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“Bisogna riconsiderare il ruolo dei grassi saturi nell’alimentazione”. Il parere del Sustainable Nutrition Scientific Board 


Secondo gli esperti del Sustainable Nutrition Scientific Board (Snsb) bisognerebbe rivedere le linee guida europee e americane, secondo le quali bisognerebbe limitare il consumo di acidi grassi saturi, perché “non tutti gli acidi grassi saturi sono uguali”.

09 NOV - In occasione del sedicesimo Congresso Mondiale di Sanità Pubblica, il Sustainable Nutrition Scientific Board (SNSB) ha partecipato ad un dialogo sulle sfide legate alla necessità di nutrire una popolazione mondiale in continua crescita.
 
“La nostra missione è di sviluppare una ricerca basata sui dati che porti a cambiamenti nell’industria alimentare”, ha dichiarato Arne Astrup, direttore del dipartimento di nutrizione, esercizio e sport dell’università di Copenaghen e Presidente SNSB. “Speriamo che le nostre raccomandazioni pre-competitive, attuabili, potranno essere d’aiuto agli stakeholder della Comunità scientifica in questa fase critica: ci avviciniamo alle deadline per l’Agenda delle Nazioni Unite 2030 e per l’Accordo sul Clima di Parigi”. 
 
Il Sustainable Nutrition Scientific Board è stato creato questa estate ed è costituito da un gruppo scientifico internazionale e indipendente di otto esperti, che hanno dato il via ad un progetto di ricerca di tre anni che si concluderà con la formulazione di spunti e soluzioni per una alimentazione sostenibile. Durante questo primo anno il Board si sta concentrando sul ruolo degli oli e dei grassi nell’alimentazione, valutando anche l’impatto ambientale e socioeconomico del processo di produzione.
 
In linea con il tema del congresso “Il futuro dell’umanità: analisi, patrocinio e azione”, il seminario virtuale, a cui hanno partecipato gli esperti, ha offerto una discussione sull’importante ruolo degli oli vegetali nel nutrire l’umanità.

Una particolare attenzione è stata data all’olio di palma e al suo principale componente, l’acido palmitico, che è “l’acido grasso saturo maggiormente presente nel corpo umano (costituisce il 20-30% degli acidi grassi di tutto il corpo)”, come ha ricordato nel suo intervento Sebastiano Banni, Professore di scienze biomediche all’Università di Cagliari. L’acido palmitico viene prodotto per via endogena dal nostro organismo ed è presente anche nel latte materno, proprio perché ha un importante ruolo fisiologico, essendo ad esempio un componente del surfactante degli alveoli polmonari e delle membrane cellulari.
 
L’approccio del Board consiste nell’analizzare i diversi aspetti riguardanti la salute e l’alimentazione, “mettendoli anche in relazione con la produzione del cibo e l’impatto ambientale della produzione e della lavorazione degli alimenti”, ha spiegato nella sua introduzione il Professor Olivier Joillet, membro del Board ed esperto in sistemi alimentari sani e sostenibili.
 
In questo senso, ha spiegato il Professor Astrup, l’olio di palma è un alimento interessante perché è di origine vegetale e non animale, quindi ha un minor impatto ambientale, è salutare e fornisce calorie e nutrienti. L’esperto ha citato i diversi benefici dell’olio di palma per la salute, conducendo una riflessione sulla necessità di rivedere le linee guida europee e americane, secondo le quali bisognerebbe limitare il consumo di acidi grassi saturi. “Non tutti gli acidi grassi saturi sono uguali”, ha commentato.

Meta-analisi e studi osservazionali sull’argomento suggeriscono che il consumo di grassi saturi non è dannoso per la salute e non è associato allo sviluppo di diabete e malattie cardiovascolari. Anzi, i grassi dello yogurt del formaggio, secondo gli studi, potrebbero proteggere da queste patologie. È comunque necessario considerare, più che il singolo nutriente, il cibo e le interazioni tra i diversi nutrienti e ancora di più il pasto completo. Quindi, ha concluso Astrup, “bisognerebbe evitare i discorsi del tipo ‘riduciamo i grassi saturi’ e fornire piuttosto raccomandazioni basate sulla dieta nel suo complesso”.

09 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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