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Tavr. Benefici per alcuni pazienti oncologici

di Will Boggs

Una revisione sistematica degli studi ha concluso che, in alcuni pazienti con cancro attivo e una grave stenosi aortica, potrebbe essere vantaggioso optare per la sostituzione della valvola aortica transcatetere (Tavr).

01 APR - (Reuters Health) – Secondo una revisione sistematica degli studi condotta in Egitto, molti pazienti con grave stenosi aortica e cancro attivo sembrano beneficiare della sostituzione della valvola aortica transcatetere (TAVR), riportando tassi di mortalità simili a quelli dei pazienti non oncologici.
 
“I pazienti oncologici non dovrebbero essere automaticamente esclusi dalla TAVR”, dice Ahmed Bendary della Benha University Faculty of Medicine di Benha, principale autore dello studio. “Parlarne con gli oncologi potrebbe aiutare a perfezionare il processo di valutazione del rischio per escludere i pazienti con neoplasie in cui la TAVR sarebbe davvero vana”.

La metanalisi
Il team di Bendary ha valutato gli esiti della TAVR in pazienti con o senza cancro attivo nella loro revisione sistematica e metanalisi di tre studi con un totale di 5.162 pazienti (368 con cancro attivo).

Nel complesso, la mortalità per tutte le cause a 30 giorni non differiva significativamente tra i pazienti con o senza cancro attivo. Invece, la mortalità per tutte le cause al follow-up di un anno era il 71% più elevata tra i pazienti con cancro attivo che tra quelli non oncologici.

I risultati sono stati differenti a seconda dello stadio del tumore. I tassi di mortalità per tutte le cause a 30 giorni e a un anno sono risultati simili nei pazienti non oncologici e in quelli con neoplasie in stadi non avanzati.

Al contrario, i pazienti con tumori in stadi avanzati hanno presentato una mortalità simile per tutte le cause a 30 giorni, ma tassi significativamente superiori di mortalità per tutte le cause a un anno.

La mortalità per tutte le cause a un anno era di 2,33 volte più elevata in pazienti con un tumore in stadio avanzato che in quelli con una neoplasia limitata.
I tassi di successo della tecnica non hanno differito significativamente tra i gruppi di pazienti e non sono emerse differenze significative nei tassi a 30 giorni di sanguinamento, ictus o lesione renale acuta. Tuttavia, i pazienti oncologici presentavano un rischio del 29% più elevato di avere bisogno di un pacemaker post-intervento (P=0,01).

“Le decisioni sul trattamento dovrebbero rimanere ampiamente individualizzate in questa sotto-categoria di pazienti complessi, considerando che il cancro attivo non è rappresentato nei punteggi di rischio pre-operatorio e che lo stadio del tumore potrebbe contare”, concludono gli autori.

Fonte: Reuters Health News

Will Boggs

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

01 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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