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Linfoma di Hodgkin classico. Studio di fase 3 dimostra superiorità di pembrolizumab su standard di cura


Keynote-204 è il primo studio positivo di fase 3 di una terapia anti-PD-1 in pazienti con linfoma di Hodgkin classico recidivo o refrattario. A darne notizia Msd. I dati indicano che pembrolizumab in monoterapia ha significativamente ridotto il rischio di progressione di malattia o morte del 35% rispetto a brentuximab vedotin

08 GIU - “Pembrolizumab, anticorpo monoclonale umanizzato, ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione (PFS), uno dei due endpoint primari. Ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 35% (HR 0,65; IC 95%: 0,48-0,88; p = 0,00271) e ha mostrato una PFS mediana di 13,2 mesi rispetto a 8,3 mesi nei pazienti trattati con brentuximab vedotin (BV), attualmente uno standard di cura per questa popolazione di pazienti”.

Sono questi i primi risultati emersi dallo studio Keynote-204 di fase 3 che ha valutato pembrolizumab, terapia anti-PD-1 di Msd, per il trattamento di pazienti adulti con linfoma di Hodgkin classico recidivo o refrattario (cHL) e annunciati oggi da Msd.

“Questi dati sono particolarmente significativi, perché circa il 15-20% dei pazienti con linfoma di Hodgkin classico, il tipo più comune di linfoma di Hodgkin, generalmente non ottiene remissione dopo il trattamento di prima linea – afferma Pier Luigi Zinzani, Professore Ordinario di Ematologia presso l’Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” di Bologna – i dati dello studio Keynote-204 indicano che pembrolizumab in monoterapia dovrebbe essere considerato l’opzione terapeutica intesa come nuovo standard di cura per il trattamento dei pazienti con linfoma di Hodgkin ricaduti/refrattari post trapianto autologo o per quelli non eleggibili al trapianto autologo. Siamo di fronte alla potenziale possibilità di cambiare il paradigma del trattamento attuale per questi pazienti che sono generalmente giovani e devono affrontare una prognosi sfavorevole quando non raggiungono la remissione”.

“In questo studio ‘head-to-head’, pembrolizumab ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione rispetto a brentuximab vedotin, rafforzando il beneficio di pembrolizumab anche nel linfoma di Hodgkin classico – dichiara Jonathan Cheng, Vice President, Oncology Clinical Research, Merck Research Laboratories – Msd è fortemente impegnata in approcci di ricerca innovativa per il trattamento dei tumori del sangue attraverso un ampio programma clinico che valuta pembrolizumab in molteplici neoplasie ematologiche maligne e il nostro inibitore sperimentale della tirosin-chinasi di BrutonMK-1026, che abbiamo recentemente aggiunto alla nostra pipeline con l’acquisizione di ArQule”.
 
Questi risultati sono stati presentati in una sessione orale durante il programma scientifico virtuale del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) 2020(Abstract #8005), che si è svolto dal 29 al 31 maggio. Come annunciato, sono stati presentati più di 80 abstract riguardanti quasi 20 tipi di tumori solidi ed ematologici dall’ampio portfolio e pipeline sperimentale in oncologia di Msd.

Abstract #8005: Il disegno dello studio Keynote-204 e altri dati. Studio randomizzato, in aperto, di fase 3, che ha valutato pembrolizumab in monoterapia vs BV per il trattamento di pazienti con cHL recidivo o refrattario (ClinicalTrials.gov, NCT02684292). I due endpoint primari sono la PFS e la sopravvivenza globale (OS). Endpoint secondari chiave sono il tasso di risposta obiettiva (ORR), il tasso di risposta completa e la sicurezza. Nello studio sono stati arruolati 304 pazienti, adulti sopra i 18 anni, che sono stati randomizzati a ricevere pembrolizumab (200 mg e.v. al giorno 1 di ogni ciclo di tre settimane fino a un massimo di 35 cicli) oppure BV (1,8 mg/kg, per un massimo di 180 mg a dose, e.v. al giorno 1 di ogni ciclo di tre settimane fino a un massimo di 35 cicli). In accordo con il piano di analisi prespecificata, l’altro endpoint primario di OS non è stato formalmente testato in questa interim analisi.
 
Lo studio continuerà a valutare la OS. In questo studio, pembrolizumab ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della PFS (HR 0,65; IC 95%: 0,48-0,88; p = 0,00271) e ha mostrato una PFS mediana di 13,2 mesi rispetto a 8,3 mesi nei pazienti trattati con BV. Il tasso di PFS ad un anno è stato del 53,9% con pembrolizumab vs 35,6% con BV. Inoltre, la ORR è stata pari al 65,6% con pembrolizumab vs 54,2% con BV, con un tasso di risposta completa rispettivamente del 24,5% e 24,2%; risposte parziali sono state osservate rispettivamente nel 41,1% e nel 30,1% dei pazienti. La durata della risposta mediana è stata di 20,7 mesi (range: 0,0+ - 33,2+) con pembrolizumab vs 13,8 mesi con BV (range: 0,0+ - 33,9+).
L’incidenza degli eventi avversi legati al trattamento (TRAE) era simile per pembrolizumab (74,3%) vs BV (77,0%). TRAE di grado 3-5 erano ridotti nei pazienti trattati con pembrolizumab (19,6%) rispetto a BV (25,0%). Un solo decesso correlato al trattamento è stato registrato con pembrolizumab (polmonite).

Programma di ricerca sui tumori ematologici. Msd sta studiando pembrolizumab in varie emopatie maligne attraverso un ampio programma clinico, che include tre studi clinici registrativi nel cHL e linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B (PMBCL) e più di 60 studi iniziati dagli sperimentatori in 15 tipi di neoplasie ematologiche. Oltre a pembrolizumab, Msd sta sperimentando l’inibitore sperimentale orale della tirosin-chinasi di Bruton MK-1026 (precedentemente denominato ARQ 531), che Msd ha da poco aggiunto per la recente acquisizione di ArQule. MK-1026 è attualmente valutato in uno studio di fase 2 di espansione della dose per il trattamento di neoplasie maligne delle cellule B.
 

08 giugno 2020
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