali. Una correlazione che, secondo gli autori dello studio, potrebbe spiegare l’accelerazione dei processi neurodegenerativi di alcuni pazienti con HIV.
28 GEN -
(Reuters Health) – Uno studio pubblicato da JAMA Network Open sostiene che nelle persone con HIV il numero delle cellule T e la carica viremica rilevabile (dVL) si associano a cambiamenti in vari volumi cerebrali subcorticali. Un fenomeno che potrebbe aiutare a spiegare la compromissione neurocognitiva correlata all’HIV.
“Le associazioni del volume cerebrale con la conta plasmatica dei CD4+ e la carica viremica rilevabile hanno ampiamente coinvolto il sistema limbico, estendendosi al di là delle regioni dei gangli basali frequentemente implicate nell’era pre-cART (terapia antiretrovirale combinata)”, dicono
Talia Nir e
Neda Jahanshad, entrambe della Keck School of Medicine della University of Southern California di Marina del Rey, principali autrici dello studio.
“L’atrofia accelerata dell’ippocampo, la regione che ha mostrato gli effetti più costanti nel nostro studio, è un tratto peculiare delle malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer”, aggiungono Nir e Jahanshad ,“I comuni processi patologici correlati all’età e all’HIV, come infiammazione e compromissione della barriera ematoencefalica, potrebbero accelerare i processi neurodegenerativi ”.
Lo studio
Nir, Jahanshad e colleghi hanno analizzato i dati di neuroimaging di 1.203 soggetti sieropositivi (età media 45,7; 73,2% di sesso maschile; 74,6% in terapia con cART) trattati in 19 centri in Africa, Asia, Australia, Europa e Nord America. Le stime del volume per otto regioni subcorticali sono state estratte dalle immagini di risonanza magnetica pesate in T-1 per individuare associazioni con i marcatori plasmatici dell’immunosoppressione (conta di linfociti CD4+) o carica viremica rilevabile.
Nel complesso, una conta più bassa di CD4+ si associava a volumi ippocampali (beta media, 16,66 mm3 per 100 cellule/mm3) e talamici (beta media, 32,24 mm3 per 100 cellule/mm3) inferiori e a ventricoli più grandi (beta media, -391,50 mm3 per 100 cellule/mm3).
Tuttavia, nei partecipanti che non assumevano terapia antiretrovirale combinata, una minor conta dei linfociti CD4+ si associava anche a volumi del putamen inferiori (beta media, 57,34 mm3 per 100 cellule/mm3).
In tutti i partecipanti, una carica viremica rilevabile si associava a volumi ippocampali inferiori (d = -0,17), anche se nella sottocategoria di soggetti che assumevano terapia antivirale combinata, la carica viremica rilevabile si correlava anche a volumi dell’amigdala inferiori (d = -0,23).
Nell’insieme, dichiarano le autrici, “in una popolazione eterogenea di individui infetti da HIV, i volumi delle strutture nel sistema limbico erano coerentemente associati ai marcatori plasmatici”.
“Questi biomarker sono più oggettivi e meno soggetti, ad esempio, a differenze culturali e sociali che variano in base alla regione geografica e ai contesti clinici rispetto alle valutazioni di alcuni medici e quindi potrebbero essere usati in maniera affidabile per studiare gli individui affetti su scala internazionale”, concludono Nir e Jahanshad.
Fonte: JAMA Network Open
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
28 gennaio 2021
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