TBC. Rischio più elevato nelle persone con infezione latente
di Will Boggs
Non tutti coloro che hanno la Tbc latente sviluppano la forma attiva della malattia. Ma una revisione canadese ha osservato come questa popolazione sia più a rischio e necessiti di un’attenzione particolare per massimizzare l’efficacia del trattamento. Lo studio ha anche rivalutato l’affidabilità del test cutaneo alla tubercolina
17 APR -
(Reuters Health) – Chi riceve un test positivo alla tubercolosi (Tbc) ha un alto rischio di sviluppare la malattia, specialmente se appartiene a gruppi a elevato rischio. È quanto emerge da uno studio canadese, condotto da
Jonathon R. Campbell della McGill University di Montreal.
Il test cutaneo alla tubercolina (Tst) o il test di rilascio dell’interferone-gamma (Igra) sono comunemente usati per valutare l’infezione da tubercolosi latente, ma solo poche persone tra coloro che risultano positivi sviluppano successivamente la tubercolosi attiva.
Lo studio
Campbell e colleghi hanno studiato il rischio assoluto di sviluppare la tubercolosi attiva tra diverse popolazioni di persone non trattate positive a un Tst, un Igra, o a entrambi, in una revisione sistematica e una meta-analisi di 122 studi. Negli studi condotti su campioni non infetti da Hiv nella popolazione generale, l’incidenza della tubercolosi è stata dello 0,3 per 1.000 persone/anno per quelli con un indurimento dermico Tst di 10 mm o superiore.
Tra le popolazioni esposte alla tubercolosi, l’incidenza della malattia è stata di 8,4 per 1.000 persone/anno per quelle con un Tst di 5 mm o superiore, e 17 per 1.000 persone/anno per quelle con un risultato positivo di Igra. Questi tassi sono rispettivamente 28 e 56 volte più alti dell’incidenza nella popolazione generale.
Tra le persone che convivono con l’Hiv, l’incidenza cumulativa di tubercolosi su un follow-up medio di 2,9 anni è stata del 7,1% per quelli con un Tst di 5 mm o superiore, e del 5,1% per quelli con un risultato Igra positivo.
Il rischio di tubercolosi tra le popolazioni con altre condizioni che influenzano l’immunità (silicosi, dialisi, pazienti sottoposti a trapianto e persone che assumono farmaci immunosoppressori) è stata più variabile, ma sempre più elevata rispetto alla popolazione generale. Anche i carcerati, i nuovi immigrati e i rifugiati con test positivi avevano alti tassi di progressione verso la tubercolosi attiva.
“Sia il test cutaneo alla tubercolina che il test di rilascio dell’interferone-gamma sono esami utili per identificare le persone ad aumentato rischio di tubercolosi – conclude Campbell – C’è stato un grande allontanamento dal test cutaneo alla tubercolina, ma il nostro studio dimostra che è ancora un esame utile”.
Fonte: BMJ
Will Boggs
(Versione Quotidiano Sanità/Popular Science)
17 aprile 2020
© Riproduzione riservata
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