Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Mercoledì 17 LUGLIO 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Covid. Women 4 Oncology Italy: “Pazienti con tumore al polmone sia tra i primi a ricevere il vaccino non appena sarà disponibile”


Uno studio pubblicato su Lancet Oncology ha evidenziato come i pazienti colpiti da tumore al polmone hanno avuto meno accesso alle terapie intensive (8,3%) rispetto agli altri pazienti oncologici (26%) e la mortalità è stata molto più elevata (35% rispetto al 13%). Da qui l’appello del network.

23 GIU - Durante la pandemia, i pazienti colpiti da tumore al polmone hanno avuto meno accesso alle terapie intensive (8,3%) rispetto agli altri pazienti oncologici (26%) e la mortalità è stata molto più elevata (35% rispetto al 13%). A rivelarlo sono i risultati preliminari del primo studio internazionale sugli effetti del coronavirus nei pazienti con tumore toracico, pubblicato in questi giorni su Lancet Oncology.
 
Lo studio è stato coordinato da Marina Chiara Garassino, Responsabile dell’Oncologia Toracica presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e presidente di Women For Oncology Italy insieme a Leora Horn del Vanderbilt-Ingram Cancer Center di Nashville, USA. Ha coinvolto 200 pazienti con carcinoma toracico e positivi al COVID-19, provenienti da 8 Paesi (Italia, Spagna, Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Stati Uniti, Regno Unito e Cina), inseriti nel registro TERAVOLT tra marzo e aprile. Lo studio sta proseguendo in 4 continenti e mira a creare uno score che permetta di identificare chi di questi pazienti sia davvero a rischio.
 
La maggior parte dei soggetti coinvolti presentava un carcinoma polmonare non a piccole cellule (76%) ed era in terapia al momento della diagnosi di COVID (74%). Non è chiaro invece perché la percentuale degli accessi in terapia intensiva sia stata bassa. L’ipotesi della mancanza dei posti letto non sembra giustificare interamente questo fenomeno, che è accaduto nella medesima proporzione anche in nazioni colpite meno violentemente. E’ possibile che la scelta di non rianimare questi malati sia in parte dovuta a un pregiudizio sulla loro malattia, che li colloca tra i pazienti senza speranza, mentre è importante sottolineare che questi pazienti nel 2020 hanno aspettativa di vita di anni. Questo argomento merita una riflessione internazionale affinché, nel caso di una seconda ondata, la scelta di rianimare o meno sia fatta coinvolgendo gli oncologi curanti.
 
I dati dimostrano, inoltre, che i pazienti con un tumore toracico hanno una mortalità apparentemente maggiore rispetto agli altri tumori. Altro dato fondamentale: molti dei pazienti che si sono ammalati di COVID (81%) erano fumatori e il fumo si è rivelato essere il fattore di rischio più associato alla mortalità.
 
“Questo studio – dichiara Marina Garassino, Presidente di Women For Oncology Italy e responsabile dell’unità di oncologia toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano – ci ha permesso di identificare i pazienti con una neoplasia polmonare come una categoria ad alto rischio, che necessita di maggiore attenzione e protezione. Come Women For Oncology Italy lanciamo quindi un appello per chiedere a tutti i governi di inserire questi pazienti, insieme alle altre categorie fragili, tra coloro che riceveranno per primi il vaccino anti-COVID non appena sarà reso disponibile”.
 
Lo studio pubblicato su Lancet Oncology è frutto di una collaborazione internazionale tra diversi istituti di ricerca e il registro TERAVOLT. Oltre alle prime due firmatarie dello studio, sono tante le donne medico e ricercatrici in ambito oncologico che hanno fornito il proprio contributo.
 
“Riteniamo che questo sia un aspetto fondamentale perché sono ancora tantissime le donne che in ambito accademico e sanitario trovano difficoltà anche sul piano della ricerca scientifica. Secondo una ricerca presentata da W4O a livello europeo in occasione dell’ultimo congresso ESMO 2019, infatti, le donne oncologhe, che pur rappresentano la maggioranza, che tuttavia risultano primi autori nei lavori scientifici rappresentano solo il 38%, a fronte del 62% di autori uomini. Analogamente, recentemente è stato documentato come significativamente inferiore sia il numero di donne rispetto agli uomini cui vengono assegnati finanziamenti internazionali per progetti di ricerca – dichiara Rossana Berardi vicepresidente di Women For Oncology Italy, Prof. Ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e Direttore Clinica Oncologica agli Ospedali Riuniti di Ancona – E durante la pandemia da coronavirus le donne rischiano di essere ulteriormente penalizzate dal punto di vista professionale e occupazionale: secondo un articolo recentemente pubblicato su Nature, molte donne attive nell’ambito accademico e della ricerca si stanno trovando a dover gestire un maggior carico in termini di impegni casalinghi e familiari e questo sta avendo un impatto in termini di minori pubblicazioni e progetti di ricerca avviati rispetto ai propri colleghi uomini”. 

23 giugno 2020
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy